
Denatalità, Popolo della Famiglia, stop alla politica degli slogan
PERUGIA – Quella della denatalità non è un’emergenza dell’ultima ora ma un dramma che si trascina da anni senza che la politica e le istituzioni abbiano saputo – e voluto – dare risposte concrete. Perché è vero che al primo gennaio 2018 – come certifica l’Istat – in Italia il numero di residenti è crollato di centomila unità rispetto allo scorso anno. Ed è altrettanto vero che il saldo naturale del 2017 (-183.000 unità) è il terzo peggior dato della storia del nostro Paese, con un risultato che è simile a quelli raggiunti nel 1917, durante la prima guerra mondiale, e nel 1918, anno sul quale si abbatterono le drammatiche conseguenze della fine del conflitto armato.
I segnali di questo trend in costante diminuzione si hanno però da tempo e sono stati affrontati semplicemente con elemosine di Stato, mance elettorali e mere enunciazioni di principio, come quelle che stanno caratterizzando quest’ultima campagna elettorale.
Oggi, infatti, l’intero arco istituzionale sembra voler porre al centro della propria iniziativa politica la famiglia. Redditi di inclusione, redditi di natalità, sostegno alla genitorialità, promesse e bonus fiscali. Ma tutto questo interesse, dov’era quando la famiglia imboccava il viale del tramonto?
La memoria corta di chi oggi sventola lo stendardo della difesa della famiglia emerge in maniera evidente sfogliando gli archivi dell’Istituto nazionale di statistica. Per esempio, nel 1951 in Italia, per ogni 100 famiglie con due componenti ce n’erano 115 con 6 e più componenti. Questo numero è crollato a partire dal 2001 quando, fatto cento il numero di nuclei da due componenti, quelli da 6 e più erano appena 5.
E se è vero che dal 2015 al 2017 abbiamo perso circa 300.000 residenti, il vorticoso piano inclinato delle nascite si è cominciato a concretizzare già dal 1980: da allora, poco meno di 700.000 nuovi nati, si è scesi ai 464.000 bambini del 2017, il 2% in meno rispetto al 2016, ossia la nona consecutiva diminuzione dal 2008, anno in cui nacquero 577.000 bambini.
Un quadro desolante, dentro al quale l’Umbria non fa distinzione: il saldo naturale del 2017 dice -4.700 unità, per una popolazione che continua a diminuire (-0,4% nel 2015, -0,3% nel 2016 e -0,5% nel 2017) e ad invecchiare. Tanto che, ad esempio, il Comune di Terni ha lanciato un allarme, mettendo in guardia rispetto al fatto che “gli effetti congiunti di invecchiamento e bassa fecondità disegnano inesorabilmente una popolazione nella quale, a meno di nuovi eventi demografici, non sarà garantito il corretto ricambio generazionale, quello necessario per poter pensare al futuro di un territorio”.
Evidente che, da un lato, le risposte individuate – provvedimenti spot, incentivi una tantum e con scarsissime risorse a disposizione – non hanno sortito alcun effetto. Dall’altro, la recente azione legislativa si è concentrata su provvedimenti volti ad incentivare questa continua demolizione della famiglia.
Il Popolo della famiglia ritiene invece che puntare sulla famiglia e sui figli significa far ripartire l’economia, creare ricchezza e lavoro. E’ una grande rivoluzione culturale, economica e antropologica.
Ecco allora alcune delle priorità dell’agenda politica del Pdf, partendo da una constatazione fondamentale: la famiglia è un’impresa, ma ne vale la pena. Va anzitutto promossa l’istituzione di una commissione interministeriale permanente sulla famiglia che metta in rete tutte le politiche famigliari, con la successiva introduzione del reddito di maternità, ossia l’attribuzione di 1.000 euro al mese per le donne italiane che si dedicano in via esclusiva alla vita familiare e alla crescita dei figli.
Ma va anche complessivamente rivista la fiscalità a carico delle famiglie con la creazione del “reddito complessivo familiare”, diviso per quoziente, l’attribuzione di una partita Iva per la famiglia che consenta lo scarico dei costi e una vera ed efficace defiscalizzazione degli oneri familiari per le famiglie con persone non autosufficienti a carico.
Sono questi primi ed imprescindibili passi per provare ad incamminarsi verso un futuro diverso per questo Paese. Provvedimenti concreti che si contrappongono agli slogan elettorali di chi, fino ad oggi, non ha fatto altro che legittimare il declino sociale, economico e morale dell’Italia.
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