Fibrillazione atriale, Istituto Città di Pavia testa nuovo catetere
L’Istituto di cura Città di Pavia è tra i primi centri in Italia a testare un nuovo catetere nella procedura di crioablazione per il trattamento della fibrillazione atriale, la più diffusa anomalia del ritmo cardiaco, caratterizzata da un battito accelerato e irregolare che impedisce la corretta funzione di pompa del cuore. Lo comunica il Gruppo San Donato, al quale fa capo la struttura pavese.
Se non contrastata – spiega una nota – la fibrillazione potrebbe diventare permanente, compromettendo irreversibilmente una buona quota di funzionalità del cuore ed esponendo al rischio di ictus, che in questi pazienti è 5 volte maggiore rispetto a quello della popolazione generale. Nella crioablazione un sottile catetere viene inserito nella vena femorale del paziente, fino a raggiungere l’atrio sinistro del cuore. All’interno del catetere che funge da ‘guida’ viene fatto scorrere un piccolo palloncino che, una volta posizionato sui tessuti cardiaci atriali responsabili dell’aritmia, viene gonfiato e ghiacciato a temperature di -40/-50° per alcuni minuti, creando un congelamento del tessuto cardiaco responsabile del battito irregolare e rendendolo di fatto non più aritmogeno.
Il nuovo sistema, definito “unico nel suo genere”, offre all’elettrofisiologo la possibilità di scegliere, all’interno di un unico catetere, tra due diverse dimensioni del palloncino (28 o 31 millimetri), semplicemente premendo un tasto. Disporre di questa doppia opzione ha un duplice vantaggio: da un lato annulla la necessità di dover cambiare catetere e dall’altro permette di adattarsi anche ad anatomie più complesse, non standard. L’introduzione del nuovo catetere, evidenziano da Gsd, comporta inoltre “un grande vantaggio per il paziente: riduce la probabilità di insuccesso dell’intervento, che è proprio legata a una possibile non perfetta aderenza del palloncino sulle pareti”. La sicurezza della procedura la rende percorribile anche negli anziani, i più colpiti dalla fibrillazione atriale. Si calcola infatti che la malattia riguardi una persona su 10 intorno agli 80 anni e una su 200 nella fascia d’età 50-60 anni.
Ad applicare lo speciale dispositivo è stata l’équipe di Cesare Storti, responsabile dell’Unità operativa di Cardiologia e del Servizio di Elettrofisiologia e Cardiostimolazione aritmologica dell’Istituto di cura Città di Pavia.
“Il nuovo catetere – dichiara Storti – ci consente di aumentare la superficie di contatto con il tessuto aritmogeno, poiché quando il palloncino viene espanso a 31 mm mantiene una pressione uniforme al suo interno, così da conservare la stessa forma tra lo stato di gonfiaggio e quello di ablazione, fornendo il 20% in più di superficie di contatto con il tessuto. Questo ci permette non solo di andare a coprire zone più ampie che potrebbero essere potenzialmente soggette a disturbi del ritmo, ma anche di adattarci meglio alla parete cardiaca e di occludere completamente le vene polmonari”.
(Red-Opa/Adnkronos Salute)
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