
FIRENZE – “Può essere che non sapremo cosa è veramente successo quella sera: ci dobbiamo mettere il cuore in pace”. Lo ha detto Stephanie Kercher, sorella di Meredith. “Visto che ci sarà un’altra Cassazione, siamo ancora in viaggio verso la verità. Sul processo “non è ancora stata scritta la parola fine”. Stephanie ha sottolineato di non aver ricevuto la lettera di Amanda ma anche precisato che “è difficile che la incontreremo”.
“Possiamo sperare di esserci vicini, niente ci riporterà Meredith, la cosa migliore che possiamo sperare è portare a conclusione questa vicenda, così che tutti possano andare avanti con la loro vita”. Così Lyle Kercher, fratello di Meredith, commenta la sentenza. “Questi sette anni sono stati difficili e dolorosi – aggiunge – la sentenza di ieri rappresenta “un passo in avanti verso la verità e la giustizia. Un percorso non ancora terminato”.
Sollecito e la Knox “sin dall’inizio hanno riferito cose poi sempre smentite, dati che si sono rivelati sempre falsi”. Lo ha detto Francesco Maresca, legale della famiglia di Meredith Kercher. “Se è stato un processo mediatico questo è dovuto agli imputati, non alle parti civili. Gli imputati – ha aggiunto – devono prendere atto della condanna, anche se sono negli Stati Uniti”.
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