Infortuni: Inail, 189 morti primo trimestre 2022, +4 in un anno

Infortuni: Inail, 189 morti primo trimestre 2022, +4 in un anno. Aumento legato a casi in itinere e nell’industria servizi e agricoltura

Infortuni: Inail, 189 morti primo trimestre 2022, +4 in un anno

Le denunce di infortunio sul lavoro con esito mortale presentate all’Inail entro il mese di marzo 2022 sono state 189, quattro in più rispetto alle 185 registrate nel primo trimestre del 2021 e 23 in più rispetto alle 166 del periodo gennaio-marzo 2020.


Fonte Adnkronos


A livello nazionale i dati rilevati al 31 marzo di ciascun anno evidenziano, pur nella provvisorietà dei numeri, un incremento per il primo trimestre del 2022 rispetto al pari periodo del 2021 solo dei casi in itinere, passati da 31 a 51, mentre quelli avvenuti in occasione di lavoro sono scesi da 154 a 138. L’aumento ha riguardato solo l’industria e servizi (da 158 a 160 denunce) e l’agricoltura (da 16 a 20 casi), mentre il conto Stato registra due casi in meno (da 11 a 9).

Dall’analisi territoriale emerge un incremento di 11 casi mortali nel Centro (da 34 a 45), di sette nelle Isole (da 8 a 15), di tre nel Nord-Est (da 38 a 41) e di due nel Nord-Ovest (da 47 a 49). Il Sud è il solo a registrare un calo (da 58 a 39). Tra le regioni con i maggiori aumenti si segnalano la Lombardia e la Toscana (+8 decessi per entrambe) e il Veneto (+6), con i maggiori decrementi l’Abruzzo (-8 casi), la Campania (-7) e il Piemonte (-5).

Per la Giornata mondiale per la sicurezza e la salute sul lavoro istituita nel 2003 dall’Organizzazione internazionale del lavoro (Oil), l’obiettivo dell’Anmil (Associazione nazionale fra lavoratori mutilati ed invalidi del lavoro) sarà quello di contribuire ad accendere i riflettori sulla piaga sociale della mancanza di prevenzione nei luoghi di lavoro e delle malattie professionali, attraverso la sua presenza in diverse iniziative dislocate su tutto il territorio nazionale.

Infatti, ricorda l’Anmil “se guardiamo agli ultimi dati Inail inerenti al periodo gennaio-febbraio 2022, quindi solo in questo primo bimestre, in Italia le denunce per malattie professionali in generale risultano ben 8.080, ovvero il 3,6% in più rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso (7.801)”.

“Se invece – sottolinea – ci si focalizza sulle malattie da asbesto, ci si accorge che queste presentano caratteristiche molto particolari connesse sia alle attività produttive coinvolte, che sono a forte vocazione maschile, sia ai tempi di latenza delle malattie stesse che, come già detto, possono essere generalmente molto prolungati. In virtù di tali caratteristiche le malattie da asbesto quindi si manifestano per lo più tra gli uomini e tra le persone di età avanzata: in particolare il 98,6% di quelli affetti da asbestosi ed il 91% di quelli colpiti da neoplasie. Il 55% dei tecnopatici ha un’età superiore ai 65 anni e ben il 98% ha un’età superiore ai 50 anni”.

Secondo l’Oms (Organizzazione mondiale della sanità) – continua Anmil – sono 107mila le persone che, ogni anno, perdono la vita per cause relative all’amianto. La metà di loro è europea: un dato che sconcerta se si pensa che in quest’area risiede solo il 13% della popolazione di tutto il pianeta. Per quanto riguarda il mesotelioma (una forma tumorale associata all’esposizione alla fibra killer) i tassi più alti di morte si registrano in Islanda, con 25 decessi ogni 10 milioni di abitanti, seguita dal Regno Unito e Malta (l’Italia è nella media con 10 morti). I tre stati ritornano anche per quanto riguarda l’asbestosi, la malattia polmonare dovuta all’inalazione dell’amianto: in questo caso l’Islanda segue Malta e precede il Regno Unito
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“Dietro questi freddi numeri – dichiara il presidente nazionale Anmil Zoello Forni – ci sono le storie di uomini e donne che, in un giorno di lavoro come tanti altri, hanno visto la loro vita cambiare per sempre. Dunque per far sì che vengano rispettate le vite dei cittadini dobbiamo assumerci l’impegno comune di dare una svolta alle politiche in materia di prevenzione, soprattutto ora che la ripartenza delle attività economiche e le difficoltà che la nostra economia sta vivendo rischiano di mettere a repentaglio la salute e la sicurezza dei lavoratori. Occorre spendersi sul serio affinché la sicurezza sul lavoro e la salvaguardia della vita umana siano sempre anteposte alle ragioni della produttività e del profitto e trovino il loro posto naturale al centro di ogni politica di sviluppo economico”.

“L’Associazione – conclude Forni – continuerà la sua incessante azione nel segnalare e nel combattere per migliorare la prevenzione grazie ai propri strumenti, come ad esempio la ‘Scuola della testimonianza Anmil’ attraverso la quale si formano opportunamente infortunati che danno il proprio contributo esperienziale nelle aziende, e il dialogo ultraventennale con le scuole che mira alla conoscenza del problema infortunistico da parte delle nuove generazioni, quali classi lavoratrici del domani”.

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