ORVIETO, AZIENDE LAGER, UN CASO GRAVISSIMO

lavoroin neroORVIETO – La notizia odierna della scoperta, nei mesi scorsi, da parte della Guardia di Finanza di due aziende tessili a Fabro, in cui lavoratori di nazionalità cinese erano sfruttati e segregati come in veri e propri lager, in condizioni che rasentano la schiavitù, rappresenta un ulteriore duro colpo per il mondo del lavoro umbro e una conferma di come la crisi stia producendo un sempre più pesante imbarbarimento del tessuto sociale ed economico regionale. Con realtà come queste il sindacato fatica indubbiamente ad entrare in contatto, perché difficili da individuare e perché la comunità cinese è molto chiusa al suo interno. Ma ciò nonostante la CGIL del territorio Orvietano già nel lontano 2007 aveva lanciato un forte grido di allarme rispetto alla presenza, a Fabro, di aziende lager in cui lavoratori cinesi erano brutalmente sfruttati. Così scrivevamo, a seguito di un’altra operazione della Gdf, in un comunicato di 7 anni fa: “E’ necessario innanzitutto un clima nuovo di consapevolezza diffusa, una mobilitazione sociale che non solo esprima indignazione, che pure sarebbe utile e necessaria, di fronte a fatti come quello dei cinesi chiusi a vivere e lavorare nel capannone di Fabro, ma che sia in grado di respingere ogni forma di sfruttamento e di segregazione sociale”.

Dunque, un problema vecchio, che evidentemente si ripropone nel tempo, perché la società civile e il sistema economico umbro non sono stati in grado di espellerlo, di estirparlo. Anzi, la crisi ha allargato l’espansione dell’economia illegale, accentuando i fenomeni di sfruttamento del lavoro. Nel territorio orvietano hanno chiuso realtà produttive del settore tessile che avevano fatto della qualità l’elemento centrale su cui competere, lasciando spazio all’economia illegale e allo sfruttamento del lavoro, che appaiono ormai quasi gli unici mezzi con i quali una parte del sistema imprenditoriale, non solo cinese, punta a sopravvivere, se non addirittura ad arricchirsi nella crisi. Ma tutto questo è indegno di una società civile come quella umbra. Per questo, la Cgil auspica che fenomeni di questa gravità siano perseguiti duramente e che la nostra regione si liberi, una volta per tutte, di ogni sacca di illegalità e sfruttamento del lavoro.

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