BILANCIO REGIONE: APPROVATA A MAGGIORANZA LA LEGGE FINANZIARIA

(UJ.com3.0) PERUGIA – Nel corso del dibattito sono intervenuti i consiglieri: Dottorini (Idv); Lignani Marchesani (Fratelli d’Italia); Mariotti (PD); Buconi (Psi); Goracci (Comunista umbro); Brutti (Idv); Monacelli (Udc) e l’assessore Vincenzo Riommi per la Giunta regionale. Interventi: OLIVIDERO DOTTORINI (Idv): “SITUAZIONE DRAMMATICA, GIUNTA FACCIA SENTIRE PROPRIA VOCE CON GOVERNO NAZIONALE – Ci troviamo a discutere dell’allocazione delle risorse per le politiche regionali in un contesto in cui l’impatto finanziario dei provvedimenti nazionali risulta determinante. Risulta complicato immaginare operazioni incisive ed è evidente che il margine operativo della Regione è ridotto quasi all’ininfluenza. L’Umbria sta subendo l’impatto della crisi economica in misura superiore alla media nazionale. Ci sarebbe bisogno di misure straordinarie in grado di rimettere in moto il sistema produttivo ed economico e avviare la ripresa. Tutti gli indicatori, dal Pil pro capite, alla produttività del lavoro, all’occupazione, si attestano su livelli inferiori alla media nazionale. Sembra che l’Umbria negli ultimi 15 anni abbia registrato una crescita praticamente nulla. Una situazione drammatica che non impedisce alla nostra Regione di salvaguardare alcune scelte di campo, come ad esempio in tema di politiche sociali. Appare però alquanto limitata la possibilità di immaginare operazioni significative in grado di segnare un reale cambio di passo. In questo contesto a rischiare di più sono, come sempre, le fasce più deboli della popolazione e gli interessi collettivi, come la tutela dell’ambiente e dei beni comuni. È altrettanto chiaro che con tali risorse e tale libertà discrezionale, con un bilancio sempre più rigido e imbrigliato e con regioni degradate quasi al ruolo di enti strumentali dello Stato centrale, è possibile appena salvare il salvabile. È quindi urgente che il nostro Consiglio regionale assuma una posizione chiara che impegni la Giunta a manifestare al governo che verrà, se verrà, la necessità di un cambio di rotta radicale. Al nostro governo regionale va dato il merito non scontato di riuscire a confermare le risorse disponibili per le politiche di coesione sociale e contemporaneamente di continuare a perseguire la riduzione delle spese per il personale, la razionalizzazione delle spese di funzionamento e l’individuazione di priorità nelle quali concentrare le poche risorse disponibili. Sono motivo di soddisfazione personale, infine, il recepimento di emendamenti importanti a favore sia della cooperazione internazionale e del commercio equo e solidale che delle famiglie colpite da disastri ambientali, come nel caso dell’inquinamento da trielina dei pozzi in alcune aree della Regione. Rimane in sospeso tutta la vicenda della fiscalità regionale, compresa quella ambientale. Noi abbiamo parlato della necessità di un”operazione Robin Hood’ che tolga qualcosa ai più ricchi e lo dia a chi ha più bisogno. E’ un tema, quello della riorganizzazione della fiscalità regionale e dell’equità contributiva, che non passerà di attualità e che non potremo eludere ancora a lungo”.

ANDREA LIGNANI MARCHESANI (Fd’I): “DISCUSSIONE SVUOTATA DALLA POCA FLESSIBILITÀ DEL BILANCIO – Oltre al congruo ritardo con il quale questo documento arriva in Aula, ne va sottolineata la discussione svuotata che lo distingue. Prima del 2000, prima dell’inserimento del Documento annuale di programmazione, le manovre di bilancio rappresentavano il luogo principe della politica che si appropriava del suo potere sovrano. Era lì che si decideva come e dove allocare le risorse. Oggi la manovra di bilancio è completamente svuotata anche e soprattutto per la parte flessibile di esso che possiamo considerare di piccolissima entità. Dar vita ad una discussione diventa complemento non sostenibile. In Commissione si è discusso in modo particolare ed approfondito sulla natura giuridica del prestito di 20 milioni concessi dalla Regione ad Umbria Mobilità. La risposta che ci è stata data è quella di una anticipazione di cassa. Sostanzialmente soldi che si materializzerebbero nell’immediato con la speranza di una restituzione a medio termine. Ma questo non ci convince. Sottolineando che la situazione non doveva e non deve creare problemi ai lavoratori dell’azienda, ribadiamo il concetto che non si doveva giungere a questo epilogo. E siccome tutta la manovra di bilancio, sostanzialmente ruota intorno a questa scabrosa vicenda, il voto del gruppo Fratelli d’Italia sarà negativo”.

MANLIO MARIOTTI (Pd) “BASTA DIFENDERE L’ESISTENTE CON DIFFICOLTÀ, RIVENDICHIAMO UN RUOLO ATTIVO NEL SUPERARE LA CRISI . Le scelte di Bilancio sono caratterizzate da un coraggio responsabile e possibile, nelle condizioni date, ma ci deve essere in tutti noi la consapevolezza che siano dentro un crinale complicatissimo della vita politica ed istituzionale di questo Paese che non esclude la tenuta del sistema istituzionale, esposto a forti tensioni centripete che potrebbero sfociare in posizioni evoluzioni centralistiche. Ogni giorno bollettini giornalieri che ci dicono che questa crisi sistemica si può contrastare solo con scelte di natura sistemica. Servono macro-politiche a livello europee. Non è vero che che in una economia globalizzata le politiche locali sono in influenti. L’unico vero tentativo fatto in questo Paese dopo gli anni ’60 del boom economico è stata la stagione della programmazione negoziata avviata da Ciampi, intesa come contrasto della globalizzazione con scelte di valorizzazione delle peculiarità dei territori. Invece si continua a procedere con politiche che si stagliano all’interno di un nuovo centralismo. Lo si fa scaricando tutti gli effetti negativi le responsabilità, le funzioni e i ruoli sulle autonomie locali, senza dare risorse. Anche le voce e gli appelli delle imprese sono un segnale che non possiamo ignorare. Le Regioni e gli enti autonomi, invece di essere costrette a difendere l’esistente con difficoltà, dovrebbero essere in grado di pensare in modo autonomo a soluzioni per uscire dalla crisi e avere strumenti per agire. Dobbiamo chiederci come far ripartire l’economia anche a livello di territorio umbro; individuare politiche e strumenti operativi; pensare ad un nuovo modello di welfare. Con l’85 per cento di spese vincolate Il nostro bilancio si può definire di ‘resilienza’: non uno strumento di possibile ripresa, ma una sfida del livello centrale per mettere alla prova gli enti, quasi per vedere quanto potranno resistere. Se c’è consapevolezza che questo è il quadro, dobbiamo mandare un preciso segnale far emergere una comune volontà, indipendente dalle posizioni politiche, anche coinvolgendo altri consigli regionali, per far sentire la nostra voce, difendere le nostra prerogative, evitare una pericolosa involuzione democratica che sembra delinearsi.

MASSIMO BUCONI (Psi) “DIFFICILE SPIEGARE AL CITTADINI CHE NON SI PUÒ FARE NEMMENO LA MANUTENZIONE DELL’ESISTENTE”- Condivido lo spirito dell’intervento di Mariotti. Dall’analisi del bilancio, al netto dei fondi destinati a finanziamento del sistema sanitario regionale, rispetto agli anni passati, si evidenzia una fortissima contrazione della parte economica cosiddetta libera. Scendiamo da 450 milioni di euro a 250 milioni, che solo erroneamente si potrebbero definire discrezionali, perché se si escludono ulteriori ingessature la discrezionalità ‘vera’ per il 2013 scende a 80-90 milioni. Di fatto, soltanto questa cifra va a finanziare le politiche regionali, cioè le scelte di indirizzo del governo regionale. Altre maggioranze forse avrebbero impegnate diversamente queste risorse. L’Umbria, lo voglio ricordare, in un momento di crisi ha scelto: il sostegno al welfare, il finanziamento e l’integrazione del fondo per disabili, meno abbienti e anziani; le borse di studio, non soltanto quelle riferite all’Adisu, per generare un’azione positiva che può aumentare la capacità di attrazione della nostra università. Importanti sono anche le integrazioni delle convenzioni universitarie; gli ammortizzatori sociali ed alcune partite, comunque insufficienti, legate ovviamente allo sviluppo. Ci sono anche segnali importanti come la facilitazione di accesso al credito per alcuni cittadini; la scelta di privilegiare la cassa integrazione in deroga. Di sicuro l’atteggiamento dello Stato in favore di una nuova centralizzazione mina ogni forma di cosiddetto federalismo buono, quello che tendeva a responsabilizzare gli enti locali e le Regioni, una scelta assolutamente non condivisibile. Annuncio il voto favorevole del mio gruppo, ma voglio anche fare un’ultima considerazione. Oggi un cittadino intelligente può anche capire la difficoltà a contrarre mutui per investimenti in opere necessarie come una una nuova autostrada, un nuovo aeroporto, una nuova grande opera, ma è davvero molto difficile spiegargli e fargli capire che non si riesce neanche a fare l’ordinaria manutenzione sulle opere realizzate”.

ORFEO GORACCI (Comunista umbro): “NON C’È LA FORZA DI INVERTIRE LA TENDENZA DEL ‘VIVERE ALLA MENO PEGGIO’ – Non ci sono scelte realmente caratterizzanti. Abbiamo politiche governative che sembrano rivoluzioni e poi, invece, si scopre che sono insufficienti, come le politiche sulla casa, tanto per fare un esempio attuale. C’è veramente poco a sostegno di produzione e attività. Vorrei poter dire che la Regione ha la facoltà, per esempio, di penalizzare chi inquina e di premiare chi tutela, ma cose di questo genere, invece, non ci appartengono. E andando avanti così ci sarà chi verrà a dire: cancelliamo le Regioni. Già adesso per i cittadini il soggetto istituzionale più vicino non è certo l’Assemblea legislativa ma il Comune, e dai Comuni la Regione è ormai vissuta come il soggetto che dà le deleghe ma non i soldi. Quindi, io credo che o c’è la forza, e qui attiene di più alla politica, io sono il più debole in quest’Aula, quindi non ho una grande autorevolezza e forza per dirlo, però per constatarlo sicuramente sì, o c’è la capacità e la forza della politica di invertire una tendenza che superi il vivere alla meno peggio, qualunque dovessero essere le scelte, oppure, andando avanti così, si arriverà al 2015, nuove leggi, riforme elettorali, schieramenti diversi, ma la prospettiva è quella di avere comunque sempre minor peso, minore attenzione, minore ruolo, e soprattutto minore credibilità. Quando si approvano atti come questo, con solo 120 milioni da poter girare a fronte di tutte le richieste che hai, insomma, se ne metti un pezzo di qui non lo hai dall’altra parte, non sono così ingenuo e ipocrita da non tenere in considerazione questo, però se tanto non abbiamo capacità di incidere, se decidono altri da sopra, poi ancora più su c’è la BCE, il Fondo Monetario, dovremmo anche ricordarci che ci sono parti del mondo che da dieci anni hanno detto no a queste cose. Penso al centro-Sud America, all’Asia, con le contraddizioni che ci possono essere dicono no, ragioniamo con la testa nostra, e guarda caso per Pil, miglioramento della vita stanno andando molto più forte di tanti Paesi europei, comprese le locomotive che si fanno forti delle debolezze altrui”.

PAOLO BRUTTI (IDV): “SE UMBRIA MOBILITA’ VIENE OBBLIGATA A DARE IL SERVIZIO, UN NUOVO SOCIO PRIVATO POTRA’ CHIEDERE IL RIMBORSO DEGLI ONERI PREGRESSI, CON AUMENTO DI COSTI IMPREVISTI A CARICO DEL BILANCIO REGIONALE – Facciamo attenzione al prestito di 20 milioni per Umbria Mobilità. Nel collegato, oltre a fissare l’erogazione del prestito, c’è un altro elemento che può nascondere dei costi ulteriori per il bilancio, ad oggi non contemplati nelle voci si spesa ma che ci potremmo ritrovare in futuro, specialmente quando entreranno soci privati: viene infatti stabilita la proroga del servizio pubblico a carico di Umbria Mobilità facendo riferimento al Regolamento Comunitario numero 1370 del 2007 che, all’articolo 5, recita: ‘l’Autorità competente può prevedere provvedimenti di emergenza, in caso di interruzione di servizio pubblico o quando vi sia pericolo di interruzione, con aggiudicazione diretta del servizio stesso’. C’è dunque l’obbligo di fornire servizio pubblico fino ad espletamento delle gare in forma obbligatoria, mentre prima veniva regolato da forma contrattuale. L’articolo 6 dello stesso Regolamento specifica che quando l’Autorità competente sottopone l’azienda ad obbligo di servizio, quindi a rapporto non consensuale, l’azienda può ricorrere e chiedere il rimborso degli oneri non messi a disposizione del servizio pubblico. E’ chiaro che fino a quando l’azienda resta senza servi né padroni perché composta da soci pubblici, questo non avverrà, ma un nuovo gestore di diversa natura potrà chiedere la proroga anche per il futuro e il rimborso degli oneri perfino per gli anni passati. Quindi, ci troveremmo di fronte a dei costi aggiuntivi derivanti dal fatto che abbiamo obbligato l’azienda a fornire il servizio e le attuali compensazioni non sono adeguate. Questo comporterebbe maggiori spese, per ora non contemplate, a carico del bilancio della Regione”.

SANDRA MONACELLI (Udc): “RIVEDERE CON URGENZA L’INTERA PROGRAMMAZIONE E ACCELERARE IL PERCORSO DELLE RIFORME – Come per il Dap, ho molte perplessità anche su questo documento. La situazione contingente e preoccupante dove anche l’Umbria vive rende incerta la programmazione. Una incertezza dovuta anche agli scarsi e comunque poco significativi risultati delle poche riforme messe in atto. E risultati importanti non ne avremo neanche nell’immediato futuro. Per quanto riguarda il prestito di 20 milioni concesso ad Umbria Mobilità, sorprende l’eccezionalità della scelta perché, in questo modo, la Regione si sostituisce al ruolo proprio di altri soggetti. Sono necessarie certezze e speranze per operare sia sul presente che sul futuro. Non nascondo che mi pongo interrogativi sul piano di sviluppo dell’azienda e sulla certezza della restituzione del prestito. La Regione sta assumendo comportamenti diversi sulle situazioni attuali di crisi, molte dovute anche ai mancati pagamenti da parte della pubblica amministrazione. Di conseguenza vengono adottati provvedimenti diversi che riguardano gli stessi lavoratori, collocandoli tra quelli di serie A (pubblici) e serie B (dipendenti dei privati). Fino ad oggi l’Umbria ha resistito ai tagli governativi nazionali, ma ora stanno finendo le riserve. Per questo non è più rinviabile rivedere l’intera programmazione e accelerare il percorso delle riforme”.

VINCENZO RIOMMI (assessore regionale): “Tutte le Regioni sono impegnate in manovre finanziarie pesanti: Puglia, Lazio e Piemonte, tra le altre, si trovano a dover affrontare tagli molto forti e a risanare situazioni debitorie rilevanti. Alcuni elementi oggettivi vanno rilevarti. C’è stato un forte irrigidimento dei conti causato dalle scelte politiche nazionali, da scelte politiche nazionali che la Regione Umbria ha sempre criticato. Le politiche di austerità ci consegnano un Paese in difficoltà e non risanato. In questo modo viene meno l’utilità stessa delle Regioni, a cui viene tolta ogni discrezionalità di spesa. L’Umbria dimostra il coraggio di fare scelte senza prendere in giro i cittadini: questo bilancio è durissimo ma contiene scelte politiche chiare: invarianza fiscale, salvaguardia di alcuni servizi a massimo impatto e di qualità sociale per la Regione, salvataggio del trasporto pubblico, riforme. Le riforme sono state fatte in questi anni e questo ci ha permesso di abbassare le spese di funzionamento e del personale, tanto che quelle del 2012 sono più basse di quelle del 2001. In sanità, nonostante un taglio di 120 milioni di euro del fondo nazionale, riusciamo a tenere il bilancio in pareggio, con uno sforzo sofferto che una situazione sana ci consente di affrontare. Per le politiche di sostegno alle imprese utilizzeremo le risorse a ciò destinate, senza toglierne ad altri capitoli. Con il maxi emendamento presentato abbiamo rifinanziato una serie di leggi per dare la possibilità a queste norme di avere una minima copertura. Sugli ammortizzatori in deroga devo essere più pessimista di quello che ero quindici giorni fa: le dinamiche nazionali ci stanno consegnando il rischio del blocco operativo dell’istituto. A fronte di questo c’è una norma che autorizza la Giunta regionale a poter rilasciare autorizzazioni entro il limite del 25 per cento di overbooking, che è quello che prudenzialmente riassorbe quanto di realizzato normalmente non viene effettivamente utilizzato. La Regione stanzierà dunque risorse per costruire un cuscinetto che ci faccia guadagnare presumibilmente quel tempo del rifinanziamento a livello nazionale della legge”.

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