
Questa mattina i carabinieri della Compagnia di Perugia e dell’Aliquota della Sezione di Polizia giudiziaria, a conclusione di un’intensa attività info-investigativa, avviata nel gennaio del 2013, hanno dato esecuzione ad un’ordinanza di custodia cautelare, emessa dall’Ufficio GIP del Tribunale di Perugia su richiesta della locale Procura della Repubblica, che ha pienamente concordato con l’attività investigativa condotta dall’Arma, nei confronti di 15 persone, principalmente stranieri, responsabili, a vario titolo, di reati concernenti il traffico e lo spaccio di sostanze stupefacenti.
Il provvedimento dispone:
– la custodia cautelare in carcere per 10 persone, tutte di nazionalità straniera, di cui 2 già detenute presso le Case Circondariali di Spoleto e Perugia;
– l’applicazione della misura di dimora nei confronti di 5 soggetti, di cui 2 italiani e 3 stranieri;
– l’esecuzione di decreti di perquisizione locale e/o personale.
L’indagine denominata “No Holiday” ha permesso di neutralizzare il sodalizio criminale e di ricostruire il canale di approvvigionamento e la rotta della droga, che partendo dal Marocco, attraverso la Spagna arrivava in Italia, per essere poi venduta in tutta la provincia di Perugia e, principalmente, nelle zone di Ponte San Giovanni, Villa Pitignano e di quartieri del centro storico, per un volume d’affari di decine di migliaia di euro.
Le attività di riscontro ha consentito, nel tempo, anche il recupero e il sequestro, di complessivi:
– grammi 283 di cocaina,
– Kg, 5 chili di hashish;
– 50 grammi di marijuana.
Le persone coinvolte, già gravate da precedenti specifici, sono di origine italiana, albanese, domenicana, marocchina e tunisina. Alcune residenti in Italia da anni – in regola con il permesso di soggiorno, avevano in disponibilità case e gestivano bar – cercavano di tenere un “profilo basso”, per non destare sospetti nelle forze dell’ordine.
La cocaina veniva venduta ai clienti per 70,00 euro al grammo. I luoghi d’incontro erano i bar o gli esercizi commerciali gestiti direttamente dagli indagati, che per non attirare l’attenzione di ignari clienti adoperavano linguaggi criptici quali: “bevutina” o “birretta” per riferirsi a mezzo grammo di cocaina; “5 punti” o “cinquina” per indicare 5 grammi di cocaina; “bianca” o “nera” per indicare la natura della sostanza, cocaina o hashish.
Lo spunto investigativo è stato una segnalazione pervenuta ai carabinieri della Stazione di Ponte Pattoli per una serie di furti in abitazione perpetrati tra la fine di dicembre 2012 e l’inizio di gennaio 2013 nelle zone di Farneto di Colombella e Ponte san Giovanni. I conseguenti servizi mirati a reprimere i denunciati reati predatori permettevano di notare un’autovettura, un’Alfa Romeo 156, condotta da un noto pregiudicato albanese in “…atteggiamento altamente sospetto..” e poi portare alla luce l’esistenza di un gruppo criminale dedito non alla commissione di furti in abitazione ma bensì al traffico illecito di sostanze stupefacenti.
Da subito veniva individuato un 40enne pregiudicato albanese, conosciuto alle forze dell’ordine per i suoi precedenti inerenti il traffico di stupefacenti, quale coordinatore dell’attività di traffico di droga sulla “piazza” di Perugia. Questi, sebbene sottoposto alla misura degli arresti domiciliari per analoghi reati, organizzava gli approvvigionamenti sia della cocaina che dell’hashish gestendo anche la successiva distribuzione sul territorio e i proventi, avvalendosi in ciò della fidata collaborazione del giovane nipote 24 enne, e intrattenendo contatti personali con soggetti controindicati, contravvenendo in tal modo alle prescrizioni impostegli. Inoltre, l’albanese per individuare i fornitori di stupefacente si avvaleva di un suo connazionale, il quale a sua volta intratteneva rapporti con un domenicano e un marocchino per l’approvvigionamento di hashish.
L’indagine, non facile, si è, dunque, dipanata in una sorta di “mosaico investigativo” giungendo, pian piano all’identificazione dei fornitori e ad altri spacciatori operanti nel territorio perugino.
Nel corso di tali operazioni veniva individuato anche un 37enne marocchino, vero e proprio intermediario nell’attività di importazione di hashish dall’estero, che avvalendosi della complicità dei propri fratelli residenti rispettivamente in Marocco e in Spagna, organizzava i “viaggi” di considerevoli quantitativi di hashish da rivendere in Umbria. Proprio al termine di uno di questi viaggi, un 21enne marocchino, al rientro in Italia, controllato alla stazione ferroviaria di Perugia, dopo essere sceso dal treno proveniente da Milano, veniva arrestato poiché trovato in possesso di 120 ovuli di hashish, per un peso complessivo di 1 chilo. In più viaggi, il 37enne marocchino con il concorso dei suoi fratelli all’estero e di altri complici in Italia, di cui tre connazionali e tre italiani, tra il mese di luglio e quello di novembre 2013 ha importato complessivi 3,5 chili di hashish.
Nel territorio perugino il mercato della cocaina era direttamente gestito dal 40enne albanese, mentre quello dell’hashish era demandato ai magrebini.
I due gruppi, albanese e marocchino, provvedevano quindi a rifornirsi di cocaina e hashish dall’estero, per poi provvedere, grazie ad una fitta rete di contatti, allo smistamento della droga verso altri pusher, oppure provvedendo direttamente alla cessione ai consumatori.
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