Calunniato magistrato Cisterna, Corte d’appello assolve, Procura generale impugna sentenza

La calunnia aveva colpito il magistrato Alberto Cisterna

Procura avoca a sé procedimento De Paoli, interviene Pg Sergio Sottani

Corte d’appello lo assolve da calunnia a magistrato, Procuratore no

Calunniato il magistrato Alberto Cisterna, Corte d’appello lo assolve, procura generale impugna la sentenza dell’11 maggio scorso. I fatti risalgono al 10 maggio e 28 giugno quando in due interrogatori – resi innanzi a magistrati della Procura della Repubblica di Reggio Calabria  – l’imputato aveva fatto delle affermazioni in cui si ipotizzava che il magistrato Alberto Cisterna, all’epoca in servizio presso la Direzione Nazionale Antimafia, avesse percepito una grossa somma di denaro da un fratello del collaboratore di giustizia per favorire la scarcerazione di un altro fratello.

La Corte d’appello, dopo aver escluso la corruzione del magistrato, aveva ritenuto che l’imputato non fosse a conoscenza del carattere calunnioso dei fatti. Ne era venuto a conoscenza dal fratello, in ragione delle differenti versioni rese tra lui e il fratello stesso.  La Procura Generale, comunica il Procuratore Sergio Sottani, ha rivenuto, invece, che l’imputato fosse perfettamente consapevole della sua attività calunniosa in quanto le affermazioni che riguardavano la inesistente corruzione sono state rese ai magistrati reggini in due distinti interrogatori e  in un memoriale.

In definitiva, le accuse, rivelatesi infondate, nei confronti del magistrato provengono da un soggetto che all’epoca dei fatti si era proposto come collaborante e che aveva tutto l’interesse ad accreditarsi come credibile mettendo in piedi tutta la messi scena. Per queste considerazioni la Procura Generale di Perugia ha proposto ricorso per Cassazione chiedendo l’annullamento della sentenza della corte d’appello perugina.

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