
Laureati in Psicologia, Farmacia e Biologia, noi non siamo degli invisibili, capito
Siamo i laureati in Psicologia, Farmacia e Biologia, candidati all’imminente Esame di Stato per l’abilitazione alla professione. Vi scriviamo in quanto non ci sentiamo tutelati dalle Istituzioni che dovrebbero rappresentarci, prima tra tutte il Ministero dell’Università e della Ricerca.
- Movimento Abilitazione Professionale
Per ottenere l’abilitazione è necessario superare l’Esame di Stato che si tiene due volte l’anno: prima sessione a Giugno, la seconda nel mese di Novembre. Questo poderoso esame si compone di quattro prove, e ha una durata di diversi mesi, dal momento che per accedere alla prova successiva è necessario il superamento di quella precedente. Quello che ci fa male è come vengano trattate le nostre categorie. Siamo discipline sanitarie, non si può chiedere di sostenere un esame forfettario per cui se cade la linea è “a discrezione della commissione la bocciatura” (ndr. bando relativo all’esame di abilitazione della Sapienza di Roma). Siamo meravigliati dal fatto che i colleghi non si siano mossi allo stesso modo contro un governo che stanzia borse di studio e soldi per assunzioni a medici, e nulla fa per noi. Non siamo figli di un Dio minore.
In questi mesi di emergenza sanitaria, dovuta alla pandemia di COVID-19, sono state prese diverse decisioni politiche in merito allo svolgimento di tali esami, purtroppo senza mai considerare la nostra opinione. Ecco la sequenza dei fatti:
- Il 25 Marzo2020 il Consiglio Nazionale degli Studenti Universitari (CNSU), massima espressione della rappresentanza studentesca universitaria e organo politico e ministeriale, redige un documento nel quale si richiede al Ministero dell’Università della Ricerca di legiferare in merito agli esami di abilitazione alla professione. Tale documento riporta la volontà e la necessità di una reale semplificazione di tali esami in quanto a meno di 2 mesi dal loro inizio non sono state date disposizioni in merito agli stessi da parte del Ministero.
- L’ 8 Aprile2020 viene approvato e pubblicato in Gazzetta Ufficiale il cosiddetto “Decreto Scuola” (n. 22/2020). In quest’ultimo si fa riferimento, per la prima volta, dopo più di un mese dall’inizio dell’emergenza sanitaria, ai nostri esami di abilitazione. Nello specifico, all’articolo 6, si fa riferimento alla possibilità, da parte del Ministero dell’Università e della Ricerca, d’individuare modalità di svolgimento alternative a quello finora vigente, comprese le modalità a distanza, in
- Il 24 Aprile2020 viene approvato e pubblicato in Gazzetta Ufficiale il DM n. 38/2020. Con quest’ultimo il Ministro Manfredi fa differire i termini della prima sessione degli esami di Stato, dal 16 di Giugno al 16 di
- Il 29 Aprile2020 viene approvato e pubblicato in Gazzetta Ufficiale il DM n. 57/2020. In quest’ultimo il Ministro Manfredi, in deroga alle disposizioni normative vigenti, convoglia l’Esame di Stato di abilitazione all’esercizio delle nostre professioni – per la prima sessione dell’anno 2020 – in un’unica prova orale, da svolgersi in modalità a distanza, omnicomprensiva di tutte le materie previste dall’Esame di Stato canonico. Nel
prendere tale decisione, Manfredi consulta gli Ordini professionali per chiedere il loro parere: questi ultimi accordano il proprio consenso come riportato nella sezione iniziale dello stesso DM. Gli Ordini, dunque, esprimono tale parere senza considerare le richieste che abbiamo sottoposto alla loro attenzione – relative alla situazione critica che stavamo vivendo e chiedendo informazioni in merito – ignorandoci così per oltre 2 mesi.Allo stesso modo vengono deliberatamente ignorate anche le rappresentanze studentesche – nella figura dell’organo ministeriale CNSU – che avevano provato a comunicare con il Ministro.
Nei mesi sopraindicati noi laureati ci siamo mobilitati facendo gruppo, e tentando di ottenere informazioni dalle diverse istituzioni: ministeriali, ordinistiche e universitarie. Nessuno ci ha considerato, rimpallando la questione da un organo all’altro.
Data la situazione, ci siamo radunati sotto un’unica egida, chiedendo che il nostro Esame di Stato venisse tramutato nel riconoscimento del tirocinio professionalizzante, così com’è accaduto per i laureati in Medicina, grazie al DL Cura Italia nello scorso mese di Marzo. La nostra richiesta è più che legittima, essendo la nostra una professione sanitaria. Inoltre, sappiamo bene che l’abolizione degli esami di abilitazione risulterebbe anticostituzionale (Art. 33 comma 5): motivo in più, quest’ultimo, per rendere il nostro tirocinio professionalizzane a tutti gli effetti abilitante.
Attraverso diversi canali siamo riusciti ad interfacciarci con alcuni esponenti politici, sia della maggioranza che dell’opposizione, che sembravano avere a cuore i nostri interessi. Viene quindi proposto un emendamento in Commissione 7aSenato (Istruzione, beni culturali) all’interno del Disegno di Legge con dicitura A.S. 1774. Tale DDL fa riferimento al DL Scuola discusso in questi giorni al Senato, che dovrà essere revisionato entro il 7 Giugno da Senato e Camera e pubblicato. L’emendamento è il “6.7 testo 2” e richiede che l’abilitazione alle nostre professioni avvenga per mezzo della valutazione dei nostri tirocini professionalizzanti. A meno di due giorni dalla sua discussione, nell’aula del Senato, lo scorso 26 Maggio, tale emendamento viene ritirato dai senatori che lo avevano proposto (Gruppo Lega-Salvini Premier-Partito Sardo d’Azione), in quanto, a detta loro, “sarebbe sicuramente stato bocciato dalla maggioranza”. Per tale motivo viene trasformato in Ordine del Giorno da discutersi in aula.
Chiediamo spiegazioni ai senatori in merito alle motivazioni che la maggioranza avrebbe addotto per la bocciatura dell’emendamento stesso. Per tutta risposta ci viene detto di rivolgerci agli esponenti della maggioranza, ignorandoci ancora una volta. Nel frattempo l’ordine del giorno non viene più discusso in aula, poiché viene trovato un accordo sul DL tramite un maxi-emendamento, che ci esclude totalmente, dal momento che il dibattimento di due giornate di plenaria in Senato verte sul tema “esami di maturità e concorsi pubblici per l’insegnamento”. Le nostre richieste, ancora una volta, non trovano né occhi, né orecchie in Parlamento.
Nelle date del 21/22/23 Maggio 2020 viene nuovamente convocato il CNSU. Quest’ultimo redige un documento, con il quale chiede al Ministero dell’Università e della Ricerca di analizzare e valutare immediatamente la possibilità, in base alle varie specificità, di effettuare una revisione della procedura di abilitazione per i corsi di laurea che prevedono già un
percorso con un tirocinio abilitante, che ne attesta le competenze, definendo così la possibilità di abolire l’Esame di Stato, anche per le altre Classi di laurea, relative a discipline ordinistiche, che non hanno ancora un percorso formativo abilitante. Ad oggi, dopo più di una settimana, il Ministro Manfredi non si è ancora espresso in merito.
Le università, nel frattempo, pubblicano bandi nei quali viene specificato che, nel caso in cui saltassero le connessioni internet, durante il colloquio dell’Esame di Stato, spetterà alle commissioni esaminatrici decidere per un’eventuale bocciatura: in tal caso, la tassa di iscrizione non verrà rimborsata. Abbiamo più e più volte cercato un dialogo per dimostrare che le barriere tecnologiche purtroppo esistono, e che spesso creano disuguaglianze nel nostro Paese: anche in questo caso siamo stati ignorati.
Siamo arrivati a un punto tale di esasperazione da dichiararci pronti ad intraprendere ricorsi legali qualora queste dovessero rimanere le disposizioni finali, ossia un unico esame orale sulle 4 prove canoniche, in modalità telematica. Azioni legali, lo precisiamo, sia nei confronti delle singole Università, sia dei commissari esaminatori.Non è accettabile essere esaminati in una simile modalità, che mette, peraltro, il potere decisionale sul nostro futuro nelle mani delle commissioni esaminatrici, delle quali, ad oggi, non conosciamo neppure il nome di un componente. Un esame che normalmente si svolge in più di 3 mesi, con prove intervallate da finestre temporali di più settimane, adesso verrebbe accorpato e svolto in un colloquio telematico, del quale non conosciamo neppure le tempistiche. E’ impensabile che non vi saranno disuguaglianze tra i candidati che sosterranno l’esame nella prima settimana, e coloro che invece si vedranno esaminati settimane dopo.
Precisiamo che il colloquio telematico, con funzione di Esame di Stato, verrebbe a costare, in diverse sedi universitarie, oltre 400 euro per candidato, peraltro in un momento di totale crisi economica. Possiamo forse parlare di tutela dei laureati? Ci sentiamo presi in giro dalla Politica, e ripetutamente messi all’angolo soprattutto da chi dovrebbe rappresentarci. A chi diamo così fastidio?
Abbiamo creduto nelle Istituzioni in tutti questi mesi: dato il loro silenzio nei nostri riguardi,
adesso crediamo che sia arrivato il momento di raccontare i fatti all’opinione pubblica.
Movimento Abilitazione Professionale (Davide Pirrone, portavoce e Patrick Fabbri, segretario)
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