
(UJ.com3.0) PERUGIA – “Sarebbe un segnale di grande importanza e di grande impatto non solo simbolico, se il Primo Maggio in occasione della Festa del Lavoro, sul palco, insieme ai rappresentanti dei Sindacati, ci fossero anche quelli degli imprenditori”. Ad esprimere questo auspicio è stato il deputato del Pd Walter Verini, membro della Direzione del partito, intervenuto ad una manifestazione per il centenario di un’azienda umbra (quest’anno la manifestazione nazionale di CGIL-CISL-UIL si terrà proprio a Perugia) e rilanciato oggi in una intervista al Corriere dell’Umbria.
Verini così motiva la proposta:”Stiamo vivendo un momento drammatico. Centinaia di migliaia di persone hanno perso il lavoro e milioni di giovani non riescono a trovarlo. Chiudono migliaia di imprese, esercizi commerciali, imprese artigiane. Gli ammortizzatori sociali – che il nuovo Governo rifinanzierà – diventano l’unica fonte di sostentamento per milioni di famiglie”. E aggiunge:”Il nuovo Governo che Enrico Letta sta formando metterà al centro il tema del lavoro, della crescita, impegnandosi a livello europeo per allentare certi vincoli di rigore che rischiano di aggravare la drammatica recessione che stiamo vivendo”.
“C’è un destino comune di lavoratori, giovani disoccupati e precari, imprese – prosegue il parlamentare democratico -. Insieme alle istituzioni, a tutti i livelli, si dovranno definire politiche e sforzi di crescita, di sostegno alla produzione e all’innovazione, di defiscalizzazione degli investimenti finalizzati all’occupazione. E di rilancio della domanda interna. Un grande patto tra produttori, tra impresa e lavoro, innovazione e ricerca è la chiave per il futuro dell’Italia”.
“Dire queste cose in occasione del Primo Maggio a partire magari dalla manifestazione nazionale che si terrà a Perugia – conclude Walter Verini – e dirle tutti insieme, non risolverà certo i problemi, ma rappresenterebbe un segnale di forte valore non soltanto simbolico. Partecipo fin da ragazzino alle manifestazioni della Festa del Lavoro e credo che sarebbe un segnale – pur nelle evidenti e necessarie differenze di ruoli – di unità, di comunità di destino, di fiducia per un Paese in ginocchio. Tutti dobbiamo impegnarci perché questo Paese possa tornare a guardare al futuro non con angoscia ma con speranza”.
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