La Cena di Leonardo, l’interpretazione in vetro di un capolavoro

La Cena di Leonardo, l'interpretazione in vetro di un capolavoro
La Cena di Leonardo, l'interpretazione in vetro di un capolavoro

La Cena di Leonardo, l’interpretazione in vetro di un capolavoro. “Questo è un evento che ricorderemo a lungo, e non solo per il messaggio artistico che trasmette, ma soprattutto per l’emozione che si prova nel trovarsi di fronte immagini straordinarie, che discendono, interpretabola da un opera immortale e irripetibile, l’Ultima Cena di Leonardo da Vinci.  L’ interpretazione in vetro di uno dei dipinti più eccelsi della storia dell’arte, è una replica in forma di vetrata,  in cui le autrici hanno saputo fissare il fascino e se si vuole il mistero dell’originale, riprodotto nella dimensione naturale di oltre 40 metri quadrati.

Un’opera pensata e realizzata nella prima metà del secolo scorso in questa città,  a pochi metri da qui, in una delle botteghe artigiane di via dei Priori, da mani perugine, mani sapienti, mani di due donne artiste e artigiane sublimi, Rosa e Cecilia Caselli, dello Studio Laboratoro “Moretti Caselli”,  nato nel 1860 e attivo ancor’oggi, nella sede museo di via Fatebenefratelli”.

Giorgio Mencaroni, presidente della Camera di Commercio di Perugia, con queste parole ha introdotto la cerimonia di inaugurazione  dell’allestimento artistico che fino alla fine del mese di settembre permetterà a tutti di ammirare i cartoni originali, ognuno di 8 metri e mezzo quadrati, su cui Rosa e Cecilia Caselli hanno tracciato i contorni della loro “Ultima Cena”,  poi realizzata in vetro policromo,  come interpretazione, non semplicemente copia, densa di suggestioni,  tensione emotiva ed eccelsa  sapienza artistica.

“L’idea di questo allestimento nasce all’Expo di Milano – ha ricordato il presidente Mencaroni – dove gli organizzatori,  non potendo consentire l’ingresso al Cenacolo vinciano a milioni di visitatori,  hanno realizzato una riproduzione virtuale del capolavoro di Leonardo per garantirne a tutti il godimento.  La  Camera di Commercio di Perugia ha fatto propria l’idea e l’ha concretizzata mettendo in campo la “Cena” in vetro, realizzata tra il 1925 e il 1930 dalle sorelle Caselli, artiste artigiane perugine,  su commissione di Hubert Eaton, Amministratore Delegato del Forest Lawn Memorial Park di Glendale in California,  uno dei più noti Cimiteri Monumentali d’America. L’evento che inaguriamo oggi è stato possibile grazie alla sensibilità e disponibilità dello Studio Moretti Caselli,  che ha messo a disposizione i cartoni e i bozzetti originali realizzati  da  Rosa e Cecilia Caselli.  Ringrazio a nome di tutta la cittadinanza per questo regalo Anna Matilde Falsettini,  le sue  figlie Elisabetta e Maddalena Forenza, continuatrici dell’attività dello Studio Moretti e Caselli, il Prof. Giorgio Panduri, conservatore e grande promotore del patrimonio archivisto dello Studio. La sede dell’allestimento non poteva che essere il Centro Servizi Camerale di Galeazzo Alessi, una delle bellezze più pure del centro storico di Perugia”.

Ancora il Presidente Mencaroni: “Siamo particolarmente orgogliosi di questo evento che segna nuovo passo nel percorso promozionale della terra umbra, delle sue eccellenze culturali, artistiche ambientali ed economiche che la Camera di Commercio sta portando avanti  con  Unica Umbria per Expo 2015”.

All’inaugurazione hanno portato il loro contributo Mario Squadroni, Soprintendente Archivistico dell’Umbria e delle Marche e Antonella Pinna, Dirigente Servizio Musei e soprintendenza ai beni librari della Regione Umbria.

Mario Squadroni ha ripercorso la strordinaria esperienza dello Studio Moretti / Caselli, avviata nel 1860 da Francesco Moretti e dal nepote Lodovico Caselli, proseguita poi con Rosa e Cecilia Caselli, le autrici della Cena per il  Forest Lawn Memorial Park di Glendale,  che hanno raccolto l’eredità paterna. “Il testimone è poi passato – ha ricordato Mario Squadroni  – alla loro nipote, Anna Matilde Falsettini, che, con le figlie Elisabetta e Maddalena Forenza, continua a tener viva l’attività del laboratorio con la stessa tecnica dei suoi avi”.

Il Sovrintendente ha inoltre comunicato che proprio di recente è stata avanzata la proposta di intitolare i giardini di Sant’Ercolano a Rosa e Cecilia Caselli  “una proposta – ha annunciato –  che la Sovrintendenza appoggerà convintamente.”

“Lo Studio Moretti Caselli è un luogo magico, dove si ha sempre la sensazione che succeda qualcosa” ha affermato  Antonella Pinna, Dirigente Servizio Musei e soprintendenza ai beni librari della Regione Umbria.  “Rosa e Cecilia Caselli, hanno accettato,  un secolo fa,  una sfida al limite dell’impossibile, ma l’hanno accettata e vinta con la forza dei  propri mezzi e il coraggio di donne che sanno di aprire una strada allora mai battuta. Di fatto possiamo parlare di una internazionalizzazione ante litteram di un artigianato artistico che in quell’epoca ha avuto nelle donne, artiste e imprenditrici, le interpreti principali”.

In chiusura della cerimonia di inaugurazione, grande emozione ha suscitato la lettura scenica del  racconto  sui discepoli di Emmaus “Due di loro erano in cammino”  di Giampiero Mirabassi rappresentata dallo stesso autore e Susanna Bianchi.

L’Allestimento al Centro Alessi resterà aperto fino alla fine del mese di settembre. Inoltre il programma prevede,  per giovedì 24 settembre (ore 17.00) sempre al Centro Servizi Camerale, la conferenza del prof. Corrado Fratini, Università di Perugia su: “Le immagini di Cristo nell’arte e nella devozione».

Contemporaneamente alla esposizione al Centro Servizi, dal 18 al 30 settembre, presso lo Studio Moretti Caselli di Perugia, in via Fatebenefratelli n.2, tutti i giorni, dalle 10.00 alle 13.00, verrà messo in mostra il cartone preparatorio della vetrata per la Cattedrale di Camerino “La Cena in Emmaus”.

Il  30 settembre (ore 17.00) giorno di chiusura dell’allestimento, presso lo Studio Moretti Caselli  Suor Simona Landi terrà una conferenza su  “Cibo dell’anima: la spiritualità di Rosa Caselli tra Azione Cattolica e Francescanesimo”.

La Cena di Leonardo

 Laboratorio Moretti e Caselli di Perugia

– La Storia –

Dal 1860 ad oggi, una famiglia di artisti esegue nel centro storico di Perugia vetrate dipinte. L’attività, cominciata da Francesco Moretti e suo nipote Lodovico Caselli, è proseguita poi con Rosa (1896-1989) e Cecilia Caselli (1905-1996), che ne hanno raccolto l’eredità, eseguendo innumerevoli opere no alla ne della loro vita.

L’“interpretazione su vetro” dell’Ultima Cena di Leonardo  – Forest Lawn, Glendale, California

L’opera più impegnativa da loro realizzata fu la vetrata che interpreta l’Ultima Cena di Leonardo da Vinci a grandezza naturale. Nel 1924 l’amministratore delegato del Forest Lawn Memorial Park, Hubert Eaton, contattò Rosa Caselli per commissionarle la realizzazione di questa vetrata. Egli concepì l’idea di far riprodurre la Cena per conservare il ricordo di questo capolavoro e salvarlo così dall’oblio del tempo, nel timore di una irreparabile perdita dell’opera, a causa del grave stato di deterioramento dell’affresco. La prima fase del lavoro fu lo studio attento del dipinto. A tal fine Rosa trascorse molto tempo a Milano, dove aveva ottenuto uno speciale permesso per sostare nel refettorio di Santa Maria delle Grazie ed esaminare da vicino l’opera e fare disegni. Successivamente iniziò ad abbozzare il cartone, utilizzando il materiale fotografico raccolto a Milano e ricostruendo le immagini laddove l’affresco era più lacunoso.

Dalla stipulazione del contratto nel 1925, trascorsero cinque anni di lavoro intenso, non mancarono contrattempi ed incidenti. Le due sorelle, pressate dai committenti americani che continuamente scrivevano  per conoscere lo stato dei lavori e da turisti americani che personalmente visitavano lo studio per vedere l’opera, lavoravano anche di notte con lampade azzurre particolari chiamate “lampade solari”. Rosa eseguì tutte le teste, mentre Cecilia fu nominata la “sarta” perché dipinse tutti i vestiti degli apostoli. Erano ossessionate dalle rotture del vetro che a volte si vericavano durante la cottura.

Si narra che la testa di Giuda si ruppe ben cinque volte, quella del Cristo dovette essere rifatta per ben tre volte. A lavori compiuti, la vetrata di circa 40 mq (cm 458 x cm 884) era suddivisa in venticinque partite ed era tutta dipinta con la tecnica utilizzata per le miniature, detta “a punta di pennello”, per evitare chiaroscuri troppo evidenti. II 5 giugno 1930 la vetrata fu presentata a numerose personalità invitate presso lo Studio. Il 22 giugno dello stesso anno fu spedita via mare in California. Giunta a Glendale fu installata nella cappella d’onore di Forest Lawn ed inaugurata con una solenne cerimonia il 28 aprile 1931 alla presenza del governatore dello Stato della California.

Accanto alla vetrata, i busti di Leonardo e di Rosa Caselli e, murato in una parete, un cofanetto sigillato contenente i documenti relativi all’opera, articoli di giornale e altro materiale afferente la cultura del tempo, con l’indicazione di aprirlo nell’anno 3000. L’archivio dello Studio conserva numerosissime lettere inviate dai visitatori di Glendale che volevano esprimere il loro apprezzamento direttamente alle autrici.

Sansepolcro (Arezzo)  – Nel 1937 le sorelle Caselli ricevettero da parte del Signor Luigi Fatti la richiesta di realizzare una nuova vetrata raffigurante l’Ultima Cena. Luigi Fatti era un imprenditore italiano di Sansepolcro di Arezzo residente a Johannesburg in Sudafrica che, avendo ammirato la vetrata di Glendale, pensò di commissionarne una seconda per farla conservare in Italia.

Lo spirito che animava il Fatti era di emulazione, poiché, come egli sosteneva, se gli americani avevano fatto realizzare una copia del capolavoro di Leonardo da serbare in memoria dell’originale, che si riteneva sarebbe deperito in breve tempo, era giusto che anche l’Italia avesse un ricordo dell’opera. Dopo molte comprensibili esitazioni le due artiste accettarono la proposta.

Purtroppo varie vicende la guerra, la morte di Fatti e poi della moglie Elisa – ritardarono la sua installazione. Nel 1978, in attesa di verificare la possibilità di inserire la vetrata nel progetto dell’ospedale, le casse con la vetrata furono depositate nei fondi comunali e lì restarono, quasi dimenticate, fino al 1992, quando, sull’onda delle celebrazioni per il cinquecentenario della morte di Piero della Francesca, l’Amministrazione comunale decise di ricercare un’adeguata collocazione della vetrata: la chiesa di San Giovanni a Sansepolcro.

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