
Perugia, detenuto si suicida in carcere, Sappe: «Serve cambio di passo»
Ha deciso di togliersi la vita impiccandosi nella Casa Circondariale Capanne di Perugia dov’era detenuto per espiare una condanna a 6 anni per omicidio della madre. Ricostruisce l’accaduto Fabrizio Bonino, segretario nazionale per l’Umbria del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria SAPPE: “L’uomo si è suicidato in una cella del Reparto a regime aperto, impiccandosi. Aveva problemi psichiatrici. Lo ha trovato il compagno di cella rientrando nella stanza dopo un colloquio. Lo stesso è stato prontamente soccorso dal personale di polizia penitenziaria e tempestivamente sono intervenuti il medico che hanno provato più volte a rianimarlo ma non c’era più nulla da fare”.
Donato Capece, segretario generale del SAPPE, commenta: Questo nuovo drammatico suicidio di un detenuto evidenzia come i problemi sociali e umani permangono nei penitenziari, lasciando isolato il personale di Polizia Penitenziaria (che purtroppo non ha potuto impedire il grave evento) a gestire queste situazioni di emergenza. Il suicidio è spesso la causa più comune di morte nelle carceri.
Negli ultimi 5 anni, dal 2014 al 31 dicembre 2018, i detenuti suicidi in carcere sono stati 230. Il suicidio di un detenuto rappresenta un forte agente stressogeno per il personale di polizia e per gli altri detenuti. Per queste ragioni, un programma di prevenzione del suicidio e l’organizzazione di un servizio d’intervento efficace sono misure utili non solo per i detenuti ma anche per l’intero istituto dove questi vengono implementati. E’ proprio in questo contesto che viene affrontato il problema della prevenzione del suicidio nel nostro Paese. Ma ciò non impedisce, purtroppo, che vi siano ristretti che scelgano liberamente di togliersi la vita durante la detenzione”.
“Solamente lo scorso anno le donne e gli uomini della Polizia Penitenziaria hanno sventato, nelle carceri del Paese, circa 1.200 tentati suicidi ed impedito che oltre 10.400 atti di autolesionismo potessero avere nefaste conseguenze”,conclude il leader nazionale del primo Sindacato del Corpo. “Il dato oggettivo è che la situazione nelle carceri resta allarmante, con oltre 60 mila presenze”.
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