
Ucraina: Mosca blocca i rapporti scientifici con l’Occidente, e molti accademici lasciano
Il ministero della Giustizia in Russia ha inserito il giornale di divulgazione della scienza “Troitsky Variant” nell’elenco dei media considerati ‘agente straniero’, dopo la pubblicazione di una lettera firmata da 8mila scienziati e giornalisti scientifici contro l’invasione dell’Ucraina. Ma non solo: Mosca la scorsa settimana ha decretato lo stop alla partecipazione degli accademici a congressi internazionali e alla pubblicazione dei loro lavori su riviste internazionali, rende noto il Guardian. La conferenza dei rettori in Russia, in cui sono rappresentate circa 700 università, ha sottoscritto una dichiarazione di totale sostegno al Presidente, “che ha preso la decisione più difficile, ma necessaria, della sua vita”, e alle politiche di “denazificazione” dell’Ucraina.
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“Molti dei miei colleghi ritengono che non sia possibile fare scienza in isolamento. In fisica il sistema delle riviste scientifiche è praticamente morto. Molti giovani accademici, me incluso, parlano ai loro contatti in Europa cercando piani B. Molti fisici di altissimo livello non possono fare ricerca qui, perché sono totalmente depressi. Non possono capire come si possa vivere in queste condizioni”, ha testimoniato Alexander Nozik, fisico all’Istituto di fisica e tecnologia di Mosca, precisando la sua intenzione, così come quella di molti suoi colleghi, di ignorare la prescrizione alla pubblicazione di articoli all’estero. Pur temendo che i colleghi in Occidente “rifiutino di rivedere gli articoli se hanno fra i firmatari nomi russi”.
Sono molti gli accademici che ‘fanno piani B’, vale a dire che cercano di lasciare la Russia e chiedono aiuto ai loro contatti in Occidente, anche se in molti Paesi sono stati interrotti i legami fra istituti di ricerca a livello governativo. Le singole istituzioni cercano invece di accogliere scienziati russi, così come stanno facendo per accademici e studenti ucraini. Per esempio, la prossima settimana, alla conferenza annuale dell’Associazione per gli studi slavi e sull’Est Europa britannica a Cambridge saranno i benvenuti accademici russi a titolo individuale, ma non a nome delle loro istituzioni in Russia. E’ previsto un intervento di un accademico ucraino e a chiunque sostiene la guerra sarà chiesto di lasciare i lavori, ma non saranno tollerate discriminazioni nei confronti di ospiti russi, precisano gli organizzatori
Come testimonia al quotidiano britannico il climatologo John Duggan, cattedra alla Russell Group university, molti dei suoi contatti in Russia hanno detto chiaramente di non vedere alcun futuro nel loro Paese, “che non c’è alcun futuro per la scienza” e che cercano incarichi all’estero per poter fuggire. “Si vergognano di quello che viene fatto a loro nome in Ucraina”, emerge dalle conversazioni, simili a quelle riportate da molti altri ricercatori in Gran Bretagna, dove domenica scorsa il ministro della Scienza, George Freeman, ha annunciato il taglio delle relazioni nel settore della ricerca e i finanziamenti a progetti con “collaboratori istituzionali” in Russia.
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