Umbria, Basilicata e Molise prime regioni fuori dall’emergenza coronavirus
Umbria, Basilicata, Molise, potrebbero essere le regioni a uscire per prima dal contagio. La Basilicata e la Valle d’Aosta ieri hanno avuto zero nuovi contagi positivi, l’Umbria uno solo ma si tratta di un caso importato da fuori regione. In Umbria dunque sono 1349 i casi positivi in totale, di questi 867 sono guariti (valore della protezione civile: guariti + clinicamente guariti ndr), 59 sono i deceduti: l’ultimo un 52 enne di Perugia. Sono 113 le persone ricoverate con sintomi di cui 29 in terapia intensiva per un totale di 143 ricoverati. In isolamento ci sono 282 persone e il numero totale degli attuali positivi sempre secondo i dati della protezione civile sono 424. Per la prima volta il numero dei guariti supera quello dei positivi. Basilicata, Valle d’Aosta, Umbria, Molise e Calabria potrebbero essere le prime regioni, al momento ad uscire dall’emergenza coronavirus.
“Nel complesso l’Umbria – ha riferito il direttore regionale della Sanità, Claudio Dario, durante l’audizione in terza commissione – ha avuto un andamento costantemente migliore, con un picco meno violento che altrove. Dalla dichiarazione dello Stato di emergenza sono stati predisposti “tempestivi” interventi di contrasto all’infezione. Il primo ricovero è avvenuto il 28 febbraio e gli interventi sono stati improntati in un’ottica di gradualità, isolamento, ospedalizzazione solo dei casi gravi, individuazione persone infette, capillari indagini epidemiologiche, con un impegno massimo dei servizi territoriali. Sono state poi fornite “precise indicazioni” alla popolazione. L’approccio adottato è stato prudenziale, presupporre cioè che un paziente non chiaramente individuato doveva essere considerato positivo fino a prova contraria”.
A livello nazionale “continuano i miglioramenti, oramai in atto da oltre due settimane, come confermato da tutti gli indicatori. E’ il commento dell’esperto statistico, Salvatore Sonni. Va sotto zero la crescita degli attuali positivi, ieri -20, unità, per la prima volta da quando è iniziata la pandemia. Da evidenziare però che nella giornata sono stati effettuati meno tamponi (fatti 41.000, contro i 51.000 del giorno prima e i 61.000 del giorno ancora precedente); Questo probabilmente ha contenuto il numero dei nuovi contagiati emersi”.
E poi continua: “Ci sono ancora varie aree che crescono, con emersione di nuovi casi positivi con ritmi medi attorno a uno zoccolo, molto duro, del +11,5 % circa che però si va ad assottigliare anche se molto lentamente. E ciò senza particolari differenze fra nord e sud, anche se i numeri del sud sono piccoli e le zone di questi focolai appaiono per ora ben circoscritte. Nelle regioni del nord, soprattutto ma non solo, si evidenzia un significativo bacino di persone asintomatiche portatrici del virus che man mano emergono alla prova dei test. Piemonte, Lombardia, ed Emilia Romagna restano ancora le regioni a più alto numero di nuovi casi di contagi. Rallentano comunque i nuovi casi di contagio ma sempre attorno 3.000 (ieri +3.0479 casi). Tiene bene il centro sud, a conferma della validità delle restrizioni alla circolazione poste in essere; pure efficaci si stanno rivelando le operazioni di circoscrizione che prontamente vengono messe in atto attorno ai nuovi focolai. Si continuano ad alleggerire le posizioni ospedaliere, con la liberazione di posti in TI (ieri -62 unità) che portano a un totale dei ricoverati in questi reparti a 2.573 unità, ben inferiori al picco massimo di 4.068 persone, del 3 Aprile. Stabile in leggera riduzione ieri anche il numero degli ospedalizzati meno gravi. La crescita degli attuali positivi invece, si ferma, come già detto sopra nella premessa, scendendo per la prima volta, sotto lo ZERO. Il che significa che il numero dei nuovi casi di contagiati è inferiore al numero dei dimessi dagli ospedali, sommati ai decessi”.
DECESSI: Ieri 454, unico dato che ancora persiste nella sua durezza. Ricordiamo comunque che alla fine di marzo abbiamo avuto picchi di 900 decessi al giorno. Sono in totale 24.114 pari al 13,3% dei contagiati ufficialmente accertati. Si rilevano forti differenze fra le varie regioni, meritevoli di approfondimenti. Si va da un minimo del 4,3% dell’Umbria a un 18,5% della LOMBARDIA e una media nazionale del 13,3%. Bene anche il LAZIO con una ha una bassa percentuale di deceduti (6,0%) e il VENETO (6,9%).
GUARITI: Anche oggi un buon numero di guariti, di 1.822 unità che portano il totale dei guariti stessi a 48.877, pari al 27,0% dei contagiati. Questo dato risulta più basso di quelli che si stanno riscontrando in altri Paesi europei. Anche nell’ambito della stessa Italia ci sono differenze sensibili fra le varie regioni, con il miglior dato che è quello dell’Umbria (64,3%), seguita dal Friuli V.G. con il 48,5% di guariti. Male la Lombardia, ancora al 29,9% di guariti. Per quanto riguarda le percentuali delle guarigioni risultano provvisoriamente svantaggiate quelle a più recente diffusione del virus (come Piemonte e tutto il centro-sud), a causa dei lunghi tempi di degenza richiesti.
RAPPORTO GUARITI/DECEDUTI: Il rapporto medio GUARITI/DECEDUTI è di 2,03 :1, con sensibili differenze fra le varie regioni. Il Friuli ha un rapporto di 5,63 l’Umbria con il miglior dato nazionale, è al 14,952 (n° guariti per ogni deceduto). Il Veneto è a 4,48, il Lazio a 3,15. Si ricorda che man mano che passano i mesi questo indice è destinato a migliorare data la lunghezza dei tempi di degenza degli ammalati.
TAMPONI: Sostenuto ma in leggero calo negli ultimi due giorni il numero dei tamponi seguiti.
L’indice (ricavato per estrapolazione) del n° dei giorni ipotetici necessari per un raddoppio dei contagi, è di circa 79,3 ben migliore rispetto ai soli 3 giorni dei primi di marzo.
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