Bilancio drammatico: 469 vittime sul lavoro in Italia nel 2024
A metà anno il bilancio è a dir poco drammatico. Sono 469 le vittime sul lavoro (+4,2%). Una vittima su cinque è straniera. Quasi una regione su tre si trova nella più allarmante zona rossa. In zona rossa Valle d’Aosta, Trentino-Alto Adige, Sicilia, Campania, Emilia-Romagna e Umbria. La regione più sicura in cui lavorare è il Veneto, dove l’incidenza di mortalità è la più bassa di tutta la penisola. Sono 364 le vittime in occasione di lavoro e 105 quelle in itinere. Il settore delle costruzioni è quello con più vittime: sono 68. Continua a crescere, anche se di poco, il numero delle denunce di infortunio complessive (mortali e non): +0,9% rispetto a giugno 2023.
“È arrivato il drammatico bilancio di metà anno e la previsione per l’emergenza delle morti sul lavoro di fine 2024 pare sia già tristemente definita. Contorni e contenuti di questa tragedia sembrano non voler cambiare nemmeno nel 2024. Da gennaio a giugno 2024 si contano 469 vittime, ossia 100 in più del mese scorso e 19 in più rispetto a fine giugno 2023. E a crescere del +5,2% sono ancora le morti in occasione di lavoro. Questo, purtroppo, è il dato più significativo e sconfortante, perché racconta l’emergenza ‘insicurezza’ nei luoghi di lavoro”, afferma Mauro Rossato, Presidente dell’Osservatorio Sicurezza sul Lavoro e Ambiente Vega Engineering di Mestre.
A finire in zona rossa a fine giugno 2024 con un’incidenza superiore a +25% rispetto alla media nazionale (Im=Indice incidenza medio, pari a 15,4 morti sul lavoro ogni milione di lavoratori) sono: Valle d’Aosta, Trentino-Alto Adige, Sicilia, Campania, Emilia-Romagna e Umbria. In zona arancione: Abruzzo, Puglia, Calabria, Lazio e Basilicata. In zona gialla: Lombardia, Toscana, Piemonte e Liguria. In zona bianca: Friuli-Venezia Giulia, Sardegna, Molise, Marche e Veneto.
Il fenomeno infortunistico per fasce di età mostra che i lavoratori più anziani sono ancora a maggior rischio. L’incidenza più elevata si registra proprio nella fascia dei lavoratori ultrasessantacinquenni (con incidenza del 65,8), seguita dalla fascia di lavoratori compresi tra i 55 e i 64 anni (con incidenza pari a 23,8).
Gli stranieri deceduti in occasione di lavoro nei primi sei mesi dell’anno sono 81 su un totale di 364, con un rischio di morte sul lavoro che risulta essere quasi triplo rispetto agli italiani. Gli stranieri registrano 34,1 morti ogni milione di occupati, contro i 13,3 degli italiani che perdono la vita durante il lavoro.
Sono 469 le vittime sul lavoro in Italia, delle quali 364 in occasione di lavoro (18 in più rispetto a giugno 2023) e 105 in itinere (1 in più rispetto a giugno 2023). Ancora in Lombardia il maggior numero di vittime in occasione di lavoro (64). Seguono: Emilia-Romagna (41), Lazio (39), Campania (35), Sicilia (30), Piemonte (23), Puglia (22), Toscana (21), Veneto (17), Trentino-Alto Adige (15), Calabria e Abruzzo (9), Liguria (8), Umbria (7), Friuli-Venezia Giulia, Sardegna e Marche (6), Basilicata (3), Valle d’Aosta (2) e Molise (1).
Il settore delle costruzioni è il più colpito dal fenomeno delle morti sul lavoro, con un infortunio mortale su cinque. Alla fine dei primi sei mesi del 2024, il settore delle costruzioni ha registrato il maggior numero di decessi in occasione di lavoro: sono 68. Seguito dalle attività manifatturiere (47), dai trasporti e magazzinaggio (34) e dal commercio (26).
La fascia d’età numericamente più colpita dagli infortuni mortali sul lavoro è quella tra i 55 e i 64 anni (122 su un totale di 364). Le donne che hanno perso la vita in occasione di lavoro a fine giugno 2024 sono 28, mentre 12 hanno perso la vita in itinere, cioè nel percorso casa-lavoro. Gli stranieri deceduti in occasione di lavoro sono 81, mentre sono 22 quelli deceduti a causa di un infortunio in itinere. Il martedì risulta essere anche a metà anno il giorno più luttuoso della settimana, ovvero quello in cui si sono verificati più infortuni mortali nei primi sei mesi dell’anno (21,2%).
Le denunce di infortunio totali crescono dello 0,9% rispetto a giugno 2023. Un tasso di crescita decisamente inferiore rispetto ai mesi precedenti. Le denunce erano 296.665 a fine giugno 2023, nel 2024 sono passate a 299.303.
Anche a fine giugno del 2024 il più elevato numero di denunce totali arriva dalle attività manifatturiere (35.391); seguono: costruzioni (17.730), sanità (17.275), trasporto e magazzinaggio (16.104) e commercio (15.587).
Le denunce di infortunio delle lavoratrici da gennaio a giugno 2024 sono state 107.873, quelle dei colleghi uomini 191.430. Le denunce di infortunio in occasione di lavoro (esclusi dunque gli infortuni in itinere) sono state 252.951 a fine giugno 2024: 84.974 sono le donne e 167.977 gli uomini. Le denunce di infortunio in occasione di lavoro degli italiani sono 202.908, mentre degli stranieri sono 50.043. La fascia di età più colpita in occasione di lavoro e in itinere è quella che va dai 45 ai 54 anni con 64.510 denunce (il 21,6% del totale).
L’incidenza degli infortuni mortali indica il numero di lavoratori deceduti durante l’attività lavorativa in una data area (regione o provincia) ogni milione di occupati presenti nella stessa. Questo indice consente di confrontare il fenomeno infortunistico tra le diverse regioni, pur caratterizzate da una popolazione lavorativa differente.
La zonizzazione utilizzata dall’Osservatorio Sicurezza e Ambiente Vega Engineering dipinge il rischio infortunistico nelle regioni italiane secondo la seguente scala di colori: bianco (regioni con un’incidenza infortunistica inferiore al 75% dell’incidenza media nazionale), giallo (regioni con un’incidenza infortunistica compresa tra il 75% dell’incidenza media nazionale e il valore medio nazionale), arancione (regioni con un’incidenza infortunistica compresa tra il valore medio nazionale e il 125% dell’incidenza media nazionale) e rosso (regioni con un’incidenza infortunistica superiore al 125% dell’incidenza media nazionale).
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