
I manganelli invisibili verso gli adolescenti
di Stefania Croci*
I fatti di cronaca recenti, dove i protagonisti, studenti liceali colpiti da manganelli dalle forze dell’ordine, cercavano di ripararsi un po’ come potevano, hanno generato in tutti noi sentimenti frustranti, dolorosi e molto critici verso quelle immagini. Da Psicologa clinica, incontro molti adolescenti che portano con loro numerose ferite inflitte da ”manganelli invisibili”. I manganelli invisibili posso essere vuoti affettivi, spazi dove l’adolescente non fa esperienza del sentirsi parte integrante di una famiglia. I “manganelli invisibili” li sperimentano addosso, sotto pelle, con genitori troppo presenti, troppo protettivi, troppo esigenti.
I “manganelli invisibili” vengono inflitti, a questi giovani, tutte le volte che insegnanti si fermano alla valutazione della prestazione didattica, in completa assenza di quello sguardo che vada oltre, oltre una condotta sopra le righe, oltre quel disinteresse per gli oneri scolastici. I “manganelli invisibili” di questi giovani li vedo ogni volta che i loro tagli nelle braccia, nascosti maldestramente, raccontano di autolesionismo utilizzato per difendersi dal nulla, dal vuoto, dove il dolore fisico, perlomeno, riesce a placare temporaneamente un dolore molto più profondo. Il corpo di un adolescente subisce una repentina trasformazione, anche gli ormoni hanno il loro da fare, come lo sviluppo neurologico; ogni volta che, con la comparsa della maturazione genitale, con la comparsa dei caratteri sessuali secondari, si possono sentire “confusi” e non accettati, ricevono un forte colpo dai ”manganelli invisibili.”
Li conosco bene gli occhi di giovani protagonisti di “manganellate invisibili”, stanno male, hanno paura del dolore generato anche solo dal ricordo, ed è per questo che si camuffano con quell’aria da svampiti, eternamente distratti dalla musica in cuffia, o da ore di videogiochi, ladri di sogni. Non vogliono pensare, ricordare, starci nel presente di queste “manganellate invisibili”, gli adolescenti stanno vivendo la loro battaglia per crescere con poche armi, poche difese, pochi alleati, o comunque non molto preparati.
E noi adulti? In cuor nostro sappiamo dei dolori, delle difficoltà che possono vivere i nostri figli, in un certo senso ci indigniamo circa l’esistenza di questi ”manganelli invisibili” , e proprio come facciamo difronte alle immagini di Pisa, cambiando canale, non guardiamo troppo da vicino la realtà, perché è troppo il dolore che ci genera, un dolore che impedisce la fruizione di un ruolo da guida, un ruolo che dovrebbe competerci come genitori, educatori tutti.
*(Psicologa clinica, iscritta all’albo degli Psicologi dell’Umbria n. 1727)
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