Respinta la mozione firmata da Bettarelli (Pd)

in merito al “Disavanzo economico finanziario della sanità regionale”

Respinta la mozione firmata da Bettarelli (Pd) e dai consiglieri di minoranza 

Respinta la mozione firmata da Bettarelli (Pd) e dai consiglieri di minoranza

Respinta la mozione – L’Aula di Palazzo Cesaroni ha respinto con 12 voti contrari della maggioranza e 7 favorevoli delle opposizioni una mozione di Michele Bettarelli (primo firmatario) e di tutti i consiglieri di opposizione (Bianconi-misto; Bori-Pd; De Luca-M5S; Fora-Patto civico; Meloni, Paparelli-Pd; Porzi-misto) in merito al “Disavanzo economico finanziario della sanità regionale”. L’atto impegnava la Giunta regionale a “riferire i dati definitivi della situazione economico-finanziaria del servizio sanitario regionale riferiti all’anno 2022, in considerazione del fatto che nella risposta dell’Assessore regionale alla Sanità ad una apposita interrogazione si faceva riferimento al terzo trimestre; mettere in campo tutti gli strumenti ed iniziative utili ad evitare il collasso del Sistema Sanitario della Regione Umbria, sia dal punto di vista economico finanziario, sia da quello organizzativo-strutturale”.

Illustrando l’atto all’Aula, Bettarelli ha osservato che “in conseguenza della pandemia i sistemi regionali, compreso quello della Regione Umbria, hanno affrontato ingenti spese per la gestione dei pazienti e per la campagna vaccinale, in parte ‘ammortizzate’ dalla mancata effettuazione di prestazioni ambulatoriali e chirurgiche non urgenti. Personalmente, lo scorso 17 novembre ho inoltrato richiesta di accesso agli atti richiedendo il carteggio con il Ministero della Salute, ma ad oggi non è pervenuta alcuna risposta formale.

Nella seduta di quest’Aula dello scorso 20 dicembre è stato discussa un’interrogazione sulla ‘situazione economico finanziaria della Sanità Regione Umbria’ alla quale l’Assessore alla Sanità ha risposto confermando un disavanzo nel Conto economico del SSR che si attesta su circa 200 milioni di euro così suddivisi: 80 milioni Asl Umbria 1; 60 milioni Asl Umbria 2; 40 milioni Azienda Ospedaliera Perugia e 20 milioni Azienda Ospedaliera Terni. La Giunta regionale, a partire da Giugno 2022, avrebbe messo in atto interventi di ‘riorganizzazione ed efficientamento’, ma ad oggi non risulta nessun tipo di riscontro a riguardo.

Nel corso del 2022, nonostante una diminuzione della pressione sul sistema sanitario causata dal Covid, abbiamo assistito a un aumento esponenziale delle liste d’attesa, con tempi lunghissimi, in alcuni casi anche di 11 mesi per una visita. Situazione confermata dai monitoraggi effettuati attraverso le prenotazione dei medici di base e i numeri forniti dalle stesse Aziende ospedaliere e sanitarie nei piani monitoraggio periodici. In aggiunta si continuano a registrare allarmi e appelli da parte dei sindacati dei medici, degli infermieri, delle associazioni del terzo settore e delle RSA, sulla mancanza di organico e sulla fuga dei medici ed operatori sanitari dal sistema pubblico.

La medicina dello sport dell’Alto Tevere è uno degli esempi delle difficoltà che vive il nostro sistema sanitario. Erano previste visite mediche gratuite fino a 18 anni, in convenzione con le società sportive e con le scuole. Erano oltre 11mila le visita erogate ogni anno. Nel 2022 le visite si sono ridotte ad un terzo di questa cifra. Quindi migliaia di ragazzi non hanno avuto accesso a questo servizio oppure sono andati in strutture private. Un fatto grave perché si tratta di una medicina preventiva che consente di scoprire eventuali patologie, mettendo in condizione i giovani di curarle in tempo ed evitando possibili eventi tragici”.

INTERVENTI Tommaso Bori (Pd): “La Giunta sta smantellando la sanità pubblica, come promesso nel programma elettorale. La sanità privata, come ci dimostrano altre Regioni, non garantisce a tutti le stesse prestazioni. Per privatizzare la sanità si crea il buco di bilancio in Regione (ora a 250 milioni) senza investire e senza assumere. A livello nazionale intanto si inizia a parlare delle assicurazioni private in sanità mentre si tagliano i fondi. Non vogliamo una sanità come quella americana, in cui il primo dato richiesto è la forma di pagamento. Questa gestione della sanità costringe le famiglie a rinunciare alle cure o a rivolgersi al privato. Il buco di bilancio della sanità umbra è enorme e ingestibile.

Ingestibile come il rimpasto di Giunta, tanto annunciato e mai realizzato”. Stefano Pastorelli (Lega): “Queste argomentazioni sono in gran parte fantasiose. I problemi della sanità sono nazionali ed è sbagliato specularci. Avete voluto una audizione fiume in Terza commissione, in cui vi è stato spiegato di nuovo quale è la verità dei fatti. Non esiste alcun atto che dimostri l’intento di privatizzare la sanità. Nel passato i bilanci erano in pareggio solo perché sono state usate risorse aggiuntive, andate perse per ripianare i debiti accumulati. Debiti che ci hanno indebolito durante il covid. E anche la spesa farmaceutica è cresciuta nel passato.

La mobilità passiva è crescita durante le precedente Giunta. Peraltro tutte le Regioni hanno accumulato deficit durante la pandemia, anche quelle governate dal Pd. Anche Bonaccini ha lanciato l’allarme sui conti della sanità delle Regioni, a cui servirebbero 5 miliardi. Smettete dunque di fare opposizione sterile e cercate di essere una minoranza costruttiva”. Fabio Paparelli (Portavoce opposizioni): “Avete ereditato una sanità in ottimo stato, come rilevato anche dal Commissario inviato dal Ministero.

La presidente ha detto di aver ereditato una sanità annichilita da Sanitopoli. La realtà è che nessun professionista ha lasciato l’Umbria mentre con la nuova Giunta molti medici hanno lasciato la regione. Le liste di attesa sono abnormi e alcune sono proprio chiuse. I pazienti devono scegliere se rinunciare alle cure, fare centinaia di chilometri oppure andare dal privato. La rete ospedaliera lasciata dal centrosinistra era completamente rinnovata. La spesa sanitaria non era fuori controllo e non c’erano buchi nel bilancio. Invece di intervenire sulle criticità che c’erano, le avete aggravate.

La nostra spesa farmaceutica era tra le più basse delle Regioni italiane mentre ora è tra le più alte. Tutti i bilanci del passato sono stati parificati dalla Corte dei conti, nelle cui relazioni ci sono i dati che smentiscono le ricostruzioni della presidente. È vero che anche nelle altre Regioni c’è deficit ma altrove la sanità almeno funziona.

I fondi che abbiamo usato per garantire servizi erano quelli aggiuntivi che ci venivano riconosciuti come premialità in quanto Regione benchmark. La Corte dei conti attesta inoltre che la mobilità passiva è esplosa negli ultimi anni. La spesa per gli amministrativi è il 4,45% del personale e non certo il 20% come affermato dalla presidente. La madre di tutte le inefficienze è la precarietà dei direttori regionali, cosa che rende impossibile fare la programmazione. Una precarizzazione degli apicali che ha indebolito anche le aziende sanitarie e ospedaliere. Il Piano sanitario continua a non essere stato approvato. La convenzione con l’Università è un altro capolavoro negativo. Gli ospedali di base sono 7 ed hanno 341 posti letto.

Il vostro libro bianco ha operato una mistificazione, facendoli apparire più efficienti di quello che sono. Sono stati spesi 52 milioni di euro in più per beni e servizi senza che sia chiaro a cosa siano serviti. Andava ridefinito il destino dei piccoli ospedali, per i quali mancano fondi e anche personale. I costi per i ricoveri nelle strutture convenzionate non sono gli stessi per i ricoveri nelle strutture pubbliche.

La mobilità passiva non si recupera con i posti letto della case di cura private e le differenze tra Perugia e Terni lo dimostrano. L’assessore e la presidente ritengono ci sia un sovrannumero di personale amministrativo e medici, ma i numeri dei bilanci sono diversi”. Thomas De Luca (M5S): “Si è registrata una precarizzazione della governance così come una totale assenza della politica, che ha appaltato le decisioni ad altri. Ho sperato nel rimpasto e in una discontinuità con il nulla cosmico che c’è stato fino ad oggi.

Sull’ospedale di Orvieto la politica non si è assunta alcuna responsabilità. Sono ormai i tecnici a governare questa Regione, con una logica che non tiene conto delle persone. La privatizzazione non avviene con atti formali ma costringendo i pazienti ad affrontare liste lunghissime o a fare molte decine di chilometri. Il riequilibrio territoriale dei posti letto non c’è stato, essi sono stati semplicemente spostati alla sanità privata”.

Francesca Peppucci (FI): “Se ci sono osservazioni sulle dichiarazioni della presidente o dell’assessore queste andavano fatte in Commissione, quando ce n’era modo. Invece si preferisce arrivare in Aula con un argomento a piacere, spaziando tra molti argomenti diversi. La mozione che ci è stata sottoposta era ben più limitata e con un dispositivo preciso. Di iniziative e azioni per sostenere la sanità regionale ne sono già state prese. Le premesse del documento delle opposizioni non tengono conto delle difficoltà che tutte le Regioni stanno vivendo.

Non abbiamo mai utilizzato Sanitopoli per fini politici. La rete ospedaliera doveva essere razionalizzata e ristrutturata. I ritardi sul Piano sanitario non tengono conto dei due anni di pandemia. La gravità della spesa farmaceutica era già stata segnalata nel 2018, quando erano chiari anche i problemi connessi alla crescita della mobilità passiva. Questa mozione è piena di dimenticanze, è fine a sé stessa, non contiene alcun contributo positivo. Mentre si torna a citare il rimpasto di Giunta, che non rappresenta di certo una priorità per i cittadini”. Donatella Tesei (presidente della Giunta): “Abbiamo dedicato a questo tema, in Terza Commissione, tutto il tempo necessario, esponendo numeri e situazioni.

Ma forse non era sufficiente, tanto che il consigliere Bettarelli ha ritenuto di trasformare una sua interrogazione in una mozione (senza averne le condizioni tecniche e giuridiche). La sanità che abbiamo ereditato è quella che ho già descritto. Quella su cui ci sono indagini in corso. Quella da cui i professionisti fuggivano e con liste di attesa abnormi, anche senza covid. A Terni avevamo e abbiamo l’ospedale più vecchio della regione.

Solo i due ospedali di Perugia e Terni potevano essere usati per affrontare il covid. Gli altri non erano utilizzati e mancavano le terapie intensive. Il consigliere Paparelli ci propone di chiudere gli ospedali più piccoli e critica il tentativo di dare dignità alle aree disagiate (come Città della Pieve e Norcia). Il disequilibrio dei conti della Sanità è stato illustrato in Commissione: dal 2015 al 2019 il fondo sanitario nazionale destinato all’Umbria ha ricevuto 43 milioni in più ma la spesa è cresciuta di 167 milioni. Una spesa fuori controllo che cresce 2 punti in più della media nazionale. La spesa farmaceutica è aumentata di 50 milioni di euro prima del nostro arrivo. Non bisogna confondere la parifica con questi concetti. C’era un disequilibrio strutturale, che ha indebolito i conti della sanità, che è stato aggravato dal covid.

È molto grave fare speculazioni su questi argomenti. Nonostante le condizioni della sanità regionale, abbiamo affrontato il covid. Dal 2015 al 2019 la mobilità passiva ha tolto 35 milioni al bilancio regionale. L’Umbria è stata davvero Regione benchmark solo fino al 2014. Sul personale, Agenas ci dice che abbiamo 2,35 medici ogni mille abitanti e 5,66 infermieri ogni mille abitanti: dati massimi a livello nazionale.

Visto che però sembrano pochi, si rende necessaria una loro nuova redistribuzione per coprire le esigenze. Il costo degli amministrativi e dei tecnici è del 20% della spesa totale: si tratta di un sovrannumero che toglie risorse per il resto del personale. Peraltro il 2022 non è ancora chiuso e il tavolo al Mef slitterà a giugno proprio per i problemi di tutte le Regioni italiane. Sono momenti particolari, le richieste dei cittadini devono trovare risposta. Ci vuole senso di responsabilità, per costruire seppure con visioni differenti”.

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