Umbria, il terremoto e la ricostruzione secondo i sindacati

Elementi su cui bisogna sviluppare confronto e partecipazione

Due anni dal sisma, ricostruzione, Ricci, regole complesse e poco chiare

Umbria, il terremoto e la ricostruzione secondo i sindacati

PERUGIA – Il sisma, che a partire dal 24 agosto 2016 ha colpito Umbria, Marche, Lazio e Abruzzo, ha interessato pesantemente 15 comuni della nostra regione, 11 nella provincia di Perugia e 4 nella provincia di Terni. Si tratta di Arrone, Cascia, Cerreto di Spoleto, Ferentillo, Montefranco, Monteleone di Spoleto, Poggiodomo, Polino, Preci, S. Anatolia di Narco, Norcia, Scheggino, Sellano, Spoleto e Vallo di Nera. L’area del cratere umbro, individuata dal Governo per destinare gli interventi in favore delle popolazioni colpite, si estende per una superficie di 1.410 chilometri quadrati, il 16,7 per cento dell’intera Umbria ed è abitata da 57.500 residenti, il 6,5% del totale regionale, e da più di 24 mila famiglie.

Ad esclusione di rarissime eccezioni, nei comuni con gravi danni strutturali era in atto da tempo un processo di spopolamento assai rilevante. Tra le eccezioni vi sono Spoleto ed Arrone, gli unici 2 comuni dell’area ad aver aumentato gli abitanti dal 1921 al 2016. Dopo un declino demografico durato decenni, Norcia aveva visto una seppur lieve, inversione di tendenza nel periodo immediatamente precedente il sisma (2011-2016). Nell’area del cratere la percentuale di ultra 65enni si attesta al 26,9 per cento, superiore alla media regionale di 3 punti percentuali.

Il presente documento, che trae spunto anche dall’attivo unitario svoltosi a Spoleto e dalle proposte unitarie del sindacato, intende rappresentare un contributo per definite una direttrice di  sviluppo e per tenere legate e coerenti le fasi dell’emergenza, della ricostruzione e del necessario rilancio economico e sociale. Individuare oggi un modello di sviluppo per l’area colpita dal terremoto, in particolare per le aree interne, significa fornire un riferimento strategico alla ricostruzione. Inoltre e in maniera particolare rappresenta per la popolazione che ha subito questa profonda frattura, anche nei legami di comunità con il proprio territorio, una prospettiva e una speranza di vedere migliorate le proprie condizioni economiche e sociali, anche rispetto a quelle precedenti il terremoto,.

L’impatto del sisma sui 15 comuni umbri del cratere 
La sequenza di scosse verificatesi da agosto 2016 a gennaio 2017 ha determinato un impatto rilevante su una parte estesa delle strutture di quel territorio. Secondo gli esiti delle verifiche mediante schede FAST e aggiornati all’11 agosto 2017, gli edifici risultati non utilizzabili ammontano a 5.314, ai quali vanno aggiunti 557 unita nella stessa condizione ma per rischio esterno. Sommati corrispondono al 30 per cento del totale degli edifici finora verificati, un’incidenza ben inferiore a quella media di tutti i comuni del cratere, pari al 44 per cento. Da questo punto è indubbio che l’esperienza positiva del 1997 ha consentito di contenere i danni, pur rilevanti. Sul versante degli istituti scolastici, secondo gli esiti delle verifiche attraverso scheda AEDES, l’Umbria ha un’incidenza di scuole risultate parzialmente o temporaneamente inagibili (36 per cento) ben superiore alla media dei territori coinvolti (27 per cento). Ciò determina una percentuale di scuole che le verifiche hanno riscontrato agibili (58 per cento) ben inferiore a quella della media dei comuni del cratere (66 per cento).

I danni hanno riguardato anche il tessuto economico e produttivo, dove hanno un ruolo centrale l’agricoltura, l’agroindustria e il tessuto commerciale e dei servizi legato alla risorsa turismo, in forte espansione prima del sisma. Ad oggi nei 15 comuni del cratere umbro l’utilizzo degli ammortizzatori sociali ha riguardato 57 aziende, per un numero complessivo di 262 lavoratori coinvolti.

Uscire dall’emergenza 
L’emergenza ancora non è finita e lo dimostrano più elementi. Innanzitutto il dato della mancata rimozione delle macerie. In Umbria finora sono state rimosse solo il 18 per cento delle circa 100 mila tonnellate stimate. Inoltre le SAE (casette) consegnate sono 173 su un totale da consegnare pari a 783, il 22 per cento. Entro il prossimo novembre dovrà essere completato il percorso. Le persone assistite sono 6.957, di cui 360 in container collettivi, 139 in strutture comunali, 618 in strutture ricettive. L’autonoma sistemazione, invece, coinvolge 5.480 persone. Infine sono stati consegnati 48 MAPRE (moduli provvisori per l’attività rurale), 110 stalle (su 112) e 74 fienili.

E’ importante e necessario far tornare le persone sfollate nei territori e insieme a questo serve accelerare le procedure per la ricostruzione leggera.

Lavoro è sicurezza sociale
Il primo obiettivo deve essere fermare lo spopolamento, per evitare che diventi un abbandono definitivo. Occorre offrire alla comunità lavoro e sicurezza attraverso una ricostruzione economica e sociale. Per quanto riguarda la ricostruzione edile, bisogna coniugare l’obiettivo del recupero ed il riuso dei borghi storici rurali nelle aree interne, con il rispetto dei valori storici e culturali attraverso un progetto di innovazione, in termini di sicurezza sismica e di efficienza energetica che potrebbe costituire l’occasione per una ripresa dell’edilizia e dell’occupazione. A tal scopo serve:

  • Potenziare le competenze professionali di lavoratori e imprese
    Garantire legalità e trasparenza negli appalti e tutelare la sicurezza
    Applicare il DURC e gli indici di congruità in tutto il cratere
    Welfare, alla luce della dispersione territoriale e dell’invecchiamento della popolazione è necessaria una rete di servizi socio/sanitari diffusa.

Per un progetto economico e sociale di sviluppo 
Bisogna puntare sulle risorse del territorio, valorizzandole anche nella logica della “filiera corta” e dello sviluppo polivalente.
In questo senso serve:

  • Investire per migliorare le infrastrutture viarie, nel reticolo interno e nel collegamento con le reti di livello nazionale
  • La copertura della banda ultra larga, per consentire l’impiego pieno delle nuove tecnologie digitali
  • La sperimentazione delle ZES (Zone Economiche Speciali), previste dalla normativa comunitaria, con l’obiettivo di attrarre investimenti e facilitazioni, anche fiscali, che favoriscano nuove attività economiche

Mappatura del territorio e degli interventi attivabili 
Serve una mappatura costante e continua per verificare criticità e opportunità. Tra gli interventi e gli strumenti, anche finanziari, risultano strategici:

  • I programmi operativi di attuazione (2014-2020) dei Fondi Strutturali FESR e FSE. Per politiche di sviluppo, competitività, sociali e per l’occupazione
  • Il Piano di Sviluppo Rurale (PSR)
  • La Strategia delle Zone lnterne
  • Gli interventi straordinari programmati e decisi dall’Unione Europea, circa 2 mld complessivi.

Questi sono tutti elementi su cui bisogna sviluppare confronto e partecipazione, con l’obiettivo di realizzare un Patto per lo Sviluppo e per la Rinascita dell’Umbria.

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