Gino Puletti e Nicola Volpi (Progetto Perugia), commento su OdG minoranza Legge 194 e aborto medico

Gino Puletti e Nicola Volpi (Progetto Perugia), commento su OdG minoranza Legge 194 e aborto medico

Crediamo che quello affrontato oggi sia un tema delicato, sul quale il nostro gruppo si è espresso in varie occasioni.
Su questo atto in particolare, la nostra posizione è stata chiara già nella IV commissione consiliare che ha deliberato l’OdG, in una seduta molto interessante e partecipata, con interventi degli ospiti estremamente chiarificatori (il Direttore del Reparto Ostetricia e Ginecologia dell’Ospedale Santa Maria della Misericordia Dott. Giorgio Epicoco, la Dott.ssa Ginecologa libera professionista Marina Toschi, l’Assistente Sociale del Consultorio via XIV Settembre Dott.ssa Dorotea Verducci, la Dott.ssa Ostetrica coordinatrice Consultori Nadia Mosca, il Consigliere di parità Provincia di Perugia Dott.ssa Giuliana Astarita).


Fonte Gruppo Progetto Perugia


La legge 194 del 1978 sin dal suo titolo (Norme per la tutela sociale della maternità e sull’interruzione volontaria della gravidanza) e dall’incipit del primo articolo (Lo Stato garantisce il diritto alla procreazione cosciente e responsabile, riconosce il valore sociale della maternità e tutela la vita umana dal suo inizio) palesa l’intenzione di dare precedenza alla tutela della vita e del valore sociale della maternità, ponendo in secondo ordine e come extrema ratio il ricorso all’interruzione volontaria della gravidanza.

Abbiamo pertanto votato contro l’OdG odierno per almeno tre aspetti critici contenuti nell’atto:

1) La somministrazione della RU486 viene presentata come “metodologia che ormai ha da tempo superato per sicurezza e convenienza l’IVG chirurgica”. Riguardo la sicurezza i pareri del C.S.S. del 2010 e 2020 smentiscono categoricamente questa tesi, evidenziando come i dati scientifici relativi all’IVG farmacologica non risultano confrontabili con quella chirurgica, non sono omogenei e risultano estremamente difformi soprattutto per quanto riguarda efficacia ed eventi avversi. Purtuttavia, emergerebbe un profilo di sicurezza inferiore dell’IVG farmacologica rispetto a quello dell’IVG chirurgica, in quanto l’efficacia è intorno al 95% e che quindi nel 5% dei casi è necessario sottoporsi comunque ad un intervento chirurgico di revisione della cavità uterina per completare l’aborto o fermare un’emorragia importante in atto, tanto che nel corso degli anni diverse Regioni hanno adottato percorsi assistenziali che prevedono il day hospital ed il regime ambulatoriale. In merito alla convenienza, per cui l’aborto farmaceutico viene considerato per il notevole risparmio economico rispetto a quello chirurgico, è evidente che la fortuna pillola abortiva non è legata a una maggiore presunta “facilità” per le donne, ma a quelle caratteristiche tipiche del metodo che tendenzialmente riportano l’IVG nella sfera privata, ribaltando l’impostazione della legge 194, che non considera l’aborto un diritto individuale, ma una questione sociale; si libera così la sanità pubblica dagli interventi abortivi, su cui impegnare energie e risorse, lasciando l’intero problema sulle spalle delle donne.

2) In merito alla critica mossa alla “proposta di legge regionale n. 584 del 2020 che intende modificare la L.R. N. 11/2015 Testo Unico in materia di Sanità e Servizi Sociali, al fine di imporre una sola figura di famiglia, composta da uomo e donna”, ribadiamo il nostro convinto sostegno alla famiglia così come indicato dalla Costituzione all’art. 1 (…individuando la famiglia come nucleo fondante della società e promuovendo la natalità come valore da perseguire anche con strumenti di sostegno alle politiche familiari…) e all’art. 29 (La Repubblica riconosce i diritti della famiglia come società naturale fondata sul matrimonio. Il matrimonio è ordinato sull’uguaglianza morale e giuridica dei coniugi, con i limiti stabiliti dalla legge a garanzia dell’unità familiare.)

3) Riguardo alla richiesta contenuta nel dispositivo di “garantire la laicità dei consultori, vigilando anche sull’adeguatezza in termini di personale, strutture e competenze scientifiche per seguire la gravidanza e/o la sua interruzione”, facciamo presente che ci è stato fatto capire in maniera molto esplicita da alcuni esperti quanto non sia gradita la presenza di esponenti pro-life come il Movimento per la Vita in questo contesto, il che riteniamo essere uno strano concetto di laicità. Laicità è quando concezioni diverse che concorrono alla soluzione dei problemi hanno pari dignità; hanno pari diritto di cittadinanza. L’esclusione o l’emarginazione di alcuni preclude la condizione di laicità, degenerando in questo caso nel laicismo, che è una visione parziale delle cose. Un credente ha pieno diritto di contribuire al benessere sociale portando il proprio contributo di cultura e di valori. Solo se questo principio è garantito uno stato può dirsi propriamente laico e democratico.

Riteniamo infine che non si possa affrontare questo tema partendo dall’ultima parte, ovvero le modalità di attuazione della pratica dell’IVG, ma dalle motivazioni a monte che inducono a questa drammatica scelta, che derivano dalle problematiche più varie, a partire dalla sfera intima a questioni di natura sociale, relazionale, economica.

In quest’ottica riteniamo centrale il ruolo dei consultori, che deve essere svolto pienamente secondo quanto previsto dalla legge 405 del 1975, sulla quale Progetto Perugia presentò un OdG votato a maggioranza il 12/6/2020. Il consultorio è infatti quell’organo deputato a fare da filtro con il cittadino per capirne le reali necessità e nello specifico andare incontro a quei problemi che determinano la scelta dell’IVG. Chiediamo quindi la piena applicazione di questa legge, perché si vada incontro ai reali bisogni della cittadinanza, come riportato nel sito dell’USL Umbria 1 alla pagina di descrizione del servizio dei consultori:

L’obiettivo del Consultorio è di offrire un sostegno integrato alla donna, alle coppie e alla famiglia attraverso la definizione di percorsi assistenziali alla gravidanza, alla maternità e paternità consapevole e alla definizione di programmi coordinati di educazione alla sessualità e alla procreazione responsabile. L’approccio individuale con le utenti non si limita alla semplice prestazione specialistica, ma viene inteso come “presa in carico globale della persona”, mettendo in essere, se necessario, percorsi facilitati ed in rete con altri servizi. (https://www.uslumbria1.it/servizi/consultori)

In questo senso, riteniamo fondamentale anche figure quali l’ostetrica di comunità, lo psicologo di comunità, perché riteniamo che la soluzione del dramma dell’aborto stia nella reale costruzione di una rete relazionale e solidale con la donna, che invece l’IVG farmacologica relega alla solitudine.

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