Infettivologo Di Perri, pasticci su vaccino covid AstraZeneca, ora c’è paura!

Siamo passati da un vaccino ad una dose, a due dosi. Poi continui cambi di idea sui tempi della seconda dose. Poi sull'efficacia: fino ai 55 anni, poi fino ai 60, ora si dice over 60

Sospensione vaccini covid Astrazeneca per adeguamento al nazionale

Infettivologo Di Perri, pasticci su vaccino covid AstraZeneca, ora c’è paura!

“La verità sulla questione AstraZeneca? Questa è una delle storie più disgraziate della medicina moderna. Non perché il vaccino non funzioni, anzi, funziona bene. Ma è come si è arrivati a questo risultato che ha creato perplessità e paure nella popolazione. Ovvio, quindi, che ci sia tanta gente che quando sente quel nome dice no: tutta colpa dei pasticci in fatto di comunicazione”. Parola di Giovanni Di Perri, professore e responsabile delle Malattie infettive all’ospedale Amedeo di Savoia di Torino, in un’intervista alla ‘Stampa’.

  • In che senso pasticci? “Siamo passati da un vaccino ad una dose, a due dosi. Poi continui cambi di idea sui tempi della seconda dose. Poi sull’efficacia: fino ai 55 anni, poi fino ai 60, ora si dice over 60. Passaggi che per un non addetto ai lavori sono sconcertanti. E generano insicurezza”, commenta. Ma non dovrebbero decidere Ema ed Aifa?

“Il guaio è che qui non ha deciso nessuno, e allora mi domando a cosa servono questi organismi? Sentire Locatelli dire che quel vaccino va bene per gli over 60 mi lascia perplesso”. Si immagini i cittadini: uno su quattro dice no. “Le loro obiezioni sono sacrosante. Ma poi bisogna spiegare che conteggiando le dosi fatte in Inghilterra, e analizzando i dati, si scopre che AstraZeneca ha avuto 1,6 casi di reazioni avverse per ogni milione di vaccinati.

  • E questo è confortante”. Resta il fatto che i frigoriferi sono vuoti e le dosi in Italia non arrivano. Non è vero? “Vero”, risponde Di Perri.

“Guardi, Draghi ha fatto bene a dirlo: basta con le interpretazioni regionali. Certe categorie possono aspettare: prima si mettano in sicurezza i più fragili”, sottolinea Di Perri. Quindi l’Italia ha sbagliato per un bel po’? “Il governo centrale a volte un po’ è mancato. Ma resta il fatto che adesso mancano i vaccini”. E allora come si fa? “Speriamo in Johnson & Johnson che, se rispetta gli accordi, ci permetterà di andare veloci”. Ma stiamo parlando del futuro. Intanto la gente è stremata.

Si può riaprire? “Andiamoci cauti”, avverte Di Perri. “Se avessi 30 milioni di dosi e potessi decidere io, farei lockdown duro per 15 giorni. Nel frattempo immunizzerei 30 milioni di persone. E poi si riapre. Ora, io capisco chi è sfinito, i problemi del lavoro, la gente che protesta, ma se riparte il virus, e con tutte le varianti in circolazione, sono guai”. Come se ne esce? “Aspettando le forniture. Nel frattempo si tentenna. Si media. E non vabene”.

(Mad/Adnkronos Salute)

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