Utilizzo di crediti imposta inesistenti, Finanza sequestra beni per 640mila euro

Il reato che viene contestato è di aver utilizzato, in compensazione, crediti di imposta inesistenti e di aver omesso il pagamento dell'Iva

Confiscati beni a pluripregiudicato ora è sorvegliato speciale
Raffaele Cantone

Utilizzo di crediti imposta inesistenti, Finanza sequestra beni per 640mila euro

La guardia di finanza ha dato esecuzione ad un decreto di sequestro preventivo di beni per 640 mila euro. La confisca ha riguardato denaro, partecipazioni sociali, beni mobili ed immobili. Tutto riferibile ad una impresa attiva nel settore di trasporto merci su strada, il cui amministratore è stato indagato. Il reato che gli viene contestato è di aver utilizzato, in compensazione, crediti di imposta inesistenti e di aver omesso il pagamento dell’Iva.

L’operazione trae origine da un controllo fiscale, avviato nel dicembre dello scorso anno dalla Guardia di finanza sulla base di un’analisi di rischio, finalizzata a contrastare il fenomeno delle indebite compensazioni di debiti fiscali con l’utilizzo improprio del credito di imposta. Meccanismo concesso alle imprese che investono in attività di ricerca e sviluppo, ai sensi dell’articolo 3 del decreto legge n. 145/2013.

Il dettaglio

Dall’ispezione è emerso che i costi — rilevanti ai fini della determinazione del credito d’imposta — erano stati sostenuti dalla società, nel 2017 e nel 2018. Costi relativi allo svolgimento di operazioni ordinarie – carico e scarico di merci – e per il pagamento di impiegati amministrativi, commerciali e magazzinieri e no. Come previsto dal legislatore, per l’acquisizione di conoscenze o capacità tese all’implementazione di prodotti, processi o servizi innovativi.

Il credito, ritenuto inesistente, in quanto privo dei presupposti costitutivi, è stato utilizzato in compensazione nei modelli unificati di pagamento F24 negli anni 2019 e 2020, per un ammontare complessivo di oltre 380 mila curo.

Il reato contestato dagli investigatori, sulla base delle prove acquisite,
va ad integrare gli estremi di quello previsto dall’art 10-quater del Decreto legislativo 74/2000.

Nel corso della verifica – spiega il procuratore Raffaele Cantone -, è stato inoltre constatato il mancato versamento dell’IVA, per più di 260 mila curo, in relazione al periodo di imposta 2018. Essendo stata superata la soglia di rilevanza penale del fatto, pari a 250 mila curo, si configurerebbe, in tal caso, il reato sanzionato dall’articolo 10-ser del citato d.lgs. n. 74/2000.

Evidenze investigative

Sulla base delle evidenze investigative e sulla scorta della richiesta formulata dal pubblico ministero, il Gip ha ritenuto sussistenti il fumus dei reati ascritti all’indagato nonché i requisiti per disporre il sequestro preventivo, finalizzato alla confisca, del profitto illecito, corrispondente alla totalità dell’imposta evasa.

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