Dossieraggi tensione Forza Italia M5S, atti Antimafia in esame

Caccia ai dossier per identificare contatti istituzionali, Colosimo controlla le copie

Dossieraggi, tensione Forza Italia e M5S atti Antimafia in esame
Raffaele Cantone

Dossieraggi tensione Forza Italia M5S, atti Antimafia in esame

Dossieraggi tensione Forza Italia M5S – In un clima di crescente tensione politica, la Commissione parlamentare Antimafia ha ricevuto ieri mattina un ampio dossier di oltre 3.000 pagine dall’inchiesta condotta dalla Procura di Perugia. Il materiale, definito altamente riservato, si concentra su un presunto cortocircuito interno alla Procura nazionale antimafia, riguardante le Segnalazioni di Operazioni Sospette (Sos), con accesso a importanti banche dati. L’invio della documentazione, voluto dal procuratore Raffaele Cantone, è avvenuto nonostante l’indagine non sia ancora conclusa e ulteriori verifiche siano in corso.

La documentazione riguarda principalmente il rigetto della richiesta di misure cautelari contro l’ex magistrato della Procura nazionale antimafia, Antonio Laudati, ormai in pensione, e l’ufficiale della Guardia di Finanza Pasquale Striano, trasferito ad altro incarico senza funzioni operative. La presidente della Commissione Antimafia, Chiara Colosimo, per garantire la riservatezza delle informazioni, ha deciso di numerare le copie distribuite ai politici.

Gli atti non comprendono le ulteriori indagini del Nucleo di Polizia Valutaria della Guardia di Finanza, che avrebbe rivelato altri accessi abusivi. Cantone ha trasmesso la documentazione al Tribunale del Riesame per impugnare il rigetto delle misure cautelari e ha inviato lo stesso materiale alla Commissione Antimafia, rispondendo a una richiesta pendente da tempo. Tuttavia, Cantone ha ribadito che si tratta di informazioni riservate.

Durante un’audizione della Commissione Antimafia avvenuta lo scorso marzo, Cantone aveva descritto l’indagine come “vastissima”, paragonandola a un “verminaio”. Una parte consistente dell’inchiesta si concentra sul movente dietro gli accessi abusivi di Striano, ipotizzando che non ci sia un solo mandante, ma diverse sollecitazioni provenienti sia da giornalisti sia da figure istituzionali.

Secondo l’ordinanza del giudice per le indagini preliminari, gli accessi abusivi coinvolgerebbero 172 soggetti, tra cui politici, personaggi dello spettacolo, ministri, imprenditori e calciatori. Questo ha scatenato una corsa da parte dei giornalisti per scoprire chi si celi dietro tali definizioni. Durante le attività investigative, Striano avrebbe avuto contatti con esponenti istituzionali, tra cui il ministro Matteo Piantedosi, ma molti accessi rimangono ancora senza una spiegazione chiara.

Le indagini tecniche della Procura di Perugia sono iniziate quando gli accessi abusivi erano già stati compiuti da tempo, complicando ulteriormente la ricostruzione dei fatti. Ora che i documenti sono arrivati alla Commissione Antimafia, sorge un problema: Federico Cafiero De Raho, ex magistrato del Movimento 5 Stelle e vicepresidente della Commissione, guidava la Procura nazionale antimafia all’epoca dei fatti.

Maurizio Gasparri, presidente dei senatori di Forza Italia, ha sollevato la questione dell’opportunità che Cafiero De Raho rimanga in carica, sottolineando che “non è indagato, né accusato”, ma era al vertice quando si sono verificati gli eventi oggetto di indagine. Gasparri ha messo in dubbio la possibilità che Cafiero De Raho possa continuare a ricoprire il ruolo di vicepresidente della Commissione, considerato il suo possibile coinvolgimento.

La replica del Movimento 5 Stelle non si è fatta attendere. Luigi Nave, capogruppo M5S in Commissione Antimafia, e le vicepresidenti dei gruppi pentastellati, Vittoria Baldino e Alessandra Maiorino, hanno definito l’attacco come “strumentale”, respingendo ogni accusa di complicità o corresponsabilità nei confronti di Cafiero De Raho, che viene descritto come “vittima e parte offesa”. Secondo i pentastellati, le segnalazioni per operazioni sospette di mafia e terrorismo giungevano alla Procura nazionale antimafia attraverso un meccanismo automatico di selezione dell’Uif di Bankitalia, e gli accessi abusivi contestati a Striano non erano sotto il controllo diretto della Procura nazionale antimafia.

Nel tentativo di spostare la responsabilità, il M5S ha indicato che all’interno della Procura nazionale antimafia, il gruppo “Ricerche”, composto da oltre 60 membri della polizia giudiziaria, era gestito dal procuratore aggiunto Giovanni Russo, mentre l’Ufficio segnalazioni per operazioni sospette era condotto dal sostituto procuratore nazionale Antonio Laudati.

In questo contesto di scontro, il capogruppo del Partito Democratico in Commissione Antimafia, Walter Verini, ha invitato tutte le parti a evitare speculazioni politiche, sottolineando i rischi di strumentalizzare un luogo istituzionale come la Commissione Antimafia. Con la recente trasmissione degli atti, la Commissione sarà ora chiamata a valutare le presunte incompatibilità di Cafiero De Raho, come richiesto da Gasparri, mentre la presidente Colosimo ha deciso di non rendere subito disponibili i documenti ai commissari, suscitando ulteriori interrogativi.

/La Verità FABIO AMENDOLARA

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