
Identità, sostenibilità e aggregazione: il futuro agricolo dell’Umbria.
“La centralità del settore agricolo e agroalimentare, in Europa come in Italia, è emersa con tutta la sua forza in questi mesi di emergenza legata al Coronavirus. È vero che ci sono evidenti ricadute sull’intera filiera, dovute alla sospensione di alcune attività Ho.re.ca., alle eccedenze di prodotti rimasti invenduti o non serviti, alle difficoltà di scambio di materiali tra Paesi e calo di manodopera disponibile.
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Ciononostante, il settore ha ‘tenuto botta’, soprattutto per quanto riguarda i prodotti a denominazione DOP IGP STG” – afferma il presidente Comagri Filippo Gallinella, che aggiunge: “basti sapere che, alla fine del 2020, si contano circa 3mila prodotti nei Paesi UE, di cui 1.477 agroalimentari e 1.616 vitivinicoli.
Nel nostro ‘Cuore Verde,’ i prodotti a denominazione hanno sicuramente la loro importanza: si registra infatti un valore di 31 milioni di euro per quelli a base di carne, 2 milioni di euro per i prodotti ortofrutticoli, 4 milioni di euro per l’olio DOP IGP, 9 milioni per le carni fresche e 64 milioni per il vino. L’economia delle denominazioni vale, per il nostro territorio, 111 milioni di euro che ci posiziona al 15esimo posto nella classifica degli impatti economici di tali prodotti sulla regione.
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È vero, siamo sulla buona strada, ma dobbiamo fare di più. Per questo ritengo che identità, sostenibilità e aggregazione siano i principi attraverso i quali si dovrebbe muovere il Piano di Sviluppo Rurale (Psr).
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