
Minacce a Catiuscia Marini, Procura avanza richiesta di archiviazione
«Le indagini della Procura della Repubblica, diretta da Raffaele Cantone – pur confermando che nei confronti di Catiuscia Marini furono fatte pressioni motivate solo da argomenti politici – non hanno, invece, fornito alcun elemento di riscontro, anzi hanno smentito che la predetta avesse subito minacce esplicite o larvate. In presenza di tali elementi, è stato ritenuto insussistente ipotizzato delitto di violenza privata e di conseguenza è stata avanzata richiesta di archiviazione del procedimento iscritto nei confronti di due soggetti. Spetterà ora al Giudice delle indagini preliminari valutare se accogliere o meno la prospettazione». E’ la sintesi della richiesta avanzata dalla Procura sulla vicenda delle minacce subite da Catiuscia Marini.

L’ufficio diretto da Cantone, nei mesi scorsi, aveva avviato un’indagine sulla scorta di una notizia apparsa su un quotidiano nazionale che, occupandosi della vicenda della “fuga di notizie” – relativa all’archiviazione del processo sulla loggia “Ungheria” -, aveva in qualche modo ricollegato quell’episodio alle dimissioni presentate nel 2019 dalla Presidente della Regione Umbria, Catiuscia Marini, in quel momento indagata nell’ambito delle indagini sulla sanità, note come “sanitopoli”
«In particolare – riferisce la nota della Procura -, nell’articolo in questione – che dimostrava di avere avuto notizie da persone a diretta conoscenza dei fatti -, si ipotizzava che le dimissioni della Marini fossero conseguenti a “minacce” dalla predetta subite da parte di esponenti di vertice del suo partito politico di appartenenza. Costoro – prosegue il dispaccio del Procuratore -, secondo quanto riportava il quotidiano, per ottenere il suo “passo indietro” le avrebbero paventato il rischio di un possibile arresto, lasciandole intendere, fra l’altro, che erano in possesso di notizie riservate sull’indagine in corso, provenienti proprio dagli inquirenti».
Ritenuto che quanto riportato dal quotidiano potesse integrare una notizia di reato, si “procedeva ad escutere la dott.ssa Marini. Malgrado la segretazione dell’atto istruttorio. i media locali ne riportavano nei giorni successivi, sia pure in parte, il contenuto”.
«La Marini nel corso delle sue dichiarazioni rese alla Procura – racconta Cantone -, ha confermato sostanzialmente quanto riportato dal già citato quotidiano nazionale e quindi che la scelta di dimettersi non sarebbe stata volontaria, ma indotta da pressioni provenienti da esponenti di primo piano del suo partito che le avevano espressamente rappresentato il rischio di una evoluzione negativa della sua situazione processuale, evidenziando, in modo sia larvato sia diretto. che sul punto avevano notizie di “prima mano”, provenienti direttamente da chi stava svolgendo le indagini. Venivano quindi prontamente delegati riscontri alla sezione di polizia giudiziaria dei carabinieri su quanto dichiarato, in particolare disponendo sia l’acquisizione di tutte le dichiarazioni rese dalla ex Presidente in fase di indagini nel corso del dibattimento nel processo “sanitopoli” sia l’audizione di alcuni esponenti politici regionali dell’epoca, che la stessa dichiarante aveva indicato come a conoscenza di particolari che avrebbero potuto ribadire quanto dichiarato».
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