Inaugurazione anno Giudiziario tutti i dati forniti dalla Procura

Inaugurazione anno Giudiziario tutti i dati forniti dalla Procura

Inaugurazione anno Giudiziario tutti i dati forniti dalla Procura

Procura Generale presso la Corte di Appello Comunicato Stampa Inaugurazione Anno Giudiziario, in occasione dell’inaugurazione dell’anno giudiziario 2024, in programma il 27 gennaio alle ore 10 presso l’Aula Goretti della Corte d’Appello, verrà presentata la relazione stilata da questo Procuratore Generale. Il documento tocca diversi aspetti dell’attività giudiziaria, fra questi l’organizzazione degli uffici giudiziari del distretto umbro; l’andamento della criminalità nel nostro territorio; l’informatizzazione degli uffici e il ruolo propulsivo del Procuratore Generale nell’ambito del suo potere di vigilanza, di coordinamento organizzativo, di propulsione e stimolo, finalizzato a garantire il corretto e uniforme esercizio dell’azione penale.

In occasione dell’odierna conferenza stampa vengono sinteticamente anticipati alcuni temi, con particolare attenzione alle scoperture nell’organico del personale amministrativo, all’edilizia giudiziaria, al ruolo dell’informazione giudiziaria, allo strumento investigativo delle intercettazioni e, soprattutto, all’andamento della criminalità, così come emerge dai procedimenti penali. Risorse. A fronte di sempre nuovi ed impegnativi compiti, permangono scoperture nell’organico del personale amministrativo degli uffici requirenti. In generale, su 158 unità, previste nell’organico, ne sono coperte solamente 126 con una percentuale di scopertura del 20,25%.

La scopertura è pari all’8% per la Procura Generale, al 10% per quella minorile, al 20% per la procura distrettuale perugina, al 29,27% per quella ternana ed al 23,53% per quella spoletina. Tuttora irrisolta la persistente, annosa, questione dell’edilizia giudiziaria degli uffici perugini, in quanto rimangono lontani i tempi di inizio dei lavori, previsti non prima dell’autunno del 2024. Allo stato, sembra definitivamente completato l’iter burocratico per l’approvazione del progetto del nuovo complesso giudiziario che sarà ubicato a Perugia, in Piazza Partigiani, nei locali che all’epoca hanno ospitato il carcere circondariale.

Nel frattempo, sono sorti seri problemi di infiltrazioni di acque piovane nel prestigioso Palazzo del Capitano del Popolo, sempre a Perugia, che ospita gli uffici di secondo grado. Si sono fornite linee guida da parte del Procuratore Generale in tema di applicazione della normativa sulla presunzione di innocenza e si è costituito un osservatorio regionale, per un costante tracciamento delle fonti dell’informazione giudiziaria locale. Attualmente è in discussione un progetto di legge che interverrebbe di nuovo sulla materia. Naturalmente occorre aspettare l’eventuale nuova legge per un giudizio sul suo contenuto, ma resta l’obiettivo di rendere tracciabile le forme di comunicazione degli uffici giudiziari. Finalità che non sembra vada perseguita con la censura sugli organi di informazione, quanto piuttosto con il rigoroso bilanciamento tra esigenze di riserbo istruttorio e dovere ad una corretta informazione.

Appare evidente il rischio che l’indiscriminata propalazione di notizie, durante la fase delle indagini, possa non solo nuocere alle stesse, ma si rifletta in un’inaccettabile lesione della sfera di riservatezza di 2 quei terzi che non sono coinvolti a nessun titolo nell’attività criminosa. Situazione che si verifica quando gli uffici inquirenti immettono indiscriminatamente in circolazione brani di intercettazioni o contenuti di messaggistica, privi di alcun rilievo penale e che coinvolgono terzi.

Quello che rileva non è la modalità comunicativa ma il contenuto oggetto di trasmissione, perché se lo stesso non ha una puntuale e precisa attinenza alle ipotesi incriminatrici per cui si procede, il dovere dell’autorità inquirente è di impedirne la circolazione. Soprattutto, nel corso delle indagini, cioè in una fase procedimentale in cui, per un verso, l’autentico significato delle espressioni captate o dei messaggi sequestrati è ancora in attesa di una corretta interpretazione, mentre, dall’altro, le attività formali di intercettazione delle comunicazioni o di acquisizione dei messaggi da parte dell’autorità inquirente non sono stati ancora sottoposti al vaglio di legittimità del giudice Intercettazioni.

Sul punto, si ribadisce l’assoluta indispensabilità delle intercettazioni di conversazioni, come strumento di indagine. Nell’agosto 2023 questo Procuratore Generale ha monitorato il numero di bersagli oggetto di intercettazione nell’ultimo quinquennio da parte delle Procure del distretto con distinzione tra le captazioni telefoniche, ambientali ed informatiche- telematiche. Tendenzialmente, rispetto all’anno 2018 il numero di bersagli intercettati sono in calo e si attestano su numeri che, per quanto riguarda l’ultimo anno 2022, sono i seguenti: – Procura Perugia, n. 454 intercettazioni telefoniche, n. 111 ambientali e n. 55 telematiche-informatiche; – Procura Spoleto, n. 82 intercettazioni telefoniche, n. 22 ambientali e n. 2 telematiche-informatiche; – Procura Terni, n. 111 intercettazioni telefoniche, n. 14 ambientali e nessuna telematica- informatica.

Nel periodo dal 1° luglio 2022 al 30 giugno 2023 alla Procura di Perugia sono state autorizzate 360 intercettazioni telefoniche, 98 intercettazioni ambientali, 36 intercettazioni telematiche e 31 intercettazioni a mezzo di captatore informatico, a cui si aggiungono 9 intercettazioni telefoniche con funzione preventiva. Criminalità giudiziaria. Flussi degli affari degli uffici requirenti. Anche nell’anno 2023 questa Procura Generale ha proseguito l’attività di monitoraggio, iniziata l’anno precedente, dei flussi degli affari delle Procure del distretto.

Dallo stesso è emerso che nel distretto dell’Umbria, nel periodo 01.07.2022 al 30.06.2023, sono state iscritte 40.572 notizie di reato, così suddivise: 23.773 Procura della Repubblica di Perugia, 8.185 Procura della Repubblica di Terni, 8.106 Procura della Repubblica di Spoleto e 508 Procura della Repubblica Minori. Tali numeri includono le notizie di reato nei confronti di noti, di ignoti, di competenza del Giudice di Pace, della DDA mod. 21 e della DDA mod. 44. Le definizioni si attestano a 40.000 procedimenti. Pendenze nella fase delle indagini.

A Perugia e Terni le pendenze sono diminuite, rispettivamente da 4375 a 3945 nonchè da 1343 a 1308. Diversamente, a Spoleto le pendenze sono aumentate, da 1375 a 1601. Misure cautelari. A Perugia rispetto al precedente monitoraggio sono aumentate le richieste di misure cautelari personali, 168 rispetto a 136, mentre sono diminuite quelle reali, 85 rispetto a 135. 3 In argomento, sarebbe apprezzabile fornire un’analisi per tipologia di reati. Anche a Terni sono aumentate le richieste di misure cautelari personali, 52 rispetto a 47, mentre sono diminuite quelle reali, 16 rispetto a 31.

Diversamente, a Spoleto sono diminuite le richieste di misure cautelari sia personali, 48 rispetto a 56, che reali, 29 rispetto a 67. Procedimenti direttissimi. Sentenza a seguito di giudizio direttissimo: 79, di cui condanna: 42; assoluzione: 30; promiscua (condanna e assoluzione): 72; applicazione della pena su richiesta: 107; restituzione atti al PM: 6. Giudizio abbreviato in sede di direttissimo 85 di cui condanna: 76; assoluzione: 7; promiscua (condanna e assoluzione): 2 Tribunale Monocratico. In tutto il distretto rimane elevato il numero di assoluzioni a seguito di dibattimento in primo grado. Per quanto riguarda il rito monocratico, a Perugia il numero di assoluzioni è pari a 1031, a cui vanno aggiunte 626 sentenze di non doversi procedere per prescrizione del reato, rispetto a quello delle di condanne, pari a 702.

A Spoleto il numero di assoluzioni è pari a 472, a cui vanno aggiunte 452 sentenze di non doversi procedere per prescrizione del reato, rispetto a quello delle condanne, pari a 154. A Terni il numero di assoluzioni è pari a 562, a cui vanno aggiunte 63 sentenze di non doversi procedere per prescrizione del reato, rispetto a quello delle condanne, pari a 335. Tribunale Collegiale. Per quanto riguarda il rito collegiale, a Perugia si registra un basso numero di condanne, 28, rispetto a 45 assoluzioni ed a 18 sentenze di non doversi procedere per avvenuta prescrizione del reato.

Diversamente a Spoleto e Terni il numero di condanne supera quello delle assoluzioni. Infatti, nel primo caso, a fronte di 20 condanne si riscontrano 11 assoluzioni e 5 sentenze di non doversi procedere per avvenuta prescrizione del reato, mentre a Terni il numero di condanne, 25, è superiore a quello delle assoluzioni, pari a 20, ed a 3 sentenze di non doversi procedere per avvenuta prescrizione del reato. Dal quadro descritto si constata come risulti un’apprezzabile diminuzione delle pendenze dei procedimenti nella fase delle indagini, con peraltro un numero eccessivo di assoluzioni in dibattimento. Sono inoltre sporadici i casi in cui le Procure di primo grado impugnino le sentenze di assoluzione. Sul punto si auspica che la nuova previsione della sentenza predibattimentale costituisca un freno alla celebrazione di processi destinati all’esito assolutorio.

Criminalità nel territorio umbro. Nell’anno in esame i fenomeni criminali che destano maggiore preoccupazione nel territorio regionale sono rappresentati dal traffico di sostanze stupefacenti, dai furti in abitazione e dalle infiltrazioni mafiose nel tessuto economico e finanziario. Preoccupa l’aumento di reati contro il patrimonio, ben dell’88,87%; tra questi, in particolare, vanno segnalati gli aumenti dei reati di rapina (27,93), furti in abitazione (25,37%), estorsione (21,23%).In controtendenza rispetto al dato precedente sono in particolare le rapine, che aumentano da 222 a 284 casi. I furti costituiscono il reato numericamente preponderante nel nostro distretto, raggiungendo 11.094 casi; di questi, 2.525 sono da inquadrarsi nella tipologia dei furti in abitazione.

Si tratta di 4 reati di non facile accertamento; tuttavia, l’estrema pericolosità degli stessi, in particolare dei furti in abitazione in quanto invasivi sul domicilio personale delle vittime, impone una maggiore capacità investigativa e la concentrazione di sforzi qualitativamente migliori per la repressione del fenomeno criminale. Quest’ultimo nelle sue manifestazioni più gravi è espressione della capacità delinquenziale di associazioni criminali strutturate, composte da soggetti di nazionalità straniera che provengono da ambienti fuori regione, che spesso si avvalgono non solo della collaborazione di soggetti residenti sul territorio umbro ma anche di mezzi sofisticati, quali i droni, per la ricerca dei bersagli.

Tra i reati contro il patrimonio mancano parametri su cui valutare l’impatto delle truffe, in particolare, di quelle comunemente definite “truffe agli anziani”. In realtà, difettano indici attendibili per poter affermare se su questo tema si sia o meno in presenza di un’emergenza reale, o se invece si tratti di notizie enfaticamente veicolate dagli organi di informazione, sul mero presupposto del notorio invecchiamento della popolazione italiana e di quella umbra in particolare. In ordine ai reati collegati allo spaccio di sostanze stupefacenti, pur se si registra un calo dei procedimenti (- 7,33), non sfugge il dato secondo cui da molti anni la regione Umbria occupa i primi posti nella drammatica classifica delle morti per overdose in seguito all’assunzione di sostanze stupefacenti. Il macabro computo è terribilmente preoccupante soprattutto ove si consideri il rapporto percentuale tra il numero delle menzionate morti e quello degli abitanti nella regione.

In argomento si rivelano di estrema utilità i dati aggiornati al 31 dicembre 2022, contenuti nella relazione sulla “Mortalità per overdose da stupefacenti in Umbria” redatta dall’”Osservatorio regionale per l’area delle dipendenze”, da cui emerge un’accentuazione del fenomeno soprattutto nell’area ternana. Da qualche anno è ritornato inoltre il fenomeno dello spaccio da strada, soprattutto da eroina, con tutti i fenomeni di criminalità diffusa ad esso connessi. Probabilmente tale recrudescenza è dovuta anche alla circostanza che l’Umbria, negli anni scorsi, è stata la prima piazza di “dumping” in Italia, cioè quella pratica commerciale che consiste nel mettere in vendita eroina con un alto contenuto di sostanza pura in modo da aumentare rapidamente il livello di dipendenza dei consumatori. La diffusa e pervasiva presenza dei sodalizi criminosi che controllano il traffico di sostanze stupefacenti costituisce già di per sé un primo segnale della presenza silente delle organizzazioni della criminalità organizzata nel territorio, in quanto è evidente che tale fenomeno criminale non si sarebbe potuto radicare senza l’assenso, più o meno esplicito, dei sodalizi mafiosi. Sul punto va segnalato l’aumento sia dei delitti di associazioni a delinquere di stampo mafioso, da 3 a 5, (66,67%) che dei reati di riciclaggio (44,83%).

Nel territorio mancano persuasivi segnali indicatori di una stabile presenza di consorterie mafiose, italiane o etniche; tuttavia, appare tangibile la presenza di associazioni criminali che, seppure prive dei connotati tipici dell’organizzazione mafiosa, ne mutuano i modelli di riferimento nella gestione in modo stabile ed organizzato di tipici settori criminali, quali lo spaccio di sostanze stupefacenti. Sono stati accertati degli stretti legami di 5 queste associazioni locali con gruppi transnazionali, anche mediante l’utilizzo di piattaforme di messagistica criptata, al punto da ritenere che quelle operanti in Umbria possano, prima o poi, identificarsi quali “filiali” di associazioni, nazionali od internazionali, di criminalità organizzata. Vi sono inoltre segnali univoci sulla presenza di associazioni a delinquere stabilmente collegate a sodalizi criminali mafiosi, dediti ad attività di riciclaggio e di reinvestimento di capitali di illecita provenienza.

Nella regione Umbria appare inquietante la presenza di una criminalità economica diffusa che, come tale, pur non essendo diretta espressione di associazioni di criminalità organizzata ne costituisce terreno fertile sia per l’infiltrazione che per un omertoso dialogo delinquenziale. Si allude a tutta una serie di reati in allarmante aumento, quali i reati di falso in bilancio (28,57%), violazioni finanziarie (26,42%), riciclaggio (44%), autoriciclaggio (14,29%), usura (9%) e, soprattutto, bancarotte fraudolente patrimoniali (81,44%). Questi reati sono sintomatici di una condizione di precarietà del sistema economico territoriale e di una diffusa tendenza all’elusione fiscale ed alla creazione di fondi illeciti di finanziamento dell’attività economica. Nel contesto dei reati “economici”, per le violazioni alle norme tributarie e finanziarie si annota un significativo aumento del 26% (756 contro i 598 del periodo precedente), mentre le frodi comunitarie registrano un sensibile calo del 24% (da 176 a 234).

Una particolare attenzione va prestata agli inquietanti segnali che vengono dal settore dell’edilizia, dove a fronte di un aumento vertiginoso di reati urbanistici e di lottizzazioni abusive (91,91%) si registra anche una presenza significativa di imprese che lavorano “in nero”, con appalti che non garantiscono idonee condizioni di lavoro, e di ditte che sfruttano l’erogazione di lavori apparentemente regolari per poi, surrettiziamente, dedicarsi stabilmente alla commissione di reati. Nel distretto umbro si è svolta una costante attività di sensibilizzazione e di formazione del personale di magistratura requirente sui reati di violenza di genere c.d. da “codice Rosso”, mediante incontri di aggiornamento, scambio di buone prassi, emanazione di direttive da parte del Procuratore Generale, sottoscrizione di protocolli e costante monitoraggio del flusso di procedimenti in materia.

Lo strumento penale deve essere celere e, una volta esclusa la natura strumentale della querela, non deve lasciare sola ed indifesa la persona che trova il coraggio di denunciare. Questi reati presentano una forte componente emotiva in quanto nascono all’interno di relazioni tossiche. Per quanto riguarda specificamente i reati commessi in contesti familiari, nel periodo oggetto di rilevazione sono diminuiti i reati di violenza di genere (- 14,10%) e quelli di stalking (- 5,25%), mentre sono rimasti pressochè stazionari i reati di maltrattamenti in famiglia (- 0,86%) pari a 462 casi. Sono diminuiti i reati di pedofilia e pornografia (- 34,07%), mentre sono aumentati i delitti contro la libertà sessuale (28,57%) nel numero di 216. Risultano numerose le richieste avanzate dall’ufficio distrettuale perugino di misure cautelari (oltre 70) in crescita rispetto all’anno precedente (erano poco più di 60). 6 Reati in materia di circolazione stradale.

Purtroppo, si ravvisa un incremento nei reati di omicidio colposo per violazione alle norme sulla circolazione stradale; si passa infatti da 45 a 62 con una crescita del 37%. Immigrazione. Sono di nuovo in aumento i reati inerenti allo sfruttamento dell’immigrazione (+29%), dove sono sempre più numerose le ipotesi di caporalato. Reati in materia di infortuni sul lavoro.

Calano sensibilmente gli omicidi colposi per infortuni sul lavoro, attestandosi a 11 casi contro i 70 del periodo precedente, con una diminuzione dell’84%. Va segnalato il dato tutt’altro che rassicurante dell’esito in appello dei processi in materia. Al di là della estinzione per avvenuta prescrizione della quasi totalità delle contravvenzioni, talvolta tale declaratoria di estinzione del reato si verifica per le stesse lesioni colpose se non anche nell’ipotesi di omicidio per colpa professionale, derivante dal mancato rispetto della normativa antiinfortunistica. Reati in materia ambientale. Dalla complessiva disamina dei dati emerge l’assoluta necessità di una maggiore speditezza nella trattazione dei procedimenti penali in materia ambientale, considerato che le pene previste per tali reati sono per lo più stabilite da contravvenzioni per cui è altamente concreto il rischio della prescrizione dei reati nel corso dei dibattimenti.

Ciò è ulteriormente deducibile dalla circostanza che nel periodo oggetto del monitoraggio i reati ambientali caduti in prescrizione sono circa il 63% per Perugia, il 50% per Terni ed il 41% per Spoleto. Altro calo del 5% si registra nei reati di inquinamento e rifiuti (313 contro i 330 del periodo precedente), mentre un brusco aumento si annota nella lottizzazione abusiva che, dai 346 casi passa a 664 con un aumento del 91%. In tema di reati contro la pubblica amministrazione, il distretto di Perugia si caratterizza per la competenza sul personale di magistratura del distretto di Roma e della D.N.A. I reati nella pubblica amministrazione per l’anno in esame superano di poco le 1200 notizie di reato, con un incremento rispetto all’anno precedente del 10%.

Diminuiscono i casi di corruzione, 28 contro i 33 del periodo precedente, con un calo del 15%, mentre la concussione ed il peculato registrano un aumento, rispettivamente da 2 a 5 (+150%) e da 18 a 21 (+16%). Con particolare riguardo al reato di abuso d’ufficio, il rispetto degli obblighi di natura internazionale che ne sollecitano la vigenza risponde all’utilità della fattispecie delittuosa in esame, in quanto si è in presenza di un classico reato “spia”. È notorio che spesso i procedimenti che hanno per oggetto il delitto di cui all’art. 323 c.p. sono frutto di esposti da parte di persone, singole od associate, e che grazie a tale impulso vengono iniziati dei procedimenti penali, le cui indagini non di rado fanno emergere fenomeni di malaffare, se non di vera e propria corruzione nella pubblica amministrazione.

Raramente nell’esposto originario vengono immediatamente denunciati fatti di concussione o di corruzione, in quanto non sono di facile immediata percezione, per cui la 7 contestazione originaria della fattispecie di abuso d’ufficio si rivela un prezioso grimaldello per scoprire reati di maggiore gravità. Sono rimasti sostanzialmente invariati i reati informatici (- 6,71%) che rappresentano la nuova frontiera della criminalità, comune ed organizzata, con una leggera diminuzione da 2.264 a 2.112. Per quanto riguarda la criminalità minorile nel distretto, spiccano i delitti contro l’incolumità personale (170 a fronte dei 133 dell’anno precedente), ed in particolare le lesioni personali (100), seguono i furti (98 di cui 25 fattispecie aggravate), anche se non mancano fattispecie di tentato omicidio o reati sessuali. Rimangono stazionarie le risse (7), mentre sono numerosi i delitti di spaccio di sostanze stupefacenti (36) che continuano a suscitare allarme, anche in quanto ulteriormente criminogeni: il consumo di sostanze fa da sfondo, infatti, a molti reati, soprattutto contro la persona e il patrimonio.

Rilevante il numero dei danneggiamenti, mentre scendono i reati di estorsione, a differenza del forte aumento dei procedimenti per rapina (3 estorsioni e 38 rapine a fronte di 7 estorsioni e 18 rapine del periodo precedente). Desta preoccupazione il dato sui delitti contro la libertà sessuale (42), così come risulta in aumento il numero dei reati commessi da infraquattordicenni (34 fattispecie a fronte di 10). Eversione. Anche i reati per attività terroristiche subiscono un aumento da 7 a 13 determinando un incremento di 86 punti percentuali. Esiti in appello.

Quest’anno si incominceranno a valutare gli effetti dell’introduzione del discusso istituto dell’improcedibilità in appello, altrimenti detto della prescrizione processuale. Ragioni di coerenza legislativa e di tenuta del sistema inviterebbero ad evitare ulteriori modifiche sul differente istituto della prescrizione sostanziale, che spesso viene impropriamente richiamato insieme al primo quale antidoto all’eccessiva lunghezza dei processi penali. In effetti le due norme rispondono ad esigenze totalmente distinte: l’improcedibilità vuole garantire la ragionevole durata del processo, la prescrizione attiene alla permanenza nel tempo dell’interesse punitivo dello Stato.

La prima quindi dovrebbe interessare tutte le fasi processuali, non solo quella d’appello, mentre la seconda non ha più senso dopo l’avvenuto esercizio dell’azione penale. Nel corso dell’anno 2023, presso la Corte d’Appello sono stati trattati 1177 processi penali di cui 1017 relativi al distretto dell’Umbria e 160 provenienti da altri distretti. I rinvii di tutti i procedimenti trattati sono stati 263 pari a circa il 22%; di fatto un processo su 4 è stato rinviato. 66 sono stati i procedimenti andati prescritti pari a circa il 5% . I principali reati trattati in Corte vedono primeggiare quelli relativi al codice rosso con ben 136 procedimenti pari al 13,47% seguono poi quelli sugli stupefacenti 114, pari al 11,20% seguiti dai furti 97 procedimenti pari al 09,53% a quelli sulle leggi fallimentari, 70 casi trattati pari al 6,88%. 54 invece sono i procedimenti per truffa pari al 5,31 % dei procedimenti.

Nel dettaglio la percentuale dei reati presi in esame è la seguente: 136 codice rosso (13.47%); 114 stupefacenti (11.20%); 97 furti (09.53%); 70 legge fallimentare (6.88%); 54 truffa (5.31%); 37 Falso (3.63%); 36 ricettazione (3.53%); 35 rapine (3.44%); 24 Misure di prevenzione personali (2.35%); 21 Codice della Strada (2.06%); 5 Ambiente, urbanistica 8 e paesaggistica (0.49%); 5 corruzione, concussione, abuso d’ufficio e peculato(0.49%); 4 usura (0.39%). Sono solo 4 i processi celebrati per il reato di usura e 5 quelli per reati contro l’ambiente ed il paesaggio.

Appare utile il confronto tra numero di procedimenti iscritti ed esiti in appello con riferimento alle tipologie di reati. Naturalmente tale analisi soffre il limite metodologico della diacronia tra momento dell’iscrizione e sentenza d’appello, in quanto il lasso temporale non solo è particolarmente ampio, ma soprattutto varia da processo a processo. Inoltre, alcune tipologie di reato tendono a cristallizzarsi in primo grado, in quanto non oggetto di impugnazione. Ci si riferisce in particolare alle sentenze di assoluzione ed a quelle di condanna a seguito di rito alternativo.

Ciò premesso si nota tuttavia come in appello si definisca un numero percentualmente significativo di reati di codice rosso, mentre diminuiscono notevolmente quelli iscritti in tema di furti e traffico di sostanze stupefacenti. Questo significa che molti di questi procedimenti rimangono privi di condanna dei loro autori. Colpisce inoltre il dato estremamente ridotto di sentenze in appello in materia di reati contro la pubblica amministrazione, ambiente e colpa professionale. Per quanto riguarda le impugnazioni della pubblica accusa, le stesse sono in numero così limitato che l’eventuale abrogazione non avrebbe alcuna effettiva incidenza sul carico di lavoro. Diversamente, le impugnazioni dell’accusa appaiono indispensabili per garantire la correttezza della decisione in quanto la giurisprudenza è ricca di casi controversi che meritano il vaglio di più giudici. Per quanto riguarda la situazione carceraria, la popolazione detenuta alla data del 30 giugno 2023 rimane pressoché stabile nei quattro istituti umbri, con problemi di sovraffollamento per Orvieto e, soprattutto, Terni. In generale, a fronte di una capienza complessiva di 1.342 posti il totale delle presenze ammonta 1.394 unità, ulteriormente aumentata a 1.468 alla data del 30 novembre 2023. I suicidi sono stati quattro con 26 tentativi di suicidio.

Nel dettaglio, nella Casa Circondariale perugina, a fronte di una capienza di 363 posti risulta una presenza di 347 persone, di cui 59 donne; a Spoleto a fronte di una capienza di 460 posti risulta una presenza di 446 persone; a Terni a fronte di una capienza di 418 posti risulta una presenza di 519 persone; ad Orvieto, infine, a fronte di una capienza di 101 posti risulta una presenza di 109 persone. Molto inquietante il numero di suicidi a Terni. Infatti, mentre nessun suicidio, neanche tentato, si è verificato ad Orvieto, nessun suicidio è avvenuto a Spoleto, dove peraltro si sono registrati 10 tentativi di suicidio. A Perugia si sono registrati 8 tentativi di suicidio ed un suicidio; a Terni, invece, si sono registrati ben 3 suicidi ed 8 tentativi di suicidio. La situazione è quindi allarmante ed il numero di suicidi nella casa circondariale ternana desta enorme preoccupazione.

Urge la riduzione della popolazione carceraria entro il limite della capienza ed occorre riempire i vuoti di organico, sia della polizia penitenziaria che del personale che opera all’interno della struttura carceraria, al fine di rendere effettiva l’attività rieducativa. Affari Civili. Con la Presidente della Sezione Civile della locale Corte d’Appello si è rivitalizzato il 9 “Tavolo Integrato di confronto permanente su famiglia e minori”, istituito con un Protocollo del febbraio 2019, ma di fatto inoperante. L’impegno della Procura Generale si è manifestato anche in tutta la materia fallimentare, con attenzione particolare sia nella verifica dei presupposti per la dichiarazione di fallimento, sia nelle fasi “negoziate” di risoluzione e risanamento dei debiti e di quella dell’esdebitazione.

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