
L’Europa della Convivenza si può costruire, intervento di Lorena Pesaresi da Lorena Pesaresi – PERUGIA – Quando parliamo di immigrazione non trattiamo un tema qualunque ma il tema dei temi, la sfida delle sfide di tutti i tempi, come lo sono i mutamenti climatici e la salvaguardia del Pianeta che impongono di concepire un sistema economico capace di potersi rigenerare da solo senza consumare-inquinare risorse natuali, l’ambiente, il suolo, il clima, l’acqua e l’aria che respiriamo, così come la sfida del riconoscimento della parità sostanziale e delle pari opportunità, dei valori della differenza di genere e delle differenze e della loro integrazione-interazione culturale e socio-linguistica tra razze-etnie-religioni-lingue-culture differenti. Integrazione come esercizio di diritti/doveri di tutti e non solo di pochi; di inclusione come rispetto dell’altro/dell’altra; di rispetto “dell’altro” inteso come pari dignità della persona, come diritto/dovere alla convivenza, come principi fondanti di una civiltà e della pace nel mondo.
Sull’immigrazione è fondamentale aprire gli occhi visto l’ennesimo allarme delle Nazioni Unite sulla gestione disumana dei flussi migratori dall’Africa, quella che ormai rappresenta davvero la “schiavitù del terzo millennio…” e che nessuno può ignorare, a partire dall’EUROPA alla quale dobbiamo lanciare anche da qui un messaggio chiaro… Il reportage pubblicato da CNN mostra esplicitamente come funziona la tratta degli schiavi del terzo millennio (un filmato girato in Libia ad agosto 2017, nel quale si vedono giovani ragazzi vengono venduti all’asta…equivalente 800 dollari americani..)
SI! dall’Europa! non solo dall’Italia, dall’Umbria, da Perugia dalle città che cambiano che sono il “terminale” di questa situazione, coloro che subiscono quello che nessuno di noi vorrebbe vedere, sentire ogni ora della nostra giornata: le morti in mare di migliaia di donne, uomini, bambini, le sopraffazioni, le violenze, le situazioni difficili legate alla sicurezza urbana nelle città, alle relazioni umane, alla convivenza tra immigrati e cittadini europei.
Se è vero che l’integrazione/inclusione/convivenza in Europa come in Italia devono condurci verso quella che i teorici chiamano una nuova “costruzione sociale”, occorre analizzare e riflettere prima di tutto sul concetto di “tempo sociale”, ovvero comprendere l’emergere di una condizione per la quale individui autoctoni e migranti, pur vivendo nel medesimo tempo/periodo storico, non vivono lo stesso tempo sociale, pur vivendo nelle stesso spazio. Cioè i migranti vivono socialmente e culturalmente in un “tempo differente” (Paesi da cui provengono) pur vivendo nello stesso spazio (Paesi in cui emigrano)..…è questo che genera conflitto, discriminazione, disuguaglianza, sfruttamento, paura, insicurezza tra le persone di diversa cultura, area geografica, etnie.. … Stefania Tusini (sociologa): “Loro” sono qui ma non adesso” in: Il viaggio immoto.
Il punto sta proprio qui, per dire come il divario tra gruppi sociali differenti dal punto di vista delle condizioni di vita, delle possibilità materiali ed economiche, delle opportunità, è ciò che deve diventare oggetto di intervento e non fermarsi all’accoglienza…. Perché sono questi i problemi legati all’integrazione che si evoca ma non si costruisce come si dovrebbe o come vorremmo. Sono questi i punti nodali su cui interrogarci, con cui misurarsi e su cui dimostrare coerenza nell’intreccio continuo tra questione sociale, questione politica, progresso economico e questione democratica.
Sulla partita migranti è “franata” l’ETICA dell’EUROPA e – consentitemi l’etica della politica, il vero senso dei principi, dei diritti umani… Si è rinunciato cioè a principi fondanti la civiltà e non solo a causa del clima di opinione e neppure per singoli gesti compiuti sull’onda della cronaca giornalistica. Ma il disastro attiene ad altro. All’avere spinto – come molte scuole di pensiero affermano – il senso di umanità dove la storia del continente non doveva più consentire: sullo sfondo, mal difeso, appiedato da logiche di utilità travestite da principi…
Il tempo passa, le promesse, le attese sono tante quanto disattese dalle potenze-governance-diplomazie internazionali. Non ci sono soluzioni né facili, né semplici, ma di certo non servono muri, occorre l’Alta politica per andare oltre l’integrazione illusoria. Serve prevenire l’emergenza crescente dell’insicurezza percepita. Così come distinguere l’immigrazione dal terrorismo internazionale. Serve fare chiarezza su come l’Europa e i Paesi avanzati intendono governare un reale processo comune per l’Immigrazione-Sicurezza-Integrazione-Convivenza, dando risposte attendibili alle città che cambiano, ai modelli di vita che si modificano, agli individui che si ribellano siano essi poveri che benestanti…
Ai migranti, di qualunque razza e gruppo sociale, o si darà una prospettiva o saranno disposti ad ogni avventura perché nessuno potrà mai fermare il loro desiderio di attraversare il deserto o il mare per cambiare la loro vita. Se i Paesi avanzati investono e creano occasioni di sviluppo e di cooperazione democratica, allora ci saranno speranze. Se invece questo non avverrà, l’intensificarsi delle migrazioni, delle crisi, del terrorismo, aprirà le porte a scenari ancor più pericolosi. Non rispondere a queste impellenti esigenze significa ignorare i rischi crescenti fino al punto di non ritorno.
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Dichiarazione On Livia Turco – Presidente Fondazione Nilde Iotti
Sono molto soddisfatta del lavoro fatto in Umbria, sono molto contenta di essere qui tra tanti cittadini italiani e immigrati. Lancia la proposta di istituire questo appuntamento annuale qui a Perugia insieme all’Università per stranieri, alla Fondazione Nilde Iotti e all’Associaizone Europa comunica che hanno promosso questa iniziativa.
La sfida che l’immigrazione pone a tutti i Paesi europei è come si costruiscono relazioni positive tra cittadini immigrati e cittadini europei; come si costruisce convivenza. Bisogna molto concretamente tradurre nelle nostre città il motto costitutivo dell’Unione Europea dell’Unità nella Diversità. Solo in questo modo potremo vivere in modo sicuro e costruire società umane ed inclusive. Dunque le politiche di integrazione devono essere una priorità per un governo efficace dell’immigrazione. Bisogna costruire un nuovo progetto di convivenza basato sulla parola d’ordine dell’Unione Europea che però non e’ stata realizzata: INTERAZIONE. Non solo stare gli uni accanto agli altri ma conoscersi e riconoscersi , avere obiettivi comuni per realizzare il bene della comunità ospitante. Gli immigrati devono essere coinvolti nella polis , nella vita pubblica,promuovere la cittadinanza civica. Bisogna investire molto sulla scuola,sull’apprendimento della lingua e delle regole del nostro paese, sull’insegnamento lavorativo e sociale ma anche sulla partecipazione politica. I comuni potrebbero promuovere i TAVOLI DELLA CONVIVENZA in cui associazioni di cittadini stranieri e cittadini italiani lavorano insieme per risolvere i problemi della loro comunità’. Bisogna promuovere la cittadinanza sociale e politica dei migranti e consentire ai giovani italiani di fatto di esserlo riconosciuti anche per legge attraverso la riforma della legge sulla cittadinanza. L’Europa della Convivenza si può costruire partire dalle città che potrebbero dare vita ad una Rete Europea delle Città della Convivenza.
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