Sanità: Oms, confermato un caso di virus Marburg in Guinea

L'uomo è morto, contatti sotto monitoraggio e sanitari in campo

Sanità: Oms, confermato un caso di virus Marburg in Guinea

L’uomo è morto, contatti sotto monitoraggio e sanitari in campo, Dg Tedros ‘serve sforzo coordinato per prevenire contagio e proteggere comunità’ Dopo Ebola, l’incubo febbre emorragica torna a spaventare l’Africa. L’annuncio dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) è di ieri sera: il ministro della Salute della Guinea ha informato l’agenzia Onu il 6 agosto della presenza sul suo territorio del primo caso confermato di malattia da virus di Marburg (Mvd), nella prefettura di Guéckédou, regione di Nzérékoré, Guinea sudoccidentale. Si tratta di un uomo che ha avuto l’esordio dei sintomi il 25 luglio. L’1 agosto è stato in una piccola struttura sanitaria vicino al suo villaggio, che si trova in un’area al confine sia con la Sierra Leone che con la Liberia. Questo, spiega l’Oms, “è il primo caso noto di malattia da virus di Marburg in Guinea e nell’Africa occidentale”.

La febbre emorragica di Marburg
La febbre emorragica di Marburg è una malattia virale causata da un virus indigeno dell’Africa, molto simile a quello dell’Ebola, appartenente alla famiglia delle Filoviridae. In entrambi i casi si tratta di agenti patogeni estremamente aggressivi che danno luogo a una malattia dalle conseguenze drammatiche e con un alto tasso di fatalità. Se da un punto di vista virologico Marburg e Ebola sono distinti, molto più complesso è operare una distinzione dal punto di vista clinico, perché i sintomi e il decorso della malattia sono molto simili. Il virus di Marburg fu descritto la prima volta nel 1967, in occasione di una epidemia a Francoforte, in Germania, e a Belgrado, nella ex Yugoslavia. L’origine fu riscontrata, in quel caso, nell’importazione di scimmie dall’Uganda, che contagiarono ricercatori in alcuni laboratori. Ci furono 25 infezioni primarie con 7 morti. Il virus riapparve poi nel 1975 in Sudafrica, nel 1980 e nel 1987 in Kenya, con pochissimi casi subito isolati. Epidemie più violente si sono registrate invece tra il 1998 e il 2000 nella Repubblica democratica del Congo e nel 2004 in Angola, con più di un centinaio di morti. Sintomi e trasmissione La malattia si manifesta in modo improvviso e rapido con forte mal di testa, dolori muscolari e un acuto stato di malessere. Il primo giorno compare una febbre alta e il malato va incontro a una rapida debilitazione. Verso il terzo giorno compaiono dolori addominali e crampi, diarrea acquosa che può durare anche per una settimana, nausea e vomito. In molti casi, tra il quinto e il settimo giorno, il malato ha delle emorragie da diverse parti del corpo, che spesso portano a morte. In tutto questo periodo il paziente mantiene una elevata temperatura, il virus attacca anche gli organi interni e il sistema nervoso causando stato di confusione, irritabilità, aggressività, perdita di peso, stati di delirio, shock, insufficienza epatica. Nei casi fatali, la morte sopraggiunge nell’arco di 8-9 giorni. Il virus colpisce persone di tutte le età, anche se la maggior parte dei casi è stata registrata sugli adulti (nel corso dell’epidemia del Congo, i bambini sotto i 5 anni di età rappresentavano il 12%). Il contagio avviene per trasmissione diretta del virus da persona a persona, per contatto con i fluidi corporali, il sangue, l’urina, il vomito ma anche le secrezioni respiratorie. Non sembra invece essere molto efficace la trasmissione via aerosol. Prevenzione e trattamento Secondo l’Oms, le ricerche effettuate finora hanno escluso che gli esseri umani siano parte del ciclo naturale del virus, e quindi il contagio avverrebbe per contatto casuale con altri animali infetti. Tuttavia, gli studi svolti fino ad oggi non hanno permesso di identificare quale animale sia serbatoio naturale della malattia, nonostante siano stati analizzati più di 3000 vertebrati e oltre 30mila artropodi. E questo rende molto più difficile l’attuazione di misure preventive.

L’uomo aveva sintomi di febbre, mal di testa, affaticamento, dolore addominale ed emorragia gengivale. È stato eseguito un test diagnostico rapido per la malaria che è risultato negativo. Il paziente ha ricevuto cure di supporto con reidratazione, antibiotici per via parenterale e un trattamento per gestire i sintomi. Ma non ce l’ha fatta: il 2 agosto è morto nella sua comunità e la struttura sanitaria pubblica locale ha lanciato un’allerta al dipartimento della salute della prefettura di Guéckédou. Un team di esperti di Oms e istituzioni nazionali è sceso in campo. Dal campione prelevato post mortem e inviato al laboratorio specializzato della zona il 3 agosto è arrivato il verdetto di positività per la malattia da virus di Marburg, ed esito negativo per Ebola. Esito confermato il 5 agosto dal National Reference Laboratory di Conakry e il 9 agosto dall’Institut Pasteur Dakar in Senegal.

Serve ora “uno sforzo coordinato per prevenire la trasmissione e proteggere le comunità – ha avvertito il direttore generale dell’Oms, Tedros Adhanom Ghebreyesus, con un messaggio su Twitter – L’Oms è sul campo con i partner locali e continuerà a fornire tutto il supporto necessario”.

Il ministero della Salute insieme all’Oms, ai Centri statunitensi per il controllo e la prevenzione delle malattie (Cdc), e altre realtà dalla Crice rossa all”Organizzazione internazionale per le migrazioni, hanno avviato misure per controllare l’epidemia e prevenire un’ulteriore diffusione. La ricerca dei contatti è in corso, insieme alla ricerca attiva dei casi nelle strutture sanitarie e a livello di comunità. Tre membri della famiglia e un operatore sanitario sono stati identificati come stretti contatti ad alto rischio e la loro salute è sotto monitoraggio. La Guinea aveva dichiarato conclusa di recente, il 19 giugno 2021, un’epidemia da virus Ebola. La rete di operatori sanitari che era stata schierata contro Ebola è ora in campo per supportare le attività di risposta a questa nuova minaccia sanitaria. Ad oggi sono stati individuati in totale 146 contatti e continua la ricerca attiva dei casi sospetti nella comunità e nelle strutture sanitarie.

La malattia da virus di Marburg è una malattia altamente virulenta e soggetta a epidemie associate ad alti tassi di mortalità. Nel decorso precoce della malattia, è difficile da distinguere da altre malattie febbrili tropicali, a causa delle somiglianze nei sintomi clinici. Si trasmette per contatto diretto con sangue, fluidi corporei o tessuti di persone infette o animali selvatici (per esempio scimmie e pipistrelli della frutta). Attualmente, non esiste una terapia specifica o un farmaco approvato, ma cure di supporto.

(Lus/Adnkronos Salute)

 

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