
Covid, chance in carcere per chi può scontare pena fuori ma non a casa
di Luca Verdolini
Carceri sovraffollate: un problema storico, in Italia. Che il coronavirus ha reso ancora più drammatico. Un problema che rischia di diventare una tragedia essendo ormai necessario chiedere alle autorità di prendere le misure necessarie per evitare tragedie future.
L’intervento progettuale ha l’obiettivo di dare una risposta, certo non risolutiva, ma concreta e, nel contempo, di grande valore simbolico, al problema del sovraffollamento in questa stagione di emergenza sanitaria. Ebbene: trenta persone recluse nei quattro istituti di pena presenti nel territorio regionale potranno scontare il resto della detenzione in una struttura ricettiva di Perugia.
“Il progetto – dichiara il coordinatore Luca Verdolini – è rivolto a quei detenuti che possono scontare gli ultimi 18 mesi di detenzione all’esterno del carcere, ma sono sprovvisti di un domicilio. I beneficiari indicati dal magistrato di sorveglianza sconteranno il residuo di pena presso le struttura individuata e saranno sottoposti alle misure di tutela previste dagli Ufficiper l’esecuzione penale esterna del Ministero della Giustizia. Continueranno, dunque, a essere a tutti gli effetti dei detenuti, soggetti a restrizioni della loro libertà personale e ai controlli di polizia”.
I trenta carcerati coinvolti nel progetto saranno impegnati in laboratori esperienziali della durata di 150 ore relativi alla figure professionali di addetto alla cucina, addetto alla manutenzione del verde, addetto ai servizi di pulizia e addetto ai servizi di segreteria al fine di favorire l’acquisizione di competenze spendibili nel mercato del lavoro e favorirne l’orientamento.
Sono previste attività di auto mutuo aiuto con interventi relativi alla conoscenza della lingua italiana per i detenuti stranieri, un laboratorio sulle dipendenze al fine di avere l’opportunità di trovare conforto e supporto per il problemi connessi alla loro situazione attuale e un’attività finalizzata all’educazione alla legalità.
L’emergenza coronavirus sta facendo venire al pettine tanti nodi irrisolti. Tra questi, quello del sovraffollamento del carcere che, a causa dell’epidemia in corso, potrebbe assumere caratteristiche tragiche. Con questa iniziativa si vuole dare un contributo, rafforzando ulteriormente l’impegno della Regione Umbria per garantire ai detenuti la possibilità di scontare la pena al di fuori dei penitenziari.
Quale sia la situazione delle carceri al tempo dell’emergenza coronavirus, quali le sofferenze, quali le cause di preoccupazione, lo spiega il prof. Stefano Anastasia, garante delle persone private della libertà per le Regioni Lazio e Umbria. “Una questione molto seria sono le carceri, dove bisognerebbe provvedere alle vaccinazioni in via prioritaria, dichiara il garante, riflettendo sulle implicazioni umane e sociali dell’epidemia.
“Sono sospese le attività formative e la presenza dei volontari, questa situazione aumenta il senso di isolamento e di solitudine. È come se il carcere tornasse indietro, quando era un ‘corpo’ del tutto separato dalla società. Il cronico sovraffollamento degli istituti, l’emergenza sanitaria e l’isolamento dall’esterno imposto per prevenire i contagi, stanno creando grandi difficoltà e sofferenze ai detenuti come agli agenti di polizia Penitenziaria.
Sarebbe opportuno avere provvedimenti per accelerare l’accesso alle misure alternative, anticipare le scarcerazioni quando ve ne sono le condizioni, limitare l’aumento della popolazione carceraria”.
Perché l’auspicio non restasse sulla carta, ecco, ora, questa iniziativa che permette di accogliere trenta detenuti. Con la speranza di poter offrire, ad altri reclusi ancora, la stessa chance.
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