(UJ.com) PERUGIA 08/08/2008 - Meno tutele, meno diritti e salari più bassi. E' un lavoro meno uguale, per dirla con Orwell, quello dei dipendenti delle aziende artigiane, migliaia di lavoratori in Umbria che molto spesso hanno grande difficoltà nel far sentire la propria voce. E Il lavoro meno uguale è proprio il titolo scelto dalla Cgil di Perugia per il suo nuovo periodico, un foglio di 8 pagine a colori, che vuole parlare e dare voce ai lavoratori artigiani della provincia di Perugia, offrendo loro informazioni, strumenti di analisi e spazi per esprimersi liberamente. Stamattina, nel corso di una conferenza stampa tenuta presso la Cgil di Perugia, Mario Bravi, segretario generale della Camera del Lavoro, Vasco Cajarelli, responsabile del dipartimento artigianato e Francesco Bartoli, anche lui del dipartimento artigianato, hanno illustrato le ragioni di questo nuovo progetto del sindacato. La Cgil di Perugia ha esordito Bravi vuole rivolgere sempre più la sua attenzione ad una parte del mondo del lavoro, quella dell'artigianato, che molto spesso non ha modo di farsi sentire. E parliamo di un settore molto vasto, basti dire che il 54% dei 188mila lavoratori dipendenti (del settore privato) della provincia di Perugia sta in aziende con meno di 10 addetti. A questi lavoratori, vittime della frantumazione del sistema produttivo, vuole rivolgersi quella che Cajarelli ha definito una campagna di intervento massiccio finalizzata alla crescita economica delle aziende artigiane e soprattutto alla crescita dei diritti dei lavoratori. Primo punto di questa campagna la lotta al lavoro nero e (soprattutto) grigio, che in Umbria è stimato intorno al 30%, tre punti sopra la media nazionale. A riguardo la Cgil propone alle associazioni di categoria un accordo confederale di emersione dal lavoro nero, come previsto dalla Finanziaria 2007, anche per beneficiare delle risorse economiche a disposizione. Cajarelli ha poi parlato delle forti preoccupazioni dovute ai segnali che arrivano sulla cassa integrazione in deroga. Nei primi 7 mesi del 2008 ha detto il segretario Cgil già 140 aziende artigiane, soprattutto del tessile e della ceramica (circa 2000 dipendenti in tutto), hanno chiesto di poterla utilizzare. Nell'intero 2007 le richieste erano state 130, dieci in meno. Dunque un segnale preoccupante, e questo nonostante spesso si faccia molta fatica a far transitare una corretta informazione sulla cassa integrazione in deroga, che molte volte, solo per ignoranza, non viene utilizzata da aziende dell'artigianato che ne avrebbero tutto l'interesse. La Cgil di Perugia chiede quindi che si faccia chiarezza su questo punto: per tutto il 2008 le aziende artigiane del tessile, della ceramica, del legno e della meccanica possono chiedere la cassa integrazione in deroga. Per quanto riguarda il 2009 invece la Cgil si impegnerà, insieme alle istituzioni e alle associazioni datoriali, per ottenere una proroga di questo strumento che, come dimostrano i numeri, è indispensabile alla tenuta del settore. In chiusura Francesco Bartoli ha cercato di spiegare meglio perché i lavoratori artigiani siano figli di un dio minore. La pittrice di un'azienda artigiana della ceramica, che disegna a mano libera i prodotti, proprio come fa un artista, vale 1000 euro in meno all'anno di una sua collega di un'azienda industriale. E questo ha aggiunto Bartoli vale più o meno per tutti gli altri settori ed è il frutto di 20 anni in cui i contratti dell'artigianato sono stati rinnovati solo 3 volte a fronte delle 6 dei contratti dell'industria. E poi ha aggiunto Bartoli non è solo un problema di soldi, perché ammalarsi per un lavoratore dell'artigianato non è lo stesso che per un lavoratore dell'industria. Il nostro obiettivo ha concluso deve essere quello di fare di tutto per cancellare o almeno ridurre queste disuguaglianze.
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