
Ex capo Mobile Renato Cortese, mia vita e carriera meritano rispetto
Tutte le sentenze meritano rispetto e io rispetto anche quella che, seppur ingiustamente, mi ha condannato. Però credo che tutta la mia vita e tutta la mia carriera forse avrebbero a loro volta meritato un minimo di rispetto”: ad affermarlo oggi in aula, l’ex capo della squadra mobile Renato Cortese, rendendo dichiarazioni spontanee davanti alla Corte d’appello di Perugia che lo sta giudicando nell’ambito del processo relativo alle presunte irregolarità nell’espulsione dall’Italia di Alma Shalabayeva, moglie del dissidente kazako Muktar Ablyazov e della loro figlia Alua.
Cortese in primo grado è stato condannato a cinque anni di reclusione e all’interdizione perpetua dai pubblici uffici. “L’unico stato d’animo che intendo portare all’attenzione della Corte – ha detto davanti ai giudici – è quello suscitato in me dall’affermazione della sentenza con la quale avrei tradito il giuramento di fedeltà alla Costituzione italiana“.
Una motivazione che visti gli stupri perpetrati alla nostra Costituzione da una pletora di soggetti, negli ultimi due anni, fa un po’ sorridere. Auguro a questo servitore dello Stato di uscirne pulito e sono sicuro che andrà a finire così. Non si perda d’animo e lotti fino in fondo, costi quel che costi. Auguri