
Simone Pillon risponde agli attacchi e alle “vergognose” polemiche
di Simone Pillon
È un post molto lungo. Chi non ha voglia di leggerlo fino in fondo lasci perdere. Non accetterò riduzioni parziali dei media. O tutto o niente. Ho aspettato a rispondere agli attacchi ricevuti perché non volevo sporcare con le vergognose polemiche di questi giorni un evento così nobile come il lancio di una fondazione per l’assistenza ai bambini disabili, cui ho partecipato il 22 marzo a Londra a nome della commissione parlamentare infanzia.Ora però sono tornato in Italia, e intendo togliermi qualche sassolino dalla scarpa.
Andiamo con ordine:
1. Ai giornalisti di sinistra e a qualche simpatico collega, col ditino alzato, che dentro e fuori dal parlamento chiedevano dove fosse Pillon, ricordo che mancavano circa 350 parlamentari all’appello, ma che, guarda caso, quella che contava era solo la mia assenza. Sono intervenuto in Senato la scorsa settimana, annunciando la mia presenza a Londra per il giorno 22 marzo. L’ho detto in commissione infanzia, ottenendo il formale incarico di portare i saluti ufficiali. L’ho ribadito sui social. Lo sapevano anche i gatti, ma l’importante era dipingere il ritratto del solito Pillon brutto e cattivo, putiniano, “isolato” e “filorusso“.
2. Abbiamo buona memoria, compagni! La violenta aggressione mediatica nei miei confronti è avvenuta per mano e per bocca di quegli stessi sinistri che siedono in Senato (senza vergognarsene) con chi nel 1956 plaudiva all’invasione russa in Ungheria (portano la pace, diceva un senatore a vita) e riceveva continui finanziamenti illeciti dalla Russia sovietica. Sono gli stessi che ora siedono in parlamento o nelle direzioni dei giornali e che, quando eravamo al liceo, inscenavano continue manifestazioni contro la NATO e gli USA, e che appoggiavano il regime comunista filorusso di Jaruzelsky in Polonia, o quello di Honecker nella Germania dell’Est. Sono figli di quelli che inneggiavano al Vietnam di Ho Chi Minh o alla Cambogia di Pol Pot, o alla Cuba di Castro, e che ora pretendono di impancarsi e di stilare la lista dei buoni e dei cattivi per sciacquarsi la coscienza. Da loro non intendo accettare nessuna lezioncina di bon-ton politico. Se ci sono filorussi, cercateli tra voi o tra i vostri amici. Per conto mio, io sono decisamente e irrevocabilmente filoitaliano.
3. Non permetto dunque a nessuno di definire la mia posizione come ambigua o filorussa. Ho amici fraterni in Ucraina e seguo costantemente la loro situazione. Senza grandi strombazzamenti sto aiutando nel mio piccolo le famiglie a lasciare i luoghi a rischio. Ho più volte rappresentato pubblicamente la mia grande preoccupazione per la guerra in corso e ho manifestato la mia solidarietà alle persone e alle famiglie che la vivono sulla loro pelle, chiedendo e organizzando momenti di preghiera e di riflessione. Non intendo tuttavia farmi dettare l’agenda politica dalle redazioni dei giornali di sinistra o dalle loro segreterie di partito. Voglio continuare a usare la mia testa, non avendo una terza narice con la quale svuotare il cervello all’ammasso.
È giusto condannare ogni aggressione, ma poi bisogna lavorare per la pace con equilibrio e sapienza. Questa guerra ha cause molto complesse e non esistono soluzioni semplici a problemi complessi. Ecco perché sono persuaso che il nostro primo obbiettivo dovrebbe essere quello di far tacere le armi e aiutare le due parti a dialogare, come chiede costantemente la Chiesa cattolica.
Mi spaventa molto la sinistra pseudopacifista che prima ci ha ammorbato per anni con campagne di disarmo unilaterale e di uscita dell’Italia dalla NATO, tutte strategicamente finanziate dal blocco sovietico, e che ora si fa ritrarre con l’elmetto e propone come soluzione del conflitto il massiccio riarmo dell’Ucraina, o sanzioni che danneggiano più noi che Putin, o peggio ancora inutili aggressioni verbali alla Di Maio Sono gli stessi che hanno ridotto al collasso le nostre Forze Armate e che fino a ieri bloccavano ogni azienda impegnata nel settore difesa, e ora chiamano allarmi.
È in larga parte gente che non ha neppure fatto il servizio militare e che agisce spinta da ideologie e calcolo politico, e non certo per il bene comune. Manterere il raziocionio e prendere posizioni intelligenti e ponderate è compito di chi governa, ed ecco perchè dovremmo esimerci da ogni stupida tifoseria.
4. Lo so anche io, anzi, se permettete, lo insegno, che la difesa è sempre legittima, e mi fa piacere che ci siano arrivati anche i compagni, ma chi interviene durante un conflitto già in corso, dovrebbe secondo me separare le parti e non aizzarle, specialmente quando una delle due è armata con bombe termonucleari. Chi va a caccia sa che un orso ferito e messo all’angolo è molto più pericoloso di un orso libero di andarsene, e non vorrei che per l’insipenza grottesca della sinistra con l’elmetto, ci trovassimo coinvolti in qualcosa di molto ma molto più grande di noi.
5. Come che sia, sul punto faccio mie le parole del Santo Padre di ieri, dedicate al conflitto ucraino: “Vorrei fare un minuto per ricordare le vittime della guerra” ha detto. “Le notizie delle persone sfollate, che fuggono, morti, feriti, tanti soldati caduti da una parte e dall’altra. Sono notizie di morte. Chiediamo al Signore della vita che ci liberi dalla guerra: con la guerra tutto si perde, tutto. Non c’è vittoria in una guerra, tutto è sconfitta. Che il Signore ci faccia capire che la guerra è una sconfitta dell’umanità. Ci liberi da questo bisogno di autodistruzione”, ha proseguito chiedendo di pregare affinché “i governanti capiscano che comprare armi e dare armi non è la soluzione al problema. La soluzione è lavorare insieme per la pace. E come dice la Bibbia: fare delle armi gli strumenti per la pace“.
6. Ringrazio pertanto Matteo Salvini che mi ha pubblicamente difeso ieri davanti al plotone di esecuzione. Lo ringrazio anche per la linea politica prudente che sta tenendo, e per il lavoro a sostegno delle popolazioni colpite.
7. Al direttore del Corriere della Sera e al suo articolista, che mi definiscono sprezzantemente come “leghista ultracattolico famoso per indossare sempre una farfalla e perché a un certo punto si era convinto che nelle scuole di Brescia fosse insegnata la stregoneria” mando un caldo e affettuoso abbraccio. Se il “fu” primo quotidiano nazionale è ridotto a questo livello di pochezza, credo ne abbiano davvero bisogno.
8. Sono invece molto dispiaciuto per le vergognose menzogne propalate sul mio conto e sul conto di alcune coraggiose organizzazioni pro-family da “l’Espresso” in un articolo senza neppure il coraggio della firma. Contrariamente a quanto vomitatomi addosso da questi anonimi presunti giornalisti, non ho mai presieduto alcuna fondazione, non ho mai visto un rublo in vita mia nè ho mai ricevuto alcun finanziamento da realtà riferite o riferibili alla Russia o a Putin. Chiunque affermi il contrario è passibile di querela per diffamazione aggravata.
Ora, mi rendo conto che a “l’Espresso” sono disperati perché non vendono più neanche una copia, ma questo non li legittima a spargere menzogne. Ho una voglia matta di citarli in giudizio e di devolvere il ricavato in favore della fondazione per l’infanzia. Vedremo.
Per ora mi accontento di dar loro un consiglio. Se cercate rubli o finanziamenti stranieri, come ho già detto, cercate a casa vostra, e troverete.
9. In conclusione ringrazio tutti voi che avete avuto la pazienza di leggere fino in fondo. Ovviamente manderò questo mio scritto a tutte le 42 testate che nei giorni scorsi hanno scritto di me, e agli innumerevoli giornalisti che mi hanno cercato. Altrettanto ovviamente son sicuro che non uscirà una riga, con buona pace dell’imparzialità della comunicazione.
Non posso che condividere tutto ciò che ha ricordato ai “sinistri”. I fatti vergognosi a cui fa riferimento li ho vissuti da studente liceale. Ricordo benissimo quando nel 1956 l’armata sovietica invase l’Ungheria e tanti ungheresi persero la vita perché volevano liberarsi del regime totalitario comunista. Ricordo benissimo quando il Comitato Centrale del PCI, del quale faceva parte Giorgio Napolitano, condannò come “controrivoluzionari gli insorti ungheresi” e l’Unità definì gli insorti “teppisti, spregevoli provocatori, fascisti” giustificando così l’intervento armato sovietico che, a lor dire, avrebbe avuto “il merito di impedire che l’Ungheria cadesse nel caos e nella controrivoluzione e di contribuire anche alla pace nel mondo”. Ricordo benissimo quando nel gennaio del 1969 in una situazione analoga le manifestazioni antisovietiche furono duramente represse dal “democratico” esercito sovietico e il giovane universitario Jan Palach si immolò a Praga in difesa della democrazia (quella vera) per protestare contro la mancanza di libertà fondamentali.
Purtroppo, alcuni “sinistri nostalgici” hanno la memoria corta e oggi si nascondono dietro una sorta di “pacifismo” di facciata, non avendo il coraggio di schierarsi né con la “Madre Russia” (dalla quale per decenni hanno assimilato il “verbo”) né col popolo ucraino il cui Paese è stato aggredito da una sorta di “neoZar” di Russia che non ha alcun rispetto, come la stragrande maggioranza dei suoi predecessori, di un Paese democratico che eroicamente cerca di difendersi da uno spietato attacco militare che non ha alcuna giustificazione.