Il commento del direttore. “Il progetto di aggregazione tra due realtà solide e complementari – ha dichiarato il direttore generale di Bcc Umbria Marcello Morlandi –, efficace di fatto soltanto dal primo gennaio, ha rappresentato una scelta ottimale per poter raggiungere un miglior equilibrio tra livello dimensionale e capacità competitive. La fusione, soprattutto a partire da questi primi mesi dell’anno, ha generato importanti economie di scala e organizzative con un contenimento dei costi, il miglioramento della produttività, l’incremento dell’efficienza e, soprattutto, il rafforzamento dell’identità territoriale della banca e un suo maggior presidio del territorio”.
L’adesione al Gruppo bancario Iccrea. L’altro aspetto messo in luce da Morlandi, nominato anche referente responsabile del Cantiere 14 Sedi territoriali Iccrea, è relativo all’adesione di Bcc Umbria al Gruppo bancario Iccrea. “Le bcc – ha affermato il direttore – rimarranno titolari dei loro patrimoni e con margini di autonomia in funzione della loro efficacia e del loro livello di rischiosità. Il gruppo valorizzerà la dimensione territoriale e l’aspetto cooperativo di ogni singola banca permettendo, allo stesso tempo, l’unità di un sistema che ha tutti gli indici e le caratteristiche per far star tranquilli soci e clienti e in cui il rischio bail-in sarà molto mitigato se non annullato”.
Crediti deteriorati e sofferenze. Al 31 dicembre 2016 i crediti deteriorati lordi complessivi sono risultati pari a 186,2 milioni di euro di cui 101,6 milioni di euro di sofferenze lorde. “La banca – ha fatto il punto Giovagnola – ha solo sei posizioni con credito anomalo sopra il milione di euro su complessive 35mila posizioni. Tantissime sono, invece, le posizioni in sofferenza per importi inferiori ai 25mila euro: circa 700 che corrispondono a oltre il 50 per cento del totale. Parliamo di famiglie che non ce la fanno a ripagare, per esempio, il piccolo prestito per cambiare la macchina o risistemare casa, di coppie in cui prima lavoravano entrambi i membri mentre adesso uno è disoccupato e non riescono più a pagare la rata di 500 euro. È il frutto della crisi che ha colpito in questi anni il Paese e non di scelte sbagliate o fatte con leggerezza o, come troppo spesso si tende a semplificare, frutto di credito concesso ad ‘amici’ o spinto dalla ‘politica’”.
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