✍ I racconti – La bella spia, Maria Keller Schleitheim, fucilata dai partigiani a Pietralunga

✍ I racconti - La bella spia, Maria Keller Schleitheim, fucilata dai partigiani a Pietralunga

✍ I racconti – La bella spia, Maria Keller Schleitheim, fucilata dai partigiani a Pietralunga

di Elio Clero Bertoldi
PERUGIA – Esattamente 76 anni fa, il 29 aprile 1944, Maria Keller Schleitheim, 31 anni, ballerina, veniva fucilata quale spia fascista, dopo un processo organizzato dai partigiani della Brigata San Faustino poi Brigata Proletaria d’Urto. Su questo episodio storico sono stati scritti diversi libri, tra cui quello di Ottorino Gurrieri (dal titolo “Una cometa su Perugia”) nell’immediato dopoguerra e quello pubblicato, appena un lustro fa, dal ricercatore Andrea Maori (“Marion, vita da spia”) che ha rinvenuto foto e documenti inediti – quali carte della polizia e fascicoli processuali del dopoguerra – sulla vicenda di Maria – ungherese di nascita e di famiglia austriaca nobile ma decaduta – giovane, bella, multilingue, colta, finita in una compagnia quale ballerina tra l’Ungheria, il Nord Africa e la Francia. I servizi segreti francesi assoldarono ad Algeri Marion, il suo nickname nel mondo dell’avanspettacolo e la spedirono in Italia, col compito precipuo di spiare i movimenti della Marina Militare. Il 3 dicembre 1939 però la bella straniera venne arrestata a Napoli dal controspionaggio italiano e trovata in possesso di materiale cartaceo e foto compromettenti.

In realtà gli stessi periti del Tribunale Speciale affermarono che si trattava di notizie di poco valore, ma la condanna inflitta a Marion risultò comunque pesante: 25 anni di carcere. Per lo sconto della pena l’ex ballerina fu associata al carcere di piazza Partigiani di Perugia, dove un’ala importante era riservata alle donne. Un giorno di febbraio del 1944 la Keller venne convocata dal prefetto Armando Rocchi e fu accompagnata in prefettura da alcune suore.

Nelle poche decine di metri che dividevano la prefettura dal carcere, Marion – che aveva appena concluso il colloquio con il capo del fascismo perugino – venne rapita dagli uomini di Rocchi e inviata a Morena quale infiltrata nelle bande partigiane. Lei confessò – era capitata nel territorio di Pietralunga e fu fermata il 20 marzo del 1944 – ai partigiani, dopo aver negato a lungo di essere una spia, di aver accettato la missione per scampare al carcere.

L’attività spionistica della Keller se ci fu durò poco: i partigiani scoprirono quasi subito i suoi piani. Fu processata e condannata a morte, ma la sentenza venne sospesa. La donna ebbe così modo di allacciare una amicizia anche con due inglesi (uno dei quali cugino stretto di Churchill, parte di un gruppo che aveva trovato riparo ed ospitalità in una famiglia contadina antifascista, sempre nella zona di Pietralunga. Tra gli stranieri che appoggiavano la San Faustino il diplomatico statunitense Walter Orebaugh, bloccato in Francia ma poi fuggito dai controlli del regime fascista. Alla fine di aprile, assunti ulteriori particolari sul ruolo della donna, la sentenza venne eseguita dai partigiani. A sparare le raffiche di mitre che stroncarono la vita di Marion, in cima a Serra dei Paggi, un tedesco ed uno slavo.

Marion venne riabilitata, processualmente, sedici anni dopo la morte e assolti furono anche i partigiani coinvolti, che erano stati denunciati, nell’immediato dopoguerra, per omicidio volontario dai carabinieri di Pietralunga.

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