
Vaiolo scimmie: da Ue più vaccini. Usa valuta stato emergenza
Più di 18mila casi di vaiolo delle scimmie sono stati segnalati all” OMS da 78 paesi, con oltre il 70% dalla regione europea e il 25% dalle Americhe. Finora sono stati registrati cinque decessi e circa il 10% dei casi è ricoverato in ospedale”, mentre la Ue ” sta preparando due procedure per l” acquisto congiunto di nuove dosi di vaccino e del trattamento antivirale Tecovirimat.
Si alza ancora la guardia su vaiolo delle scimmie con azioni coordinate al livello europeo e mondiale. E proprio in questo solco che la commissaria europea alla Salute Kyriakides, raccomanda ai ministri l” azione su cinque priorità: “intensificare la sorveglianza, identificare e segnalare casi, l” isolamento, la tracciabilità dei contatti e la vaccinazione, e la prevenzione delle infezioni e chiare campagne di comunicazione del rischio in tutti gli Stati membri”
Resta dunque alta la mobilitazione contro il vaiolo delle scimmie che – dice l” Ema – richiede una “risposta forte” mentre dagli Stati Uniti si considera seriamente una dichiarazione di emergenza. E anche se piu” lentamente rispetto ad altri Paesi, anche in Italia aumentano i casi. A ieri, secondo l” ultimo bollettino del ministero della Salute, sono 426 i contagi confermati, 19 in più rispetto alla precedente rilevazione del 22 luglio.
La quasi totalità è avvenuta in maschi (sono soltanto 2 le donne), con un età mediana di 37 anni, anche se i casi hanno riguardato persone dai 20 ai 71 anni. La Lombardia è la Regione più colpita con 197 casi; seguono il Lazio (90), l” Emilia Romagna (49), il Veneto (31). Complessivamente in queste quattro Regioni si concentra l” 86% dei casi. Basilicata, Calabria, Molise, Sardegna, Umbria e Valle d” Aosta sono le Regioni in cui fino a oggi non sono stati notificati contagi.
Intanto sempre da oltre oceano, e precisamente dalla città di New York, arriva la richiesta all” Organizzazione mondiale della sanità di cambiare nome al vaiolo delle scimmie, “per evitare il rischio di razzismo e discriminazione che porterebbe portare chi si ammala a isolarsi invece di cercare le cure necessarie”.
E il direttore generale dell” Oms proprio ieri avverte che “lo stigma e la discriminazione possono essere pericolosi come qualsiasi virus e possono alimentare l” epidemia“. “Questo è un focolaio che può essere fermato, ha aggiunto, se i paesi, le comunità e gli individui si informano, prendono sul serio i rischi e adottano le misure necessarie per fermare la trasmissione e proteggere i gruppi vulnerabili. Il modo migliore per farlo è ridurre il rischio di esposizione”.
“Per gli uomini che hanno rapporti sessuali con uomini, prosegue l” Oms, ciò include, per il momento, la riduzione del numero di partner sessuali, la riconsiderazione del sesso con nuovi partner e lo scambio di dettagli sui contatti con eventuali nuovi partner per consentire il follow-up, se necessario”.
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