Nuove tecnologie di diagnostica per immagini all’ospedale di Perugia

Nuove tecnologie

Nuove tecnologie di diagnostica per immagini all’ospedale di Perugia

“Gli ingenti investimenti tecnologici fatti, in questi anni, all’ospedale di Perugia sono strategici per l’intero sistema sanitario regionale e hanno un ruolo chiave anche nel panorama interregionale, con l’Umbria che si pone come perno strategico per l’alta specialità grazie a una sanità al passo con i tempi, capace di assicurare attrezzature innovative, ricerca, prestazioni di qualità, strutture e professionisti di alto livello”.

Lo hanno evidenziato la presidente della Regione Umbria, Catiuscia Marini, e l’assessore regionale alla Salute, alla Coesione sociale e al Welfare, Luca Barberini, intervenendo stamani, lunedì 11 marzo,  all’incontro per la presentazione delle nuove tecnologie di diagnostica per immagini dell’Azienda ospedaliera di Perugia, che nel 2018 ha investito 3,7 milioni di euro per l’acquisto di macchinari innovativi (due Tac multislice, due mammografi digitali stereotassi, due archi a “C” portatili, un angiografo biplanare per la neurologia interventistica e un sistema “imaging” intraoperatorio per neurochirurgia) e ha adottato e finanziato il piano triennale degli investimenti 2019-2021 per un importo complessivo di quasi 29 milioni di euro, di cui 15,6 milioni per ulteriore ammodernamento tecnologico (tre Angiografi per la cardiologia interventistica, una Pet Tac, un acceleratore lineare per la radioterapia oncologica), a cui si aggiungerà a breve oltre un milione di euro, finanziato dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Perugia, per l’acquisto di una nuova risonanza magnetica “3 tesla”.

“L’innovazione tecnologica – hanno sottolineato Marini e Barberini – è strategica per far esprimere al meglio le professionalità sanitarie, garantire una sanità competitiva e prestazioni di alta qualità ai bisogni di salute dei cittadini. I risultati positivi raggiunti, anche su questo fronte, dall’Azienda ospedaliera di Perugia hanno contribuito in maniera determinante al successo della sanità umbra, che è punto di riferimento in Italia per qualità ed efficienza delle prestazioni, con un punteggio molto elevato negli indicatori Lea (Livelli essenziali di assistenza) pari a 208 punti, contro i 172 del 2011. Questo non significa che ci accontentiamo, ma che siamo sulla strada giusta al livello di programmazione sanitaria e di gestione, anche se le difficoltà sono enormi a cominciare dalla carenza di fondi adeguati per la sanità nazionale”.

A tale proposito la presidente Marini ha evidenziato che “le Regioni sono state sottoposte a durissima prova sul fronte delle risorse del Fondo sanitario nazionale, che appaiono inadeguate rispetto alle necessità e sarebbe stato auspicabile che il Governo prima di ipotizzare altre forme welfare, tutte da verificare per quanto riguarda l’inclusione sociale, avesse tutelato la sanità quale pilastro fondamentale di tutti i sistemi di welfare”.

L’assessore Barberini ha quindi posto l’accento sul tema della carenza di medici, sottolineando che “il Governo dovrebbe rendersi conto della situazione e fare una programmazione seria, aumentando cioè le borse di specializzazione e avviando percorsi più al passo con i bisogni del sistema sanitario, a cominciare dallo sblocco del vincolo di spesa fermo al 2004 che impedisce anche alle Regioni virtuose come l’Umbria di assumere adeguato personale sanitario”.

Anche la presidente Marini ha rilevato che “il sistema di programmazione delle professioni sanitarie, mediche in particolare, così non funziona e questa è la sfida più importante per il futuro della sanità pubblica, occorre cambiare la normativa dando la possibilità alle Università di innalzare, in maniera programmata, di almeno il 20-25 per cento l’offerta formativa”.

Tornando alla questione degli investimenti, Barberini ha sottolineato che “in tutta l’Umbria nel periodo 2014-2017, il sistema regionale solo con risorse proprie ha accantonato e speso quasi 145 milioni di euro, di cui 60 in attrezzature e 27 in adeguamento delle strutture e 58 milioni per lavori in corso. A ciò si aggiungono circa 33 milioni di euro legati, a fondi provenienti dall’articolo 20 della legge 67/1988 relativa alla programmazione di interventi in edilizia e tecnologie sanitari, con cui abbiamo avviato quaranta interventi, i cui 15 in attrezzature, 16 in lavori e 3 per rimodulazione”.

La presidente Marini ha quindi ricordato che “il 2019 sarà un anno chiave per la programmazione dei fondi strutturali europei 2021/2027, dove per la prima volta entrerà anche il tema sanitario, con la possibilità di utilizzare parte delle risorse per il potenziamento della ricerca scientifica e dell’innovazione tecnologica, temi cruciali per assicurare buona sanità e reggere le sfide future”.

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