
(umbriajournal.com) ROMA – Ci sono cibi che contengono naturalmente nicotina. E’ una presenza bilanciata che non produce gli effetti negativi se assunta, magari, in altre forme. Questa sostanza, secondo uno studio dell’Università di Washington a Seattle, sarebbe capace di ridurre il rischio di sviluppare la malattia di Parkinson.
Quando vi è una perdita di cellule cerebrali atte a produrre dopamina, accade che possano insorgere i disturbi del movimento tipici della malattia di Parkinson. Tra questi, vi sono i noti tremori a viso, mani, braccia e anche gambe. Altri sintomi possono essere rigidità degli arti, difficoltà di movimento e lentezza, perdita di equilibrio.
Ogni anno sono migliaia i nuovi casi di Parkinson segnalati e, allo stato attuale, non esiste una cura: si possono soltanto trattare i sintomi farmacologicamente o con altre procedure.
La presenza naturale di nicotina è caratteristica delle piante appartenenti alla famiglia delle solanacee – di cui fa parte anche la pianta di tabacco. Tuttavia, gli studi sugli effetti di questa sostanza assorbita per mezzo di quest’ultima pianta sono contradditori e non è chiaro se fornisca o meno un effetto protettivo.
In questo nuovo studio, la dottoressa Susan Searles Nielsen e colleghi dell’Università di Washington a Seattle hanno reclutato 490 pazienti con diagnosi di malattia di Parkinson ricevuta poco prima e altri 644 soggetti che non presentavano condizioni neurologiche, che avrebbero fatto da gruppo di controllo.
Per valutare l’apporto di nicotina nella quotidianità, ai partecipanti sono stati distribuiti dei questionari atti a sondare il tipo di dieta seguito e l’uso di tabacco.
Dai dati raccolti e le analisi si è scoperto che il consumo di verdure in generale non influenzava il rischio di Parkinson, mentre invece il consumo in particolare di solanacee riduceva questo rischio. Di queste, i peperoni si sono dimostrati i più efficaci nella riduzione del rischio.
Il dato interessante è che l’ipotizzata protezione è risultata essere attiva principalmente negli uomini e nelle donne che non avevano mai fumato o che lo avevano fatto per un ridotto periodo di tempo. Il dato è interessante proprio perché il tabacco è la pianta che contiene più nicotina di tutte quelle oggetto dello studio.
«Il nostro studio – spiega Searles Nielsen nel comunicato UW – è il primo a indagare l’apporto di nicotina nella dieta e il rischio di sviluppare la malattia di Parkinson. Simile ai molti studi che indicano che l’uso del tabacco potrebbe ridurre il rischio di Parkinson, i nostri risultati suggeriscono anche un effetto protettivo della nicotina, o forse una sostanza chimica simile, ma meno tossica nei peperoni che nel tabacco».
La scoperta, secondo i ricercatori è importante perché potrebbe portare a nuove vie da seguire nella ricerca di una cura per questa malattia. Ulteriori studi, per approfondire, sono dunque raccomandati. (lastampa.it)
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