Arresti domiciliari per corruzione nel settore dei rifiuti in Umbria
Le forze della Guardia di Finanza di Perugia hanno eseguito, in data odierna, due misure cautelari di arresti domiciliari nei confronti di due amministratori operanti nel settore della gestione dei rifiuti. I provvedimenti, emessi dal GIP del Tribunale di Perugia, riguardano l’ex amministratore di una società per azioni con sede a Città di Castello e l’amministratore di una società a responsabilità limitata con sede a Perugia, entrambe attive nel trasporto e nella raccolta di rifiuti urbani.
L’inchiesta ha preso il via da una denuncia anonima, ritenuta affidabile, che indicava con precisione rapporti illeciti tra società del settore e la società pubblica coinvolta, di cui molti comuni della zona di Città di Castello sono soci. La denuncia faceva riferimento a episodi di corruzione, con presunte tangenti in cambio di appalti e forniture di servizi legati alla gestione dei rifiuti.
Sebbene la denuncia anonima non sia stata utilizzabile a fini processuali, ha comunque fornito il punto di partenza per le indagini. Gli investigatori si sono inizialmente concentrati sull’operato dell’ex amministratore unico della società pubblica, che, oltre a ricoprire tale ruolo, forniva consulenze retribuite a società private che ottenevano appalti dalla stessa società pubblica. Le indagini hanno rivelato che questo soggetto aveva intessuto relazioni profonde nel contesto politico, economico e sociale della zona di Città di Castello, ma, pur vivendo con uno stile di vita agiato, non disponeva di qualifiche accademiche o professionali per giustificare tali consulenze.
Le verifiche della Guardia di Finanza di Perugia si sono svolte con l’ausilio di intercettazioni telefoniche e l’analisi della documentazione raccolta durante perquisizioni, evidenziando che l’ex amministratore aveva ricevuto compensi per un valore superiore a 750.000 euro per consulenze che, secondo gli inquirenti, non erano mai state realmente svolte. Tali somme, secondo l’accusa, rappresentavano la ricompensa per il favoreggiamento di società private nell’ottenimento di appalti. Per questo motivo, oltre all’accusa di corruzione, viene contestata anche l’emissione e l’utilizzo di fatture false per operazioni inesistenti.
L’ex amministratore è accusato di aver facilitato la partecipazione e l’aggiudicazione di un’importante gara d’appalto per la concessione del servizio pubblico di gestione dei rifiuti urbani nei comuni dell’Alta Valle del Tevere. L’appalto, bandito dall’Ambito Territoriale Integrato 1 (ATI 1), riguarda la gestione dei rifiuti nei comuni di Citerna, Città di Castello, Costacciaro, Fossato di Vico, Gualdo Tadino, Gubbio, Lisciano Niccone, Monte Santa Maria Tiberina, Montone, Pietralunga, San Giustino, Scheggia e Pascelupo, Sigillo e Umbertide per un periodo di 15 anni, con un valore complessivo di oltre 350 milioni di euro.
Oltre a questa vicenda, gli inquirenti hanno rilevato un secondo episodio di corruzione. In questo caso, l’ex amministratore della società pubblica avrebbe violato il principio di rotazione degli appalti selezionando, senza gara pubblica, una società con sede a Città di Castello per la fornitura di cestini per la raccolta dei rifiuti. L’importo dell’appalto, circa 300.000 euro, sarebbe stato ulteriormente gonfiato da una “commissione” di 36.000 euro destinata all’amministratore come compenso per consulenze inesistenti, con l’emissione di documentazione fiscale fittizia.
Le indagini, coordinate dal Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria della Guardia di Finanza di Perugia, hanno portato alla richiesta di misure cautelari per due soggetti. Il giudice per le indagini preliminari, valutando le prove raccolte, ha deciso di applicare gli arresti domiciliari per i due amministratori, riconoscendo il rischio concreto di reiterazione del reato.
Le misure sono state disposte il 19 settembre 2024, in conformità alla nuova normativa introdotta dalla “Legge Nordio” del 9 agosto 2024, che prevede, tra le altre cose, l’obbligo di interrogatorio preventivo per gli indagati. Al termine degli interrogatori, il GIP ha ritenuto fondati i sospetti, sottolineando come le somme percepite sotto forma di consulenze fossero in realtà tangenti volte a garantire l’aggiudicazione degli appalti e il mantenimento di un ruolo dominante nella gestione dei rifiuti in ambito regionale.
Nel lungo provvedimento, il giudice ha evidenziato come queste pratiche fossero mirate a consolidare la posizione della società privata, garantendo guadagni futuri e stabilità economica per i prossimi 15 anni. Oltre ai due arrestati, un terzo soggetto, amministratore della società fornitrice dei cestini per i rifiuti, era inizialmente destinatario di una misura cautelare. Tuttavia, dopo l’interrogatorio, questo individuo ha dimostrato di aver abbandonato le cariche societarie e ha manifestato l’intenzione di risolvere la questione con riti alternativi, portando così alla revoca della misura nei suoi confronti.
L’inchiesta continua, e ulteriori sviluppi potrebbero emergere nelle prossime settimane, mentre le autorità proseguono le indagini per verificare eventuali altre irregolarità negli appalti e nelle consulenze nel settore dei rifiuti nella regione umbra.
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