Lacrime e sangue alla Perugina, scattati i primi licenziamenti dei colletti bianchi [Foto]

BBIAMO NOTIZIA DI  GENTE DISPERATA, PIANTI, URLA E COSTERNAZIONE VIA ANCHE CASA BUITONI

Lacrime e sangue alla Perugina, scattati i primi licenziamenti dei colletti bianchi [Foto]

Lacrime e sangue alla Perugina, scattati i primi licenziamenti dei colletti bianchi [Foto]

PERUGINA – Alla Perugina questa settimana, a meno di una mese dal voto del 4 marzo, Nestlè inizia a licenziare nello stabilimento di San Sisto per ora tocca ai dipendenti, 35 solo nella giornata dei oggi, degli uffici del personale alla sezione qualità, ed è solo l’inizio. Cartoni, gente in lacrime, gente che urla gente che si nasconde nei bagni e gente che prova a ridere e consolare. Si procede a chiamata singola con i dipendenti degli uffici chiamati dal direttore del personale, ma presto sarà il prossimo pure lui. Mentre il direttore dello stabilimento uno svizzero di quelli duri finita questa “faccenda” se ne andrà in pensione, una bella pensione, per aver risolto una bella grana.

Quello che nessuno sa all’esterno, perché non si deve assolutamente sapere è che questi posti non sono stati cancellati ma rimpiazzati da nuovo personale giovane laureato a tempo, per due se va bene, questo grazie alle nuove leggi sul lavoro.

Intanto lo stabilimento è vuoto interi capannoni vuoti presto prenderanno il nome di “ex perugina” ma dei nuovi reparti neanche l’ombra. Non sentiremo più l’odore dal cioccolato a San Sisto ma puzza d’inganno. Non mangeremo più Cinzia, Dimmi di si, Banana, Tre Re, e così via.[URIS id=265151]

Un altro pezzo di storia industriale perugina se ne va per lasciare forse spazio ad un nuovo centro commerciale?? Ma poi senza lavoro chi potrà andarci a spendere i propri guadagni?

Intanto al confine con la regione anche Casa Buitoni centro di ricerca della Nestlè viene smantellato e spostato in America. Forse anche noi dovremmo spostarci in America? Cento anni fa Una grande Donna da sola non è emigrata in America ma ha creato un impero per se la propria famiglia e la propria città oggi gli stranieri rompono quel sogno e rovinano il Made In Italy perché da buoni stranieri non ne capiscono la potenza.

Ma la politica dove sta in tutto ciò? Più di un anno fa Matteo Renzi visita la Perugina stringe mani mentre cerca un sì per il referendum, ma poi subito dopo girato l’angolo con l’auto blu se ne dimentica.

La presidente della regione Marini invece va ai tavoli incontra tutti e ride tranquilla perché un accordo si è trovato: licenziare tutti ma lentamente senza licenziare nessuno accompagnarli fuori dicono loro. Ma una domanda al direttore delle relazioni Toia una domanda semplice l’ha mai fatta? Cosa ne volete fare di Perugina? Fateci capire cosa ne sarà di una delle più grandi realtà industriali della regione?

No non si fanno certe domande alle multinazionali troppo grandi per dare una risposta. Oppure alzare il telefono per avvertire direttamente il ministro Calenda vista la poca capacità del viceministro Bellanova l’ha mai fatta ? ma no perché tutto deve andare bene fino al 4 marzo. Ma ora? Ora che i conti non tornano e che non capiscono la sconfitta? ora niente Perugina ormai è già storia passata da libri.

Ma anche dall’altra parte nessuno a mosso ciglio tutti zitti e lontani dalla vicenda perché nessuno può permettersi di intervenire e perdere la faccia in una vicenda complessa e difficile da capire. Pochi voti infondo e un destino già segnato.

Sul sindacato invece è inutile spendere parole.  Il sindacato in pratica dentro Perugina non esiste. L’RSU è solo un pugno di persone che lavorano per Nestlè e fa gli interessi della multinazionale tanto che non riesce neanche a leggere cinque pagine di progetto e firma ciò che non capisce.

Poi dopo l’errore la beffa pretende di gestire e imporre i ricollocamenti in cooperative locali amiche le quali prenderanno una lauta somma totale per assumere non si sa per quanto.

Questi meccanismi locali che si sono innescati su una vicenda tanto complessa e architettata non porterà a nessuno risultati positivi anche a quei soggetti non direttamente coinvolti, perché quello che lo stabilimento di San Sisto muoveva ancora a livello economico nella zona del perugino nessun’altra ancora esistente lo può fare.

Solo in passato abbiamo avuto aziende di questo calibro sul nostro territorio ma ora che anche il simbolo di un tale sviluppo che la nostra città a vissuto se ne va cosa ne sarà  di tutti noi?

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