TERNI, FONTANA DI PIAZZA TACITO, INCULTURA E DISINTERESSE HANNO DISTRUTTO I MOSAICI

Fontana Piazza Tacito
Fontana Piazza Tacito
Fontana Piazza Tacito

(umbriajournal.com) TERNI – A nessuno è permesso di fare il solito gioco del cinismo politico da quattro soldi. Il restauro del 95 avvenne in piena collaborazione con: la Soprintendenza dell’Umbria; il tecnico comunale che era il dirigente Arch. Massimo Romani con notevole esperienza nel settore, poi a capo dell’ufficio tecnico del Comune; la Fondazione CARIT che seguì passo passo e condivise tutte le decisioni, peraltro con l’ing. Giuseppe Belli, Vice Presidente, persona competente ma anche rappresentante in Commissione Edilizia per molti anni proprio della Soprintendenza; la ditta incaricata della esecuzione che era appunto una cooperativa ravennate particolarmente specializzata in mosaici.

Non ci fu il minimo dissenso nè sul progetto, nè sulla esecuzione dei lavori. Ció che avvenne negli anni successivi è cronaca. Basta rileggere gli appelli accorati del sottoscritto che sollecitava la giunta poi insediatasi a Palazzo Spada a fare attenzione: 1)- nell’utilizzo di film tecnologicamente avanzati che isolassero i mosaici dall’umidità e dalla sporcizia, in modo tale che l’acqua scorresse velocemente senza stagnare o consumare le tessere; 2)- nell’impedire che i cittadini continuassero a gettare cicche, bottiglie, pacchetti vuoti di sigarette, coloranti per festeggiare eventi ed altri materiali impropri;

3)- nel proibire drasticamente l’uso di materiali acidi per le pulizie o addirittura strumenti abrasivi, evitando di camminare sopra i mosaici stessi come se si trattasse di bitume o porfido. Risultati? Come parlare ad un muro, sordità totale e disinteresse accentuato da parte degli amministratori in carica. Ricordo qualche sorriso di scherno. Nessun film protettivo credo veniva interposto fra lo smog prodotto dall’inquinamento e quello grasso prodotto dai pneumatici e la stessa acqua. Non so bene quali prodotti detergenti siano stati utilizzati ma di certo per pulire a fondo e radicalmente la superficie di per sè non speculare i detersivi probabilmente erano anche aggressivi.

Non solo, vedere operai che raschiavano letteralmente i segni dello zodiaco con rastrelli di ferro, di quelli che si usano per raccogliere le foglie nei viali mi faceva inorridire, ma la colpa evidentemente non era loro. L’incuria di maleducati che gettavano nel catino di tutto ha concluso l’opera. Si è arrivati addirittura a scavare solchi profondi e lunghi senza che la cosa interessasse alcuno. La maggior responsabilità è indubbiamente del Comune ma di certo se la Fondazione si fosse unita ad grido di dolore che alcuni cittadini lanciavano, piuttosto che rimanere silente, forse il Comune, sempre e comunque interessato a quello che continua a considerare, come alcuni hanno plasticamente scritto “un proprio bancomat”, quasi a pretenderne i fondi senza dare mai fin qui garanzie formali e sostanziali, sicuramente si sarebbe evitato lo scempio attuale.

La Soprintendenza, fatte le dovute eccezioni, non ha mai avuto grandi palpitazioni per Terni. Scende di tanto in tanto da Perugia o addirittura da Gubbio quando qualche associazione alza la voce mentre avrebbe dovuto insediare un ufficio stabile in città, anche se minimo, per assolvere al dovere d’istituto. Oggi, in una logica molto italica, qualcuno sostiene che non serve accertare le responsabilità, tanto alla fine paga la CARIT, cioè Pantalone, come se non si trattasse comunque di danaro pubblico e quelle somme non avrebbero trovato miglior investimento se non fosse stato sprecata la precedente donazione.

La verità è che occorre una rivoluzione culturale: gli amministratori debbono avere un minimo di competenza e di sensibilità, chi amministra danaro pubblico deve farlo con assoluto rigore, possibilmente con gare trasparenti, i cittadini e le associazioni più sensibili debbono anche loro farsi sentire affinchè i politici ed i tecnici sordi e ciechi siano obbligati a sussultare. Su questo, piaccia o meno a chi governa, la città sembra si stia risvegliando, segnale secondo me positivo per un 2014 di ripresa.

Enrico Melasecche

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