Acque inquinate tunnel ‘Tescino’ a causa di una gigantesca discarica

TERNI – Spuntano le carte: respinta con perdite la manovra con cui Thyssen, per il tramite del principe del foro, prof. Carlo Federico Grosso, ha tentato di ribaltare soprattutto sui cementi utilizzati da ANAS le responsabilità dell’inquinamento delle acque precipitate nella galleria ‘Tescino’, inquinamento da metalli pesanti, tra cui cromo esavalente. I periti incaricati dal Tribunale, dottor Mauro Sanna e dottor Ivo Pavan, come noto avevano già individuato il soggetto inquinatore nella propria relazione tecnica: la contaminazione “(…) è riconducibile unicamente alla discarica della Thyssen Krupp definita ‘zona A attiva’”.

Il relativo verbale di udienza di incidente probatorio, verso la conclusione dell’udienza medesima (da pagina 46 in poi), riporta che la Thyssen, additata ufficialmente quale solo soggetto responsabile dell’inquinamento, abbia preteso in extremis di poter produrre e consegnare al Tribunale l’ennesimo elaborato tecnico, annunciando di voler avviare analisi ulteriori sulla galleria utilizzando propri laboratori, finendo naturalmente per dilatare anche i tempi delle procedure. La mossa non è affatto piaciuta né al procuratore della Repubblica, Elisabetta Massini, né all’avvocato di ANAS, che si sono opposti a questa eventualità, ricordando la prima che “…ove ci fosse stata l’esigenza di richiedere ulteriori analisi e carotaggi da parte dei periti, si sarebbe dovuto fare in sede di incidente probatorio (…) altrimenti ne viene meno il senso”, mentre il secondo ha sottolineato l’irritualità dell’istanza di Thyssen, definita pure “abnorme”.

Il giudice per le indagini preliminari (GIP), Maurizio Santoloci, al termine della camera di consiglio, ha deciso pertanto con ordinanza di rigettare l’istanza della Thyssen tesa a produrre analisi di parte, perché “(…) non rituale rispetto allo spirito e anche alla struttura sostanziale dell’incidente probatorio, quindi sarebbe comunque un’acquisizione anomala”. Ma Thyssen non ha desistito, provando nuovamente a consegnare altri documenti. Il PM li rigetta, poiché si tratta comunque di “(…) analisi effettuate presso l’ISRIM, rapporti di prova di altre analisi (…). Quindi, per gli stessi motivi per cui c’è stata opposizione agli altri risultati analitici, c’è opposizione anche per questi”, richiesta cui si associa l’avvocato di ANAS. Si è conclusa così l’udienza di incidente probatorio, con una seconda ordinanza del GIP a ribadire che “(…) non essendo ritualmente previsto, il giudice non l’ammette” (altra documentazione Thyssen, nda).

A questo punto è lampante la ragione dell’inquinamento delle acque nel tunnel: quella gigantesca discarica di scorie che, nonostante tutto, qualcuno sta lasciando irresponsabilmente estendere. Mentre il riciclo scorie non parte mai, nonostante fosse imposto dall’A.I.A del 2010.

Qualora si aprisse una fase processuale, chiederemo dunque di poterci costituire parte civile, invitando le altre associazioni ambientali a fare lo stesso. Non finisce qui

Andrea Liberati

vice presidente Italia Nostra Umbria

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