
Tre anni dal sisma, a Norcia la solita cerimonia, ma è sempre tutto uguale

Caro Ministro, noi non ci saremo….
Sono trascorsi tre anni esatti dal giorno in cui Norcia fu completamente distrutta, nel tessuto edilizio ed in quello sociale, dalla scossa di terremoto più forte degli ultimi due secoli. A differenza di quelle dell’800, questa volta non ci sono stati morti, per effetto della buona ricostruzione seguita al sisma del 1979. Per questo anniversario, il Sindaco ci ha fatto avere il programma della giornata che prevede un momento di preghiera, alle 7,41 del mattino, con l’arcivescovo Boccardo, per ricordare la scossa più violenta e poi, alle ore 9 nel Centro di Valorizzazione, la presentazione del progetto artistico della chiesetta Madonna di Cascia ed alle ore 10, in Piazza San Benedetto, la visita del Ministro per i Beni e Attività Culturali e del Turismo, On. Dario Franceschini.
Siccome siamo abituati a non nascondere le nostre opinioni o a parlar male dietro le spalle e poi andare a far finta di omaggiare il potente di turno, diciamo prima che noi non parteciperemo a queste passerelle.
Saremo presenti al momento di preghiera e poi però basta così.
Caro ministro, la nostra non è una presa di posizione politico-partitica o un frutto delle avvelenate elezioni regionali che si sono svolte. Se avessimo voluto fare una speculazione politica o qualunquismo, avremmo fatto conoscere il nostro pensiero durante la campagna elettorale. Non lo abbiamo fatto perché il terremoto e soprattutto la ricostruzione non merita di essere infilata nel tritacarne della polemica e nemmeno però della speculazione politica. E non è nemmeno una posizione contro la Sua (o Tua) persona.
Chi Le (Ti) scrive ha condiviso con Lei (o con Te) un percorso politico che inizia con la Democrazia Cristiana ed arriva fino al Partito Democratico. E chi Le (ti) scrive è stato anche il Sindaco della ricostruzione dopo i terremoti del 1979 e del 1997.
Il problema è che venendo a Norcia, a fare l’ennesima cerimonia, vedrà semplicemente le stesse cose che c’erano subito dopo il terremoto. Macerie nella Basilica di S.Benedetto, nella Cattedrale di S.Maria, in tutte le altre Chiese, nel Museo della Castellina, Teatro, Palazzo Comunale, Ospedale, ecc. Non c’è un’opera che è partita.
Sarà il caso di domandarsi perché e magari di rispondersi anche che queste opere non si fanno con le regole ordinarie messe in pratica da una burocrazia ministeriale, regionale o locale che ragiona con la mentalità del “chi me lo fa fare? Perché devo rischiare io?”. Ed allora non solo regole e procedure ordinarie per fronteggiare un emergenza del genere ma addirittura, per non farsi mancare nulla, controlli e verifiche PREVENTIVE su ogni procedura da parte dell’Autorità anticorruzione.
E questo perché si temeva (e si continua a temere) chissà quali imbrogli. Mi ricordo quello che Matteo Renzi disse alla sindaca di Roma quando questa rinunciò alle Olimpiadi perché aveva paura del “malaffare”. “Se qualcuno ruba andrà in galera ma non per questo bisogna perdere un’occasione come quella delle Olimpiadi”.
Basterebbe coniugare questa affermazione alle procedure della ricostruzione, applicare qualche deroga efficace e forse qualcosa cambierebbe…
Non solo nei beni culturali e nelle opere pubbliche, ma anche nel settore drammatico della ricostruzione privata. Mi auguro, sig. Ministro, che almeno Lei non venga a dirci che il Governo ha sbloccato tutto con l’ultimo Decreto. Perché non solo non è così ma addirittura questo Decreto ha bloccato anche il lentissimo iter precedente. Per il solito motivo: provvedimenti fatti in fretta e con tanta superficialità, da chi non si rende conto delle cose che scrive e degli effetti che produce.
Un esempio: il decreto trasferisce ai tecnici privati alcune competenze nell’istruttoria delle domande. Principio ottimo che noi stiamo sostenendo da due anni. Peccato che trasferisce soltanto alcune funzioni, lasciando alla burocrazia pubblica tante competenze (antisismica, livelli operativi, conferenze dei servizi che non risolvono, ecc.) che fanno perdere mesi o anni di tempo.
Non solo ma adesso, dopo l’uscita del Decreto, la competenza dell’istruttoria non è più in capo agli Uffici Regionali della ricostruzione (che dunque non possono più fare attività del genere) ma è passata ai tecnici privati che però non possono farlo perché mancano tutte le ordinanze applicative e quindi non si sa come fare. Il risultato, caro Sig. Ministro, è che tutto è bloccato ed ogni atto compiuto in questo frattempo rischia di essere nullo.
Sarà il caso di ripensare profondamente a queste procedure, magari con persone competenti non costrette a scrivere in campagna elettorale o alla vigilia dei vari anniversari dei terremoti. Ecco perché parteciperemo soltanto al momento di preghiera nel terzo anniversario dal terremoto. Facendo nostre le parole dell’Arcivescovo Boccardo che tra le rovine dell’Abazia di S.Eutizio ha detto che “serve un terremoto ideale per smuovere e far rotolare la pietra della burocrazia che continua a bloccare e ritardare i lavori della ricostruzione”. Ci dispiace dirlo, caro Ministro, perché rischiamo di scivolare nel qualunquismo, ma non è più l’ora delle visite e delle celebrazioni, che tra l’altro indispettiscono ancora di più la popolazione. E’ ora di partire con la ricostruzione.
Riceviamo e pubblichiamo da Giampietro Angelini – Capogruppo consiliare Noi per Norcia
Caro Angelini,
nella sua lettera trovo molteplici indicazioni temporali errate.
Incominciamo dalla prima, ovvero il 1979 e la sua figura in quel tempo.
Vorrei ricordarle, capogruppo di minoranza Angelini, che al tempo lei era il vicesindaco dell’amministrazione capitanata dal sindaco Novelli il quale,contro ogni logica del tempo ma con profonda lungimiranza,ebbe l’intelligenza di attuare delle riforme per la ricostruzione di Norcia volte non più a lasciare ad ogni cittadino il rifacimento dell’abitazione come singolo manufatto ma bensì con l’obbligo di creare una partnership tra i vari abitanti limitrofi per creare una costruzione che avesse un alto valore antisismico prevedendo l’inserimento di giunti tecnici che per l’appunto avevano il dovere di fare muovere le case ,in caso di scossa tellurica,come se fossero state un unico blocco affinché non si sgretolassero cozzando tra loro.
Lei, signor Angelini, se mai avrà finito ciò che mio padre non ha potuto per le sue vicende giudiziarie che lo vedevano al centro di fantomatici giri di mazzette(scrivo questo ridendo visto il lavoro umile che faccio e che pensandoci bene non avrei neanche immaginato di fare se quelle illazioni fossero state vere) reato che ha scontato da innocente lasciando il ruolo di sindaco ed estinto con la sua morte nel 91.
Ma torniamo a lei.
Lei scrive che è stato anche il sindaco del 97.
Nuovamente mi sorridono gli occhi.
E si, perché se analizziamo ciò che fece il terremoto a Norcia nel 97 credo che si sia fatto carico di un lavoro che anche un semplice tecnico avrebbe potuto affrontare.
Tra l’altro come avrebbe potuto altrimenti effettuare un lavoro egregio nel suo ultimo anno di mandato concluso nel 99 con il passaggio di testimone all’ex sindaco Alberto Naticchioni, ex sindaco che ricordo con molto affetto e rispetto.
Per concludere,consigliere Angelini,credo che debba rivedere un po’ il suo excursus o magari, prima di scrivere alcune inesattezze, rilegga più volte ciò che ha impresso in quel foglio di carta.
Cordiali saluti
Assessore Novelli Nicolas Maria