Locandina Perugia Pride Village, Omphalos spiega perché

Perugia Pride Village: si scrive laico, si legge libero

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Locandina Perugia Pride Village, Omphalos spiega perché

da Omphalos LGBTI
PERUGIA – E come ogni anno, all’approssimarsi della stagione dei Pride, un’ondata di critiche e polemiche torna ad invadere giornali e social di tutto il paese. Si dibatte animatamente sull’opportunità di manifestazioni che hanno una lunga e importante storia e un ruolo ben preciso, che forse ancora in pochi conoscono.
Quella notte del 28 giugno 1969, allo Stonewall Inn di New York, la comunità LGBTI si ribellò ai tanti soprusi di una società che l’aveva relegata al proprio margine. Da allora i nostri pride sono continui atti di ribellione, momenti di riflessione prorompente, che non possono essere ignorati.  I nostri pride hanno il preciso scopo di rivendicare e portare in piazza ciò che la società ancora non vuole accettare, ponendo con forza temi e discussioni anche con metodi non convenzionali e provocatori. I nostri pride scandalizzano, irritano, destabilizzano. E lo fanno di proposito.
E allora ecco che anche l’omofobia più nascosta, il pensiero discriminatorio che spesso si pensa di aver superato, viene smascherato con un po’ di trucco e uno scatto fotografico ben fatto. Ci si scandalizza alla percezione di qualcosa di sacro accostato a qualcosa che si ritiene sbagliato, non degno di rispetto. Dimostrando nei fatti che ciò che di sbagliato si vede sono semplicemente le nostre drag queen, le nostre persone transessuali, i gay, le lesbiche o le persone intersex. E così come per le vignette satiriche e provocatorie di Charlie Hebdo o per le raffigurazioni del Gesù migrante con la pelle nera. Tutte gabbie che si costruiscono attorno a ciò che viene ritenuto accettabile in nome di un credo religioso, obbligando l’intera società a conformarcisi.
Viviamo in un paese che si dice laico, ma in cui l’opinione di un’istituzione religiosa è capofila di ogni telegiornale. Un paese in cui la discussione sui diritti umani deve passare attraverso un contraddittorio di persone che seminano odio in virtù di un credo. Un paese nelle cui scuole i simboli di culto sono difesi in nome della tradizione e di una storpiata libertà d’espressione, e rimangono lì, appesi, saldamente ancorati a quegli stessi muri che poi negano un’educazione rispettosa di tutte le differenze.
In questa quinta edizione del Perugia Pride Village, ci troviamo ancora una volta a fare i conti con istituzioni che legittimano l’opinione di una religione più del rispetto delle identità e di diritti uguali per tutte le persone. È il momento che il movimento LGBTI e la società tutta diventino bandiere di un pensiero libero e laico, in cui atei e credenti di ogni religione trovino la capacità di separare la devozione individuale dalla discriminazione.
Il 23-24-25 giugno 2017, in Corso Cavour e Borgo XX Giugno, dove la nostra città ha lottato per la libertà e si è trasformata in resistenza dal potere della Chiesa, il Perugia Pride Village torna a scardinare le gabbie di odio che opprimono le nostre identità.

Perugia Pride Village: si scrive laico, si legge libero.

2 Commenti

  1. Discorso contraddittorio dall’inizio alla fine. Se si rivendica una libertá personale, allora tutti hanno il diritto di rivendicare la propria, se si rivendica rispetto, accettazione o qualsiasi altra forma di inclusione allora si deve rispettare, accettare e includere qualsiasi altro, anche se diverso e non ci piace. Non sbeffeggiarlo con un’immagine paraculamente offensiva, fingendo poi che la malizia sia negli occhi di chi guarda. Chi l’ha pensata é malizioso due volte e voleva mirare un target preciso, ma non si sono accorti che stavano lanciando un bumerang!

  2. Che poi è fatto apposta per far polverone e farsi pubblicità si capisce lontano un miglio. Questo atteggiamento vittimistico che risulta da questo articolo poi ormai è fuori dal tempo. La ricerca continua di attenzione inoltre è un atteggiamento abbastanza infantile anche se a livello di marketing è abbastanza vincente, solo a breve termine però. Perché tirare in ballo il divino o la religiosità quando gli scopi sono di ignorarla (citando il motto)? Che cosa si vuole dimostrare?

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