
Fasci littori del mercato coperto di Perugia, c’è l’idea di ricoprirli
“E’ passato quasi un anno da quando, come Gruppi di centro sinistra al Comune di Perugia (Partito Democratico, Idee Persone Perugia, Rete Civica Giubilei), abbiamo chiesto di poter effettuare un sopralluogo al cantiere del Mercato Coperto. Non ci saremmo mai aspettati di trovare, nel grande spazio della futura piazza del Mercato, due raffigurazioni del Grifo con accanto un fascio littorio. Due fasci fino a quel momento nascosti, e ora, invece, ristrutturati e valorizzati.
Abbiamo sempre detto che non può essere questa l’immagine che Perugia offre a cittadini, turisti e visitatori. Abbiamo sempre detto che non è accettabile che venga ristrutturata e riqualificata, con fondi pubblici, un’opera raffigurante il fascio littorio, simbolo del Partito Nazionale Fascista, di un regime autoritario e di un drammatico segno lasciato sulla storia del Novecento del nostro Paese.
Si è sollevata una reazione, forte e corale, contro il rinvenimento e la valorizzazione di questi due simboli del fascismo: in città, con una grande manifestazione di piazza lo scorso autunno, e anche in sede istituzionale, dove come centro sinistra abbiamo discusso un’interrogazione sul tema. Il Sindaco Romizi, stranamente presente in quell’occasione, ci appellò come “maldicenti”. La parola giusta invece era “preoccupazione”.
Preoccupati, perché quando si amministra una città, senza tirare una linea mai veramente netta con il fascismo, quando si organizzano, come ha fatto il Comune di Perugia in occasione delle celebrazioni del Giorno del Ricordo del 2020, cerimonie ed eventi ufficiali con case editrici di proprietà di movimenti neofascisti, quando si derubrica il tema dei fasci del Mercato coperto, che l’Amministrazione ha pensato bene di svelare, mostrare e restaurare, il tutto con soldi pubblici, senza chiedersi perché, dopo la guerra, qualcuno aveva deciso, con sacrificio e orgoglio, di coprire quei fasci con la malta, l’allarme è giusto e doveroso.
Va ricordato, tra l’altro, che la vicenda dei fasci al Mercato coperto ne ha chiamate altre, tristemente simili, a sé. “Scimmia ebrea” è il disgustoso epiteto con cui è stato imbrattato, qualche mese dopo e non per la prima volta, il busto in memoria di Guglielmo Miliocchi, antifascista perugino. Un gesto forse indirettamente incoraggiato dall’esempio di una classe politica e amministrativa che non è in grado, o che non è convinta, di tirare una linea netta con il fascismo.
Senza contare che il dibattito, acceso giustamente sull’inopportuna scelta di riportare alla luce la raffigurazione di due fasci littori all’interno del nuovo Mercato Coperto, fino a quel momento sconosciuti e non visibili, non può non allargarsi al rilancio di questa importante struttura e, in generale, di tutta l’area circostante. La riqualificazione strutturale e il miglioramento del Mercato Coperto costituiscono certamente una buona notizia per la città, ma il vero rilancio di questa struttura non può che passare dalle attività che verranno svolte in questo luogo. Che potrebbero essere forse compromesse e messe a repentaglio nella loro riuscita, oggi meno certa con due grandi fasci littori sopra la testa.
A seguito di tutte queste reazioni e riflessioni, dopo quasi un anno di discussioni, polemiche e richieste di copertura di quei fasci littori, si è riunito qualche giorno fa un gruppo di lavoro, voluto dal Sindaco ma al quale il Sindaco ha ritenuto di non partecipare, composto da alcuni capigruppi di maggioranza e opposizione e da alcuni soggetti esterni, rappresentativi di realtà diverse ma fondamentali (Anpi, il Prof. Carlo Alberto Grohmann e l’ex direttore generale del Ministero dei Beni culturali Caterina Bon Valsassina).
In quell’occasione, abbiamo ribadito la nostra ferma contrarietà al rinvenimento e valorizzazione dei due simboli del fascismo, chiedendone ancora una volta la copertura. E questo è emerso dall’incontro: la volontà generale di ricoprire quei fasci. O meglio, di coprirli alla vista. Esprimiamo perciò soddisfazione per l’esito dell’incontro, ma senza essere soddisfatti fino in fondo: ci diremo davvero soddisfatti solo quando quei due fasci littori saranno, effettivamente e finalmente, coperti e non più visibili.
L’antifascismo è il perno della nostra Costituzione e del nostro bagaglio culturale e valoriale: pretendiamo una presa di consapevolezza, di coscienza e di posizione da parte dell’Amministrazione comunale, non solo con le parole ma anche con i fatti. La storia va studiata tutta, anche per ricordare quello che è stato. E che non può più essere. Di certo, non in seno ad un’Istituzione. Il Comune di Perugia lo dimostri”.
Fino a che non si avrà il coraggio critico di affrontare oggettivamente il proprio passato, una comunità, avrà sempre paura dei fantasmi. Intendo ricordare a tutti coloro che hanno la memoria corta, che “[…] in occasione delle grandi manovre tenutesi presso il lago Trasimeno il 9 ottobre 1926, nel suo ritorno a Roma, il re Vittorio Emanuele III, in tutta soddisfazione, ebbe a riferire a Benito Mussolini che durante la sua visita a Perugia fu gioiosamente accolto da una marea di gente delirante in camicia nera. Inoltre aggiunse, ammiccando, che, A PERUGIA SOLO UN UOMO NON INDOSSAVA LA CAMICIA NERA: L’ARCIVESCOVO! […]”.
Grosso problema il cervello in tilt dei sinistrorsi: efferati qui e compiacenti, anzi ammaliati altrove. Ogni riferimento agli eroi di Azov è espressamente voluto. Falsi come Giuda che alla fine è un complimento.
Vorrei aggiungere qualcosa ai due commenti precedenti.
Qualche anno fa Rutelli disse che “se uno riorganizza il Partito Fascista va perseguito, ma non possiamo prendercela coi tombini del ventennio o con chi compra i cimeli o le memorie del Duce. Che facciamo, cancelliamo i fasci littori o i residui del motto “Credere Obbedire Combattere che stanno negli edifici dell’Opera Nazionale Combattenti?”
Pier Paolo Pasolini diceva che “buona parte dell’antifascismo di oggi o è stupido o è pretestuoso perché finge di dar battaglia a un fenomeno morto e sepolto”.
In varie città del nostro Paese vi sono vie o piazze intestate a Lenin, a Stalin o al Maresciallo Tito eppure non mi risulta che siano state eliminate dagli amministrazioni di centrodestra.
Simboli, statue appartengono al passato, alla storia di un Paese e distruggerli non serve a cancellare i periodi bui di un Paese, anzi servono invece a tenere viva la memoria degli errori fatti anche alle giovani generazioni. Quelli di sinistra hanno paura anche dei fantasmi.
Dott. Porzi su questo tema sono completamente d’accordo con quanto da lei scritto. Un inciso: gli edifici ad esempio, belli e ben fatti. Ha presente, tanto per citarne uno, il complesso del Foro Italico??
Sì, ogni epoca storica ha il suo stile architettonico che può piacere oppure no, ma resta che il giudizio sull’architettura, sull’arte tutta deve essere disgiunto da quello sulla politica.