Sono arrivati i farmaci monoclonali a Perugia è il Bamlanivimab di “Trump” 🔴 VIDEO

Sono arrivati i farmaci monoclonali a Perugia è il Bamlanivimab di "Trump"

Sono arrivati i farmaci monoclonali a Perugia è il Bamlanivimab di “Trump”

Si chiama, nome scientifico, “Bamlanivimab“, è il farmaco monoclonale arrivato presso l’ospedale di Perugia – ne sono arrivati 56 ndr (28 a Perugia i resto a Terni) -, al servizio di farmacologia. Le persone lo conoscono come la “cura di Donald Trump“, ma in realtà è un presidio medico di fondamentale importanza, “soprattutto se somministrato – come spiega la professoressa Daniela Franscisci, direttore malattie infettive dell’ospedale Santa Maria della Misericordia – nei primi due tre giorni di malattia da Sars-Cov2“.

  • Somministrato nei primi giorni di Covid è efficacissimo

Il dottor Alessandro D’Arpino spiega di cosa si tratta. «Sono arrivati i primi farmaci monoclonali – ha detto ai giornalisti –, non si tratta di emoderivati – ha spiegato subito -, non si tratta di estratti del sangue ma sono dei prodotti che vengono allestiti industrialmente. Vengono allestiti attraverso tecniche di ingegneria genetica».

D’Arpino ha rassicurato i giornalisti spiegando che si tratta di prodotti di sintesi biologica e non sono, per esempio, paragonabili al plasma iperimmune. «Anche se – ha aggiunto – il plasma iperimmune contiene una concentrazioni di anticorpi».

  • Predisposto il percorso per la somministrazione nei pazienti

Gli anticorpi sono arrivati a Perugia proprio in questi giorni, ed è già stato predisposto il percorso per la somministrazione nei pazienti. Saranno stoccati all’interno della farmacia del Santa Maria della Misericordia.

«L’allestimento è molto semplice – spiega lo scienziato – arrivano in fiala da 70o milligrammi, vengono prelevati con la siringa e inseriti in una sacca di fisiologica per essere somministrati in in fusione di un’ora».

Ci sono poi 196 dosi “combinate” che sono in arrivo sono due farmaci che andranno somministrati insieme e sarà una miscela composta dal Bamlanivimab e da un altro anti corpo. .

Il farmaco che è arrivato, però, può già essere usato così com’è e nel frattempo sono arrivati i “combinati” che vanno somministrati insieme e a breve saranno inseriti nel percorso prescrittivo che sarà poi applicato da medici e infettivologi.

«Questa nuova cura – spiega Daniela Francisci, direttore malattie infettive – deve essere somministrata nelle fasi più precoci della malattia . 3 gioorni, massimo dieci – dice -, ma prima si comincia meglio è. Si tratta di anticorpi – spiega Francisci – diretti contro la proteina Spike, che è la proteina con la quale il virus interagisce per entrare dentro cellule dell’ospite».

  • Se somministrato precocemente, quindi, dovrebbe bloccare il virus e impedire la trasformazione dell’infezione in malattia vera e propria.

«Servirà – spiega anche la scienziata – a migliorare la prognosi dei pazienti sia in termini di durata dei sintomi sia nei termini di una riduzione delle forme più severe e quindi dell’accesso in ospedale e del ricovero».

Un’arma in più quindi che, se usata tempestivamente, si va ad aggiungere all’arsenale di cui la scienza dispone dedicata a quei pazienti che sono ancora a casa.

«In questo modo – aggiunge la professoressa – si andrà ad alleggerire il carico in ospedale. Impedire che l’infezione evolva in malattia e malattia severa magari in quei soggetti le cui condizioni potrebbero essere una aggravante per l’insorgenza della SarsCov2»

Il farmaco quindi bloccherebbe sul nascere l’infezione impedendole di progredire, il senso dovrebbe essere questo. Francisci ha poi spiegato, rispondendo ai giornalisti, che il plasma iperimmune è dei soggetti guariti, mentre il monoclonale è costruito in laboratorio e non è un emoderivato.

 

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