
«Cento anni fa, alla vigilia di Natale del 1914, in occasione del primo incontro con il collegio cardinalizio, Benedetto XV tenne uno storico discorso sull’efferatezza di una guerra che era ormai scoppiata da cinque mesi e che stava distruggendo l’Europa. “Cadano al suolo le armi fratricide! Cadano alfine queste armi, ormai troppo macchiate di sangue – disse il Papa – e le mani di coloro che han dovuto impugnarle tornino ai lavori dell’industria e del commercio, tornino alle opere della civiltà e della pace” … In quelle zone di guerra, tra i reticolati delle trincee, soffiò lo spirito di Dio che pareva aver ascoltato la preghiera di Benedetto XV e, spontaneamente, senza l’accordo dei generali e dei governanti, fu dichiarata una tregua dai combattimenti che durò alcuni giorni. Giorni in cui i soldati poterono abbracciarsi, scambiarsi i doni, seppellire i propri caduti, celebrare una messa comune e persino giocare una partita di calcio.
A scriverlo sulle colonne de «L’Osservatore Romano», in edicola il 23 dicembre, è il cardinale arcivescovo di Perugia-Città della Pieve Gualtiero Bassetti, presidente della Ceu, nel riflettere sulle tragiche conseguenze del primo conflitto mondiale che papa Benedetto XV definì «l’inutile strage».
«Questi fatti, accaduti cento anni fa – prosegue il porporato –, sono per tutti noi, oggi, di grande insegnamento. Non bisogna aver paura di cercare la pace. Anzi, occorre volere la pace con tutte le nostre forze perché, come ha detto Papa Francesco, “vogliamo che in questa nostra società, dilaniata da divisioni e da conflitti, scoppi la pace”».
«Questo desiderio di pace e questi straordinari avvenimenti del 1914 – scrive il cardinale Bassetti – mi spingono a un duplice sogno che si converte in umile preghiera: che almeno nel giorno di Natale, nel nome di questo disarmato e docile bambino nato nella grotta di Betlemme, si fermino le violenze in ogni parte del mondo, cessino le sopraffazioni dell’uomo sull’uomo sui luoghi di lavoro, si arrestino sulle rive del mare i feroci Caronte che traghettano sul Mediterraneo i disperati in fuga dalla povertà o da regimi dispotici. E magari si faccia come ad Haifa dove i bambini israeliani e quelli palestinesi, qualche giorno fa, hanno giocato una partita di calcio in memoria della tregua di Natale del 1914… La storica visita a Strasburgo di Francesco – un Papa “preso dalla fine del mondo” che si è rivolto in modo così intenso e convincente a un continente invecchiato che è diventato “una nuova periferia” – non può rimanere racchiusa soltanto nei giornali o nei libri di storia, ma va concretizzata e attualizzata».
«Per questo motivo, sulla scia degli interventi di Francesco – annuncia il presidente della Ceu dalle colonne de L’Osservato Romano –, i vescovi dell’Umbria stanno promuovendo ad Assisi un luogo stabile di incontro e di studio, di preghiera e di riflessione, che possa allargare i suoi orizzonti a tutta l’Europa, nella ricerca di quell’anima profonda e di quelle radici che il vecchio continente ha l’assoluta necessità di riscoprire».
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