CLEOPATRA, HÄNDEL E LA VOCE BAROCCA DI ROBERTA INVERNIZZI

amici dell amusica folignopost by M. Wieczorek (UJ.com3.0) FOLIGNO –  Sarà la regina delle regine, la leggendaria Cleopatra, l’ultima donna a far parlare di sé nel progetto “Donne di Follia e d’Amor” proposto dagli Amici della Musica di Foligno con il sostegno della Fondazione Cassa di Risparmio di Foligno. Dopo il successo martedì scorso della Tavola Rotonda che ha visto confrontarsi sul tema del femminicidio – filo conduttore del progetto – esperti, docenti, studenti e rappresentanti delle istituzioni, prosegue quindi la serie dei concerti in Stagione con un appuntamento di grande rilievo che porterà venerdì 12 aprile, all’Auditorium San Domenico, ore 21, l’Accademia Hermans diretta dal M° Fabio Ciofini, che suonerà anche il claviorgano.

Con il celebre ensemble – quindici musicisti di raffinata bravura – sarà la soprano Roberta Invernizzi, che critica e pubblico hanno decretato voce barocca tra le più amate e straordinarie a livello internazionale. Alla sua intensa voce sono affidate le vicende dell’appassionata Cleopatra del Giulio Cesare di Georg Friedriech Händel, un evento musicale da non perdere per ascoltare nella proposta di artisti di assoluto rilievo le mirabili arie che Händel affidò alla protagonista femminile e che rappresentano un vero e proprio campionario della vocalità e dell’espressività teatrale barocca.

Personaggio complesso e raffinato, in cui le ragioni del cuore si vanno gradatamente sostituendo, all’iniziale e spregiudicato progetto politic, Cleopatra canterà lo struggente lamento Piangerò la sorte mia, intonato alla notizia, falsa, della morte di Cesare, ma anche la vivace Venere bella con i due oboi concertanti, invocazione alla dea dell’Amore, affinché il cuore di Cesare possa essere conquistato. Stesso organico si ha nella virtuosistica Da tempeste il legno infranto (III, 7), in cui lo spirito combattivo di Cleopatra, ormai pronta alla resa, si risveglia repentinamente di fronte all’ennesimo ribaltamento della sorte. Si torna, infine, ad accenti struggentemente patetici con Se pietà di me non senti, invocazione agli Dei affinché proteggano la sorte di Cesare. La cura estrema che Händel riservò alla composizione del Giulio Cesare, lunga e laboriosa, più volte ripresa per successive versioni, si può riscontrare anche nei recitativi, sensibilissimi e sempre espressivi, tra i quali l’accompagnato Che sento? oh Dio! è forse l’esempio più notevole.

Il programma si completa con alcune pagine strumentali. Accanto all’Ouverture e alla Sinfonia bellica che apre la scena seconda dell’atto III dell’opera stessa, accompagnando la battaglia vittoriosa delle truppe di Tolomeo su quelle di Cleopatra, si ascolteranno il Concerto grosso HWV 313 e i concerti per organo HWV 311 e HWV 295 (1739, il celebre The cuckoo and the nightingale). Händel stesso ne fu il primo esecutore: dirigendoli dallo strumento e inserendoli tra le due parti dei suoi oratori con ampie concessioni all’improvvisazione, tentò qui coraggiosamente di trascinare il principe degli strumenti ecclesiastici in un contesto mondano e laico, in una parola moderno.

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