Leonardo Varasano, da Perugia verso il Consiglio Regionale
Storico perugino, ha salito i gradini della politica uno per volta, iniziando dalla passione giovanile per poi approdare a Palazzo dei Priori per quattro mandati, compreso quello in corso. Interpreta i ruoli che gli sono affidati citando Benedetto Croce e De Gasperi, con lo scopo di “fare un po’ di bene ed evitare un po’ di male”. Operazione finora riuscita, se consideriamo che Leonardo Varasano, classe 1978, già assessore alla Cultura della Giunta Romizi, è stato riconfermato ancora una volta dal voto degli elettori e siede oggi nel Consiglio Comunale di Perugia. Ma le sfide, per lui, non sembrano finite.
Prof. Varasano, per lei è iniziata una nuova campagna elettorale. Con destinazione questa volta Palazzo Cesaroni, per far parte del Consiglio Regionale dell’Umbria. Perché questa candidatura?
È stata una scelta travagliata. Pesava negativamente l’impegno elettorale del giugno scorso, con il deludente risultato complessivo, con le sue scorie fisiche e mentali. Ha però prevalso la volontà di aderire alla richiesta della presidente Tesei e all’invito di alcuni amici, che mi hanno convinto a non restare in disparte. Sarebbe stato decisamente più comodo rimanere fuori dalla contesa elettorale, ci sono tanti candidati molto strutturati, con tante risorse, che lavorano all’elezione in consiglio regionale da anni. Non è questo il mio caso, il mio impegno è andato solo per Perugia, senza altri fini o obiettivi. La mia è stata dunque una scelta di responsabilità e di servizio: ho maturato un’esperienza di impegno pubblico istituzionale prolungata, provo a metterla a disposizione della nostra comunità regionale. L’impegno politico non può essere mero calcolo: mi conviene/mi candido, non mi conviene/non mi candido. L’impegno politico come sosteneva Chiara Lubich è innanzitutto un atto d’amore; è servizio e speranza. Noi Moderati – Civici per l’Umbria a sostegno di Donatella Tesei.
Qual è il motivo di questa scelta?
È una lista che assembla un partito, piccolo ma in crescita, ed esperienze civiche. Per me si tratta in primo luogo di un impegno in piena consonanza con il percorso civico maturato negli anni dell’amministrazione Romizi. Ma è anche, in quel solco, l’adesione ad uno spazio politico centrale, fuori dalle estreme. Le polarizzazioni radicali scaldano i cuori, hanno il loro fascino, ma rendono più faticoso il senso ultimo e più nobile dell’impegno politico: lavorare per il bene comune, lavorare cioè per creare le condizioni perché il talento di ogni persona possa fiorire; favorire il dialogo; operare per sanare le ferite delle comunità in cui viviamo.
Che abbia partecipato a compagini di maggioranza o d’opposizione, le sue iniziative politiche sono sempre state di pungolo, di lunga visione ma anche di concreta applicabilità. Che indirizzo intende dare stavolta al governo regionale che verrà?
Vorrei offrire il mio impegno e il mio contributo di idee. Partendo, va da sé, dall’ambito in cui sono stato maggiormente impegnato negli ultimi anni, la cultura e il turismo. Ambito in cui l’attuale amministrazione regionale ha fatto benissimo: è stato rilanciato l’aeroporto di San Francesco (con oltre mezzo milione di passeggeri nel 2023, quasi il triplo del 2019); si è promossa l’Umbria a livello mediatico con grande profitto (i flussi turistici sono cresciuti di oltre il 15%); si è creata, in sostanza, una “opzione-Umbria” realmente preferibile per tanti italiani e stranieri. Ma non bisogna fermarsi, si può, si deve crescere ancora: l’aeroporto può raggiungere il milione di passeggeri; si può dare rilievo ulteriore alla nostra storia, alla nostra identità e cultura, alle nostre eccellenze enogastronomiche, al nostro artigianato; si devono incrementare eventi – facendo leva su un sostrato ricchissimo di valide associazioni e operatori della cultura –, ricettività e servizi; si devono rifunzionalizzare spazi pubblici dismessi a fini culturali. Nel perugino, nell’orvietano e nel marscianese – solo per fare degli esempi – abbiamo borghi e frazioni poco note, con almeno mille anni di storia alle spalle, si dovrà metterli in rete per farli conoscere. Per intenderci meglio: quello che è accaduto a Rasiglia in termini di risonanza, può replicarsi in decine di altri casi. La cultura e il turismo esperienziale possono essere – devono essere – una risposta concreta anche allo spopolamento e all’abbandono dei piccoli comuni. I tanti musei civici sparsi per la regione andranno messi in relazione l’uno con l’altro e promossi in maniera unitaria. Sono solo poche e rapide proposte di indirizzo relative all’ambito in cui ho operato negli ultimi anni. Ognuno, credo, dovrebbe partire dal contesto in cui ha più esperienza e competenze. Quanto ai temi che conosco di meno, ho però un metodo e un’inclinazione che mi piace applicare con costanza: sono abituato a studiare e ad approfondire ogni questione, non temo il lavoro. È un minimo, fondamentale elemento di serietà che si deve a noi stessi e alle comunità per cui ci mettiamo al servizio.
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