Benedetti Valentini, resoconto dell’anno andato tra ricorrenze, fatti e misfatti

Domenico Bendetti Valentini ne dice quattro al Professor Segatori
Domenico Benedetti Valentini

Benedetti Valentini, resoconto dell’anno andato tra ricorrenze, fatti e misfatti

L’ex Senatore spoletino a tutto campo su sanità, infrastrutture, servizi al cittadino

Il presidente del Centro di Cultura e Politica “Controcorrente”, on. Domenico Benedetti Valentini, tira le somme dell’anno appena trascorso.

In una ricca disamina che pubblichiamo, affronta numerosi temi che hanno caratterizzato il 2020, partendo da una ricorrenza politica a lui cara.

Di Domenico Benedetti Valentini.

“Scrivendo una importante pagina di storia, non solo italiana, che fa apparire mediocrissime le date della politica odierna, il 26 Dicembre 1946 in Roma – chi scrive era nato da quattro mesi – un gruppo di intelligenti coraggiosi fondò il Movimento Sociale Italiano. Ne fu primo segretario il grande Augusto De Marsanich. Senza quell’atto di orgoglio e volontà, in tanti, tantissimi, non saremmo stati né saremmo ciò che siamo.

Il 27 Dicembre 2020 “parte” la campagna di vaccinazioni contro il Coronavirus in Italia. Effettivamente su una massiccia vaccinazione, con prodotti di cui risulti provata l’efficacia, riposano le universali speranze. Ancora una volta si è dovuto far ricorso ai militari perché le prime dosi di vaccino (Pfizer) arrivassero a destinazione. Il celebrato inizio somiglia peraltro alle prime pietre che i demagoghi nostrani pubblicizzano, per opere che di solito vengono realizzate in venti o trent’anni. Le prime dosi approvvigionate dall’Italia sono infatti 9.750, rispetto ai ……..40 milioni necessari perché la vaccinazione possa dirsi nazionalmente “di massa”. La simbolicità dell’avvio ha significato per l’Umbria…….85 dosi! Nei giorni successivi ha avuto luogo la prevista “tragedia” della disorganizzazione italiana. Il sistema nazionale e regionale non sta riuscendo ad inoculare se non una parte minoritaria delle dosi di vaccino approvvigionate! Le Regioni fanno a gara per affermare di esser state le “migliori” se sono arrivate al 20-30% del farmaco disponibile……. E sappiamo che ogni ritardo sulle vaccinazioni comporta qualche centinaio di vittime in più. Nota: la Regione Umbria – che non simbolicamente ha disattivato l’Ospedale di Spoleto – ha simbolicamente stabilito di far vaccinare presso l’Ospedale di Spoleto un gruppo di sanitari dei teams vaccinali ed altri operatori, seguiti a Perugia da quindici ospiti della RSA Santa Margherita. Spoleto ringrazia del simbolismo. Resta in attesa della non simbolica restituzione dell’Ospedale.

Per restare in tema di inaugurazioni e compimento di opere, nei giorni scorsi, alla presenza di esponenti PD e M5S, è stato aperto – salvo diramazioni da completare – l’ultimo tratto della strada veloce Terni-Rieti. Unendoci ai sentimenti dei valorosi sindaci di Rieti, Antonio Cicchetti, e di Terni, Leonardo Latini, esprimiamo sincera e grande gioia per questo evento. Purtroppo esso è successivo di… 55 anni al momento della decisione di avviare questa arteria viaria: in quegli anni il reatino se ne sarebbe potuto giovare grandemente, godendo di cospicui ed attrattivi benefici della Cassa del Mezzogiorno per la sua Zona industriale. E nondimeno questo collegamento rapido e agevole è una opportunità non indifferente, sia per Rieti e provincia, sia per l’Umbria a cominciare da quella meridionale. Commerci e turismo ne possono trarre immediati vantaggi. Ma in prospettiva non sappiamo che “fine”, umbri e sabini, dobbiamo fare… L’Umbria si dissolverà come tale per essere il cuore di una vasta regionalità centro-italiana? Rieti tornerà, storicamente, umbra o sarà nuovo baricentro di un’aggregazione umbro-laziale-abruzzese? Rivivranno, in forma e formato diversi, le provincie o andranno a totale esaurimento? I “capoluoghi” dei tre versanti a ridosso – Terni, Rieti e Spoleto – avranno molta strada da percorrere insieme e territori da amministrare e promuovere. Questa l’ottica che dovrebbe animare la maggiore (e sofferente) delle tre città, Terni, piuttosto che pensare ad “inglobamenti” provincialistici del comprensorio di Spoleto: una città che non ha alcun bisogno di “cambiare provincia” inutilmente, ma di cambiare, anzi recuperare, risolutamente il proprio destino sull’asse, neanche delle Tre, ma delle… Quattro Valli… Ascolana, Valnerina, Spoletana e Tuderte. Tutti orizzonti più vicini di quanto si creda.

In questo finir dell’anno, non ci rallegra affatto invece la decisione dell’INPS di spostare la sua sede di Orvieto dal centro storico allo Scalo. Che oggi sia prevalente la popolazione dello Scalo e Ciconia rispetto a quella della città o che sussistano irrisolti problemi di parcheggio nell’area urbana, sono fatti ovvi e risaputi. Ma queste sono le connotazioni di molti capoluoghi comunali collinari, buona parte dei cui abitanti tende (o è posta nelle condizioni di farlo) ad emigrare “a valle”. L’imperativo “politico” epocale è di invertire questo corso, che porta alla desertificazione dei centri storici, alla dispersione dell’identità e – con rapporto di causa/effetto a catena – alla disattrattività dei luoghi e all’impoverimento non solo delle acropoli, ma anche dei borghi a valle circostanti. Orvieto è, forse, la massima espressione umbra di questo problema. Il nostro auspicio è che la Direzione dell’INPS (che non è insensibile a questi temi) e la Sindaco Roberta Tardani, di cui conosciamo l’immenso amore per la città, trovino in extremis una soluzione logistica che scongiuri il trasferimento.

Un altro ambito di casi, locali ma emblematici, del 2020 è quello degli Uffici Postali. Se con soddisfazione abbiamo salutato il ritorno nella sua sede dell’Ufficio di PREGGIO di Umbertide, molti altri centri continuano a subire pregiudizi. Nonostante ogni promessa, i cittadini di MONTEFRANCO non riescono ad ottenere la riapertura sei giorni su sette dell’Ufficio Postale. Nei pochi giorni di discontinuo funzionamento, iniqui disagi e gente, soprattutto anziana, in fila all’inpiedi e alle intemperie. Vane le proteste della sindaco Rachele Taccalozzi. Ma presso a poco lo stesso sta accadendo a MONTEGABBIONE nell’ Orvietano. Ma si pensi che nello stesso centro cittadino di Orvieto, l’Ufficio continua a star chiuso nelle ore pomeridiane. Poi parliamo di ripopolare le località interne! Digitalizzare, informatizzare, dematerializzare: è l’unica, maniacale parola d’ordine con cui stiamo incivilmente privando sostanzialmente dei servizi primari milioni di concittadini. Qualche politico è interessato?

A proposito di spopolamento. L’ISTAT pubblica ora i dati rilevati al 1° gennaio 2020. L’Umbria scende a 870.165 residenti. L’indice di vecchiaia (cioè il rapporto tra gli over 65 anni e gli under 15) sale addirittura al 300%, contro il 180% complessivo italiano. Siamo… in linea coi dati sul numero delle imprese attive nella nostra regione. Secondo lo studio della CNA umbra, solo nella provincia di Terni, negli ultimi nove anni si sono perdute 840 imprese e il numero dei disoccupati è cresciuto dell’85%. Anche i dati forniti da MediaCom043 dicono che nei 19 Comuni umbri superiori a 10.000 abitanti, in sei anni è stata perduta una partita IVA su quattro. Del resto Bankitalia ha calcolato in -11% la perdita di PIL in Umbria, rispetto al -9,5% italiano. Siamo andati peggio della Puglia (-9%) e della Calabria (-6,4%)!

Buone notizie, invece, sul fronte ecclesiastico. Il cardinale Bassetti, Arcivescovo di Perugia-Città della Pieve e Presidente della CEI, e mons. Boccardo, Arcivescovo di Spoleto-Norcia e Presidente della CEU, hanno vinto la sfida con il Coronavirus e sono tornati alla loro attività pastorale. Padre Mauro Gambetti, custode del Sacro Convento di Assisi, è stato elevato dal Papa alla dignità di Cardinale. Un riconoscimento meritato dalla straordinaria personalità del religioso, cui va il nostro deferente abbraccio. Nel pochissimo che si muove per la ricostruzione del patrimonio monumentale religioso, è iniziato il primo dei tre stralci di lavori che dovrà restituire a Foligno la cattedrale di San Feliciano, trascorsi già quattro anni dal sisma. Valore dell’appalto 630.000 euro, assicurati dalla CEI coi fondi dell’8 per mille, in aggiunta a quelli propri della Diocesi.

Tra tante amarezze, il 2020 si chiude con l’inaugurazione festosa della storica torre municipale di Norcia, finalmente restaurata dopo il devastante terremoto. Grande emozione nel riascoltare i rintocchi della amata campana.

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