Asili e nidi chiusi in Umbria per necessaria precauzione

Asili e nidi chiusi in Umbria per necessaria precauzione

“Dati scientifici giustificano le restrizioni” e poi ancora “assoluta necessaria precauzione rispetto al contagio e alla necessità di non interrompere il piano vaccinale”.

E così nidi e scuole d’Infanzia dei 55 Comuni Rosso-Covid della provincia di Perugia e i due di Terni (Amelia e San Venanzo) devono restare chiusi come da ordinanza della Regione fino al 21 febbraio. Lo ha deciso il Consiglio di Stato. Il decreto, pubblicato ieri dal presidente della terza Sezione Franco Frattini, ha confermato quindi l’efficacia della sospensione di tutti i servizi, pubblici e privati, socio educativi per la prima infanzia fino a 36 mesi e i servizi educativi delle scuole dell’infanzia, statali e paritarie disposta dalla Regione.

In particolare, dove i bambini non portano mascherine come in asili e materne, c’è più trasmissibilità e rischiano di infettare anche le famiglie.

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Quindi da oggi anche i più piccoli di nuovo tutti a casa fino al 211 febbraio (salvo proroghe). Riguardo ai disagi per le famiglie che devono provvedere all’accudimento dei bambini, in particolare per i genitori che lavorano, il Consiglio di Stato parla di «conseguenze largamente mitigate se non del tutto eliminate per effetto del sostegno economico riconosciuto loro dalla Regione» attraverso il cosiddetto bonus baby sitter della Regione Umbria, di circa 3 milioni.

Decisiva l’accertata presenza della variante inglese che tocca i più piccoli: “Vi è stata evidenza di aumento di contagi della variante inglese tra bambini e adolescenti”.

La raccomandazione per tutti infatti resta quella di evitare il ricorso ai nonni che sono proprio la categoria da proteggere.

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