Riaperta la Cappella di San Martino della Basilica di San Francesco

Riaperta la Cappella di San Martino della Basilica di San Francesco

Riaperta la Cappella di San Martino della Basilica di San Francesco

Riaperta la Cappella  – Sì è tenuta nella Sala Stampa del Sacro Convento di Assisi la presentazione dei lavori di restauro effettuati nella Cappella di San Martino dall’equipe della Tecnireco – Tecnici Restauro e Conservazione dei beni culturali – diretti da Sergio Fusetti. Dopo otto mesi ritorna al suo antico splendore, visitabile dai pellegrini e dai turisti, la cappella, affrescata tra il 1313 e il 1318 da Simone Martini, situata nella chiesa inferiore della Basilica di San Francesco in Assisi.

All’incontro hanno partecipato: il Custode del Sacro Convento di Assisi, fra Marco Moroni, OFMConv, il funzionario responsabile dell’arca storico-artistica della Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio dell’Umbria, Giovanni Luca Delogu, il Direttore della Galleria nazionale dell’Umbria, Marco Pierini, e il capo restauratore, Sergio Fusetti. Alle 18 è stato possibile visitare la cappella restaurata e assistere al concerto, di canti e musiche medievali, dell’Ensemble La Douss’aura.

«Con la riconsegna della Cappella di San Martino – ha dichiarato fra Marco Moroni – si aggiunge un tassello assai prezioso ai lavori di restauro che stanno interessando da diversi anni le pareti affrescate della chiesa inferiore e che seguono una ben precisa progettualità. Grazie alla perizia dei restauratori e al sostegno di tante persone c di enti privati e pubblici potremo giungere all’ottavo centenario della morte di san Francesco, nel 2026, a vedere la basilica nel suo piceno splendore. Personalmente – conclude fra Marco – ritengo gli affreschi di questa cappella di una raffinatezza incomparabile: aver avuto la possibilità di ammirarli da vicino durante i lavori è stato un dono enorme che mi ha permesso di conoscere la singolare maestria di Simone Martini».

«Da vicino – ha dichiarato Sergio Fusetti -, si può notare la raffinatezza del miniaturista senese. Molto espressivi sono i volti, le notevoli decorazioni come le aureole punzonate e la ricercatezza degli abbigliamenti delle sue figure, come gli abiti damascati dci soldati. La bellezza del nostro lavoro — continua Fusetti — sta nel fatto che non c’è macchina che possa sostituirci. Nel togliere lo sporco sta alla sensibilità del restauratore decidere di fermarsi quando è opportuno, calibrando la densità c la resistenza dello sporco. A volte si pulisce un metro quadrato al giorno, a volte solo dieci in una giornata. Poi si passa alla reintegrazione pittorica, fase che richiede molto tempo, nei punti dove la pittura è caduta. Si usa l’acquarello perché tutto deve essere reversibile e si usa una tonalità di pittura neutra affinché si distinguano quali parti sono state aggiunte per recuperare la leggibilità dell’affresco».

L’intervento di restauro si è articolato in diverse fasi: consolidamento degli strati preparatori degli affreschi; asportazione dello strato di sporco; revisione degli interventi procedenti. Per restituire una completa lettura del ciclo, è stata condotta una ripresentazione estetica delle lacune di colore con tonalità neutre.

La cappella, commissionata dal cardinale francescano Gentile Partino da Montefiore, “racconta” la vita del Santo che si può “leggere” come un libro affrescato, seguendo il senso della narrazione dal basso verso l’alto. In basso le storie del santo quando era ancora laico, che iniziano con il celebre Dono del mantello, gesto di carità emulato dal giovane Francesco; nel registro mediano si trovano le storie di Martino vescovo e i suoi miracoli, per concludersi nel registro superiore con la morte c il transito.

La materia dell’affresco viene plasmata magistralmente dal pittore, che la lavora contemporaneamente sulla resa degli ampi spazi e delle architetture, come sui dettagli più piccoli delle dorature, dove mette in campo tutta la sua conoscenza dell’arte orafa. A differenza delle ambientazioni giottesche, questo ciclo presenta un’indole più fiabesca.


“Un’avventura coinvolgente”: ha descritto così il capo restauratore, Sergio Fusetti, il sua lavoro di restauro degli affreschi, “di una raffinatezza incomparabile”, della cappella di San Martino della Basilica di San Francesco ad Assisi, nel corso della loro riapertura al pubblico. Dopo otto mesi torna al suo antico splendore e visitabile da pellegrini e turisti la cappella affrescata tra il 1313 e il 1318 da Simone Martini, situata nella Chiesa inferiore della Basilica. Prima della visita in cappella, nella Sala Stampa del Sacro Convento sono stati presentati nel dettaglio i lavori di restauro effettuati dall’equipe della Tecnireco – Tecnici Restauro e Conservazione dei beni culturali – diretta da Fusetti. Dopo i saluti iniziali del Custode del Sacro Convento di Assisi, fra Marco Moroni, oltre allo stesso Fusetti sono intervenuti il funzionario responsabile dell’area storico-artistica della Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio dell’Umbria, Giovanni Luca Delogu, e il direttore della Galleria nazionale dell’Umbria, Marco Pierini. “Con la riconsegna della cappella – ha affermato fra Moroni – si aggiunge un tassello prezioso ai lavori di restauro che stanno interessando da diversi anni le pareti affrescate della Chiesa inferiore. Grazie alla perizia dei restauratori e al sostegno di tante persone ed enti privati e pubblici potremo giungere all’ottavo centenario della morte di San Francesco, nel 2026, a vedere la Basilica nel suo pieno splendore”. Si conclude così uno degli ultimi cantieri, per la conservazione dei dipinti, aperti dopo il terremoto del 1997, con le scosse che colpirono duramente anche la Basilica, e il successivo del 2016. Fino al 2006 si sono portati avanti i lavori di recupero degli affreschi danneggiati nella Chiesa superiore. Poi gli interventi si sono spostati nella Chiesa inferiore. Da dieci anni i tecnici stanno intervenendo e passando a tappeto tutti i dipinti della Chiesa inferiore per metterli in sicurezza. Questo restauro ha seguito quello degli affreschi della cappella della Maddalena nel 2020 e delle quattro vele sopra la tomba del Santo terminato nel 2021. Dopo i restauri giottesch, i restauratori si sono occupati quindi dei capolavori realizzati da Martini. A differenza delle ambientazioni giottesche, questo ciclo di affreschi – è stato spiegato – presenta un’indole più fiabesca: “Da vicino si può notare tutta la raffinatezza del miniaturista com’era l’artista senese” ha sottolineato Fusetti per poi aggiungere: “La bellezza del nostro lavoro sta nel fatto che non c’è macchina che possa sostituirci”. Il direttore della Galleria nazionale dell’Umbria Pierini ha poi spiegato chi era Martini, “pittore capace di sottigliezze ineguagliabili, imprevedibile, raffinatissimo e molto riconoscibile”.

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